Da Federa, il sistema di autenticazione regionale che consente di navigare con le stesse credenziali nelle reti di diverse città, a Icar che permette di scambiare informazioni tra sistemi operativi di enti diversi. Da PayER, la piattaforma regionale che realizza il servizio di pagamenti on line, a Sacer l’archivio per la conservazione dei documenti informatici. Sono quasi una ventina i servizi e le soluzioni disponibili nella nuova convenzione per il funzionamento, la crescita e lo sviluppo della “Community network Emilia-Romagna” tra la Regione e gli enti del territorio aderenti. Lo schema di convenzione, illustrato dall’assessore alla Comunicazione e all’Innovazione del Comune di Modena Fabio Poggi, è stato approvato dal Consiglio comunale nella seduta odierna di lunedì 24 marzo. Si sono espressi a favore Pd, Sel e Udc; contrari FI-Pdl, FdI, Lega nord, Mf e Ncd; si sono astenuti Msa e Mpc.

La convenzione, che dà seguito a quella sottoscritta nel 2008 e valida per un quinquennio, nasce nell’ambito della normativa nazionale e regionale ed è un accordo di cooperazione tra enti che delega alla Regione Emilia-Romagna il coordinamento e la rappresentanza. “La Community Network – ha spiegato l’assessore Poggi – si configura come un sistema di servizi e modelli di scambio per tutti gli enti locali del territorio regionale, finalizzato a favorire lo sviluppo della Pubblica Amministrazione digitale. È in primo luogo un insieme di persone che, ciascuno nella propria amministrazione, lavorano ogni giorno per rendere più efficiente la Pubblica Amministrazione ed erogare servizi migliori a cittadini e imprese. Il contributo di ognuno partecipa allo sviluppo della Società dell’Informazione emiliano-romagnola. La Community – continua – rappresenta anche il punto di sintesi di un pluriennale metodo di lavoro comune tra tutti gli enti locali della regione sull’applicazione e l’utilizzo delle nuove tecnologie nella Pubblica Amministrazione. Il principio ispiratore su cui si basa è quello di ‘fare sistema’. Alla Regione è affidato il compito di contribuire ad armonizzare e integrare lo sviluppo tecnologico dell’intero territorio concentrandosi sul superamento del digital divide.

Gli enti che sottoscrivono la convenzione sono nodi del sistema, partecipano al suo sviluppo e si impegnano a utilizzare gli strumenti per la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione realizzati nell’ambito della Community. Poter dotarsi dei servizi disponibili – prosegue l’assessore – significa favorire politiche di interoperabilità e di sussidiarietà degli enti, ma anche razionalizzare la spesa pubblica e riutilizzare soluzioni comuni”.

Oltre quelli già citati, tra i 18 servizi in catalogo ci sono per esempio Doc per la gestione dei documenti, Sigmater che consente di interrogare la banca dati catastali regionale, Ana per consultare le anagrafi comunali aderenti e Aci per consultare le anagrafi comunali degli immobili, Parix per accedere al registro delle imprese a livello nazionale che hanno almeno una sede sul territorio regionale. Dbtr è invece il data base che organizza il sistema informativo geografico e topografico e Moka quello per pubblicare i contenuti geografici sul web. Nella lista ci sono inoltre People per i servizi di front end per il cittadino e le imprese, Sur per gestire gli strumenti urbanistici comunali, Rilfedeur per la rilevazione del degrado urbano e infine un sistema per la gestione delle strutture ricettive.

 

IL DIBATTITO IN CONSIGLIO COMUNALE

Pareri diversi sulla convenzione per la Community network Emilia-Romagna

L’intervento del consigliere Salvatore Cotrino ha aperto il dibattito sulla nuova convenzione per il funzionamento, la crescita e lo sviluppo della Community network Emilia-Romagna tra Regione ed enti del territorio, approvata dal Consiglio comunale lunedì 24 marzo (a favore Pd, Sel e Udc; contrari FI-Pdl, FdI, Ln, Mf e Ncd; astenuti Msa e Mpc).

Per il Pd, Cotrino ha sottolineato “gli aspetti politici della delibera con cui l’Amministrazione sceglie di imboccare l’autostrada dell’innovazione in ambito nazionale e regionale con l’obiettivo della sburocratizzazione e della semplificazione. L’innovazione tecnologica – ha continuato – è funzionale al raggiungimento di efficienza del sistema, a garantire trasparenza ed equità del servizio, perché non basta la volontà di cambiare, ma servono anche gli strumenti. Da una parte – ha concluso – i dati accessibili, le anagrafi catalogate e condivise, dall’altro l’interoperabilità e le piattaforme informatiche che consentono di gestire queste enormi quantità di dati sono tra i vantaggi offerti della convenzione”. Luigi Alberto Pini ha invitato a considerare “la burocrazia una caratteristica fondamentale dello Stato, quindi il problema non è eliminare la burocrazia, ma renderla efficiente e funzionale contrastando il sistema a cipolla che ha visto sovrapporsi tante modalità diverse d’intervento, poiché il sistema evolve ma troppo lentamente”, ha detto. Enrico Artioli ha anche ricordato l’iter della Community avviato nel 2004 e “il forte richiamo alla sussidiarietà” oltre che le potenzialità che essa ha in ambito di “cittadinanza tradizionale e digitale garantendo i diritti di accesso alle reti, alle conoscenze, ai servizi e ai dati della Pubblica amministrazione”. Ha anche introdotto “il tema dell’area vasta” fornendo infine “tre indicazioni su cui lavorare: lotta alla criminalità attraverso la possibilità di incrociare le banche dati, democrazia digitale e interoperabilità tra le diverse amministrazioni”. Stefano Rimini ritiene la delibera “fondamentale per i temi della semplificazione amministrativa, della trasparenza dei dati e della digitalizzazione dell’azione amministrativa. La smaterializzazione dei documenti e l’interoperabilità – ha continuato – sono aspetti che portano a risparmi diretti e indiretti, grazie all’efficientamento”.

Per l’assessore alle Risorse umane Marcella Nordi “il Comune di Modena ha un personale informatico particolarmente all’avanguardia; la smaterializzazione dei documenti è uno degli obiettivi dell’ente e la convenzione si basa su un principio di equità consentendo anche ai piccoli Comuni di condividere software”.

Il capogruppo di FI-Pdl Adolfo Morandi ha invece parlato di “molto fumo e poco arrosto” e ha fatto l’esempio concreto della difficoltà di collegarsi al sistema wi fi dalla sala del Consiglio comunale, che avrebbe invece dovuto risolversi con il sistema Lepida”. Ha anche commentato che “un sistema che intenda mettere tutto sotto un’unica regia può avere delle utilità ma anche dei limiti, poiché il personale deve imparare nuovi sistemi e inserire una mole di dati, quindi non ci sarà un alleggerimento della burocrazia ma anzi un aggravio”. Per Sandro Bellei “va ridimensionata l’enfasi” con cui alcuni consiglieri di maggioranza hanno parlato della delibera, perché la nuova convenzione assembla ben 18 programmi informatici, creando anche doppioni con sistemi che già ci sono.

Sergio Celloni di Mpc ha evidenziato che “la documentazione cartacea dovrà comunque restare ai fini documentativi” e che c’è “il rischio di trovarsi davanti a un sistema lungo e complesso che non segue le logiche della semplificazione. Quindi ben venga la sburocratizzazione – ha detto – ma il ragionamento, che pur occorre portare avanti, è ancora immaturo”.

Gian Carlo Pellacani capogruppo dell’Udc ha osservato invece che “si tratta in genere di azioni già avviate e di un percorso partito nel 2007; quello che si cerca di fare oggi – ha continuato – è piuttosto un’evoluzione di quanto fatto fino a ora che richiede una nuova convenzione tra i partner. La convenzione ha però solo validità regionale, mentre bisognerebbe trovare collegamenti anche nazionali”.

In conclusione di dibattito, l’assessore all’Innovazione Fabio Poggi, ricordando quanto si è fatto in passato e come ora si stia lavorando all’Agenda digitale locale, ha chiarito che “la nuova convenzione è uno strumento costituito da servizi e modelli, uno strumento di area vasta interistituzionale che vede il Comune di Modena insieme a una serie di soggetti per fare innovazione. Innovazione – ha precisato – non vuole dire solo sburocratizzazione o semplificazione, significa fornire nuovi servizi ai cittadini e maggiore riconoscimento dei loro diritti”.