“Sul dissesto idrogeologico la Regione investe poco e male, nonostante l’Emilia-Romagna sia il territorio più colpito da questo fenomeno. Occorre puntare sulla manutenzione e uscire una volta per tutte dalla logica dell’emergenza continua. E’ tre anni che mi batto per aumentare i fondi regionali dedicati alla messa in sicurezza idrogeologica del territorio. Ma qualcuno nelle torri di Viale Aldo Moro ha preferito investire un miliardo e mezzo in nuove autostrade e lasciare le briciole al resto”.

E’ questo il commento di Giovanni Favia, consigliere regionale indipendente, dopo l’alluvione che ieri ha colpito alcune zone della provincia di Modena, da Bomporto a Bastiglia passando per Ravarino e San Prospero. “Quello che sta succedendo a Modena, nel silenzio più assordante dei media nazionali, è diretta conseguenza di una insufficiente politica di prevenzione – spiega Favia -. Sono molto vicino alle popolazioni colpite dall’alluvione. Comprendo il loro disagio e capisco anche la loro rabbia, visto che in quelle zone episodi del genere, seppur di minore entità, sono molto frequenti. D’altronde il 15% dei residenti della nostra regione vive su una frana o una zona alluvionale senza magari esserne a conoscenza. A dimostrazione di come il problema del dissesto idrogeologico sia reale e drammaticamente importante. Non per i nostri amministratori, però, che lesinano risorse e investimenti, preferendo puntare sulla costruzione di autostrade e viadotti dell’Alta Velocità, che di certo non mancano nelle zone colpite dall’alluvione di ieri”.

“Qualche tempo fa, dopo l’alluvione che colpì la Liguria, molti si scandalizzarono quando si venne a sapere che l’amministrazione regionale ligure utilizzava solo il 7% delle risorse messe a disposizione dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) – specifica il consigliere regionale -. Peccato che da noi questa percentuale sia pari a zero. Nel nostro Programma Operativo Regionale (P.O.R), infatti, non sono previsti finanziamenti relativi al tema del dissesto idrogeologico. Di fatto si sceglie di lascia un delicato settore di intervento come questo senza un canale diretto di finanziamento. D’altronde – conclude Favia – questa pochezza è perfettamente in linea con la politica seguita dalla giunta Errani su questo tema. Solo nel 2012 si è finalmente deciso di istituire (e finanziare con 60mila euro) un gruppo di lavoro per censire e definire gli strumenti per monitorare i rischi idrogeologi ci da acque. Ma che senso ha censirli e studiarli se poi non si attua nessuna politica di prevenzione?”.