Le scriventi OO.SS di Categoria nel prendere atto della vicenda che vede coinvolto l’assessore regionale alla sanità Carlo Lusenti riguardo alla libera professione, auspicano che ogni eventuale addebito venga rapidamente chiarito nell’interesse dell’immagine e del corretto funzionamento del nostro servizio sanitario regionale.

Pur tuttavia senza volerne entrare nel merito della questione,riteniamo quantomeno inopportuno, che l’assessore, visto il delicato ruolo che riveste abbia ritenuto di svolgere l’attività di libero professionista in una clinica privata parallelamente a quella politico-istituzionale.

In tema di libera professione .”intramuraria allargata”, da tempo, CGIL CISL e UIL nei vari confronti avviati si battono per il superamento di un dispositivo ambiguo e suscettibile talvolta di veri e propri abusi viziati da interessi e logiche corporative, che nulla hanno a che vedere con la salvaguardia del principio di universalità del SSR e di servizio pubblico.

A distanza di 14 anni dalla Riforma Bindi anche nella nostra Regione si registrano incomprensibili scelte ,per questo riteniamo che si debba invertire una rotta che da un lato ha mascherato forme surrettizie di extra-muraria, dall’altro si è consentito alle varie aziende sanitarie di non affrontare in modo deciso il tema degli spazi da adibire all’attività libero – professionale, per contrastare con determinazione il fenomeno dell’allungamento delle liste d’attesa.

Ciò che si chiede a Lusenti e’ di avere più coraggio e di non cedere a chi in sanità ha una visione prevalentemente “mercantile” e di rivedere il nuovo regolamento che lascia ancora aperte troppe “falle” e consente ancora una volta una pericolosa deregulation in materia di libera professione che preoccupa e non risolve gli annosi problemi legati alle liste d’attesa.

Per questo bisogna “credere” nel pubblico senza scivolamenti verso artifizi normativi che lasciano la situazione in un quadro grigio e poco definito.

Temi di questa portata devono coinvolgere non solo le Organizzazioni mediche ma anche le organizzazioni sindacali di comparto e le organizzazioni Confederali per le ovvie ricadute che hanno sulla collettività e sull’utenza: non può più accadere che l’Assessorato assuma una delibera sulla libera professione senza aprire il confronto con tutte le istanze sindacali interessate.