claudia-campagnolaTre storie e tre voci di donne da tre diversi Paesi del mondo, raccontano i loro sogni tragicamente spezzati. Accade in “La città di plastica… nel giardino dei sogni”, uno spettacolo teatrale che andrà in scena, nell’Aula magna dell’Accademia Militare di Modena mercoledì 20 novembre alle 21. Neda, Hanifa e Rose, sono tre donne contemporanee che dall’Iran, dall’Afghanistan e dal Kenya, ci narrano il dolore, realmente vissuto, di chi ancora oggi in quanto donna, non solo non può scegliere della propria vita, ma anzi viene costretta a subire la completa mancanza di libertà.

La serata, a offerta libera, servirà appunto a sostenere un progetto contro la violenza sulle donne promosso dal Corpo infermiere volontarie della Croce Rossa Italiana (Cri), che organizzano la serata con il patrocinio della Prefettura e del Comune di Modena, presidenza del Consiglio comunale.

Lo spettacolo teatrale è scritto dalla giornalista di La7 Silvia Resta e dallo scrittore Francesco Zarzana, interpretato da Claudia Campagnola con la regia di Norma Martelli, ed è prodotto dalla Compagnia della Luna, diretta dal Premio Oscar Nicola Piovani, in collaborazione con l’associazione culturale Rondini (Roma) e Progettarte (Modena).

“Siamo felici di organizzare questo evento – afferma Sorella Paola Pagot, Ispettrice del Corpo infermiere volontarie della Croce Rossa di Modena – perché se si mettono in campo tutti i linguaggi, compreso quello teatrale, si possono ottenere grandi risultati nei progetti che realizziamo con il nostro quotidiano lavoro. Il Corpo infermiere volontarie della Cri – continua – è composto esclusivamente da donne, che da oltre cent’anni vanno oltre i propri limiti, oltre i diversi contesti, storici e ambientali: ovunque ci sia bisogno dell’opera, molto spesso silenziosa, di una donna coraggiosa che affermi il diritto alla dignità, alla cura e al soccorso di ogni essere umano. Non potevamo non sentire come nostre, queste tre storie, che arrivano da luoghi dove molto spesso ci troviamo ad operare”.

Nei giorni scorsi, alla conferenza stampa di presentazione dello spettacolo, oltre al sindaco Giorgio Pighi, è intervenuto anche Michele di Bari, prefetto di Modena. “Convinti dell’importanza che la cultura può avere nel sensibilizzare e coinvolgere attraverso le emozioni rispetto ai grandi temi della società – ha detto il prefetto – sottolineiamo il valore di questo progetto e di questa occasione anche per le sue finalità a sostegno dell’impegno delle donne della Croce Rossa. Un progetto che nasce e ora si mette in scena in una città, Modena – ha sottolineato di Bari – che con una forza quasi ‘profetica’ si è spesso dimostrata capace di porsi davanti ai problemi coinvolgendo le forze migliori e le Istituzioni, anche in chiave di prevenzione. Spezzare i sogni, come si racconta nello spettacolo ‘La città di plastica’ – ha concluso il prefetto – significa annichilire la vita, togliere respiro alla società e alle persone”.

“Senza i sogni delle donne – sottolinea Caterina Liotti, presidente del Consiglio comunale di Modena – non ci sarebbe futuro per l’umanità: sono loro che danno la vita. I loro sogni di realizzazioni personali e collettive contrastano le peggiori discriminazioni economiche e sociali. Rappresentano un messaggio di fiducia e impegno nel futuro che riscontriamo quotidianamente nell’impegno delle donne per la pace nel mondo”.

Nello spettacolo si ascolta la voce di Neda Salehi Agha Soltan, la studentessa uccisa a Teheran, durante le proteste divampate dopo le elezioni presidenziali del 2009 in Iran, barbaramente represse dal regime; quella dall’Afghanistan di Hanifa, che condivide con altre ragazze lo strazio di chi, per sfuggire alla schiavitù dei matrimoni combinati, sceglie di darsi fuoco; quella dal Kenya di Rose, che si chiama come le rose che lei va a tagliare, costretta per pochi dollari a respirare polveri tossiche e concimi killer dieci ore al giorno sotto i teloni, a più di quaranta gradi. In una città di plastica, da qui il titolo dello spettacolo, sorta per il profitto delle multinazionali, che produce tumori e fiori, quei fiori che poi in occidente si acquistano e scambiano come simboli d’amore.

“Sono emozionato – dice Francesco Zarzana, co-autore – perché lo spettacolo approda a Modena, dove il testo è nato. Grazie alle inchieste di Silvia Resta, la drammaturgia è stata scritta al servizio di chi ascolta, per dare spunti di riflessione”.

“Per permettere al testo di arrivare al pubblico attraverso le mie emozioni – aggiunge la protagonista Claudia Campagnola – la mia anima, il mio corpo, la mia voce sono diventati uno strumento”. Il lavoro di regia di Norma Martelli ha impreziosito il testo di un valore aggiunto che nasce dalla sua esperienza e sensibilità artistica. “Il compito è stato arduo – spiega la regista – perché non ci sono in scena personaggi nati dalla fantasia dello scrittore, ma persone che parlano di se stesse e la verità è già nelle parole. Pudore, rispetto e impegno sono i sentimenti che mi hanno accompagnato nella messa in scena”.