ScoltennaSi apre domenica 30 marzo la pesca nei corsi d’acqua di montagna (in pianura e collina è consentita tutto l’anno ma con regolamentazioni). Date e regole sono fissate nel nuovo calendario ittico provinciale, approvato nei giorni scorsi dalla Provincia; il provvedimento disciplina un’attività che, nel modenese, coinvolge, fino al 5 ottobre, oltre nove mila appassionati.

Come lo scorso anno, prosegue il progetto “Ambiti territoriali di pesca” che prevede la suddivisione del territorio provinciale in cinque zone di pesca dalla montagna alla pianura. Ogni pescatore potrà sceglierne una con un contributo di otto euro alla Provincia che sale a 15 euro se si intende andare a pesca in tutte le zone.

«Tutti gli introiti – sottolinea Luca Gozzoli, assessore provinciale alle Politiche faunistiche – derivanti dal contributo verranno investiti dalla Provincia in attività di gestione e tutela della fauna ittica e sviluppo della pesca. Il rendiconto del 2013, con le relative azioni finanziate, sarà discusso nei prossimi giorni dal Consiglio provinciale, poi sarà a disposizione di tutti i pescatori sul sito della Provincia, al fine di rendicontare con la massima trasparenza la destinazione delle risorse raccolte dai pescatori».

Tra le novità di quest’anno la possibilità di accedere a tutte le Zone a regime speciale di pesca (Zrsp) presenti sul corso dell’Alto Leo – Panaro con un unico permesso.

Confermati il divieto di pesca in tutti i corsi d’acqua e bacini all’interno della Riserva di Sassoguidano a Pavullo e delle Salse di Nirano a Fiorano, la regolamentazione della pesca alla carpa che obbliga i pescatori a rilasciare gli esemplari superiori agli otto chili e la possibilità di effettuare la pesca in movimento utilizzando apposite ciambelle galleggianti, chiamate “belly boat”, ma solo in modalità no kill (rilasciando immediatamente la preda).

Nel provvedimento della Provincia, inoltre, sono elencate tutte le specie a rischio per le quali sono previste forti limitazioni alla cattura, la cartografia con i divieti, le zone a regolamentazione speciale (come quelle dove si pratica il no kill) sia in pianura che in montagna e dei campi di gara. Tutte le informazioni saranno disponibili sul sito www.provincia.modena.it.

 

NEL CALENDARIO LE SPECIE DA TUTELARE – LIMITI PER TINCA E LUCCIO, È VIETATO PESCARE LE RANE

Il calendario ittico provinciale conferma l’elenco delle specie considerate a rischio estinzione o da tutelare, non pescabili o per le quali sono previsti forti limitazioni alla pesca.

Tra le specie assolutamente non pescabili in tutti i corsi d’acqua figurano il barbo canino, il gobione, lo spinarello, il panzarolo e la lasca (novità di da quest’anno). Vietato anche catturare le rane di qualunque specie, ad eccezione della rana toro, mentre per il gambero di fiume il divieto vale per alcune categorie di acque.

Sono pescabili, ma solo per alcuni periodi, il vairone e il luccio anche con limitazioni sui capi. Previsti limiti anche più severi rispetto al calendario regionale sulla lunghezza dei capi per cavedano, barbo comune e tinca, mentre per le carpa di peso superiore agli otto chilogrammi è previsto l’obbligo di rilascio immediato.

Nel calendario provinciale sono previste anche le disposizioni per la pesca notturna alla carpa con la tecnica del “carp fishing” in acque autorizzate e con limitazioni e con obbligo di rilascio.

Sempre per garantire una migliore conservazione delle biodiversità, il calendario individua le zone di ripopolamento e frega e le zone di protezione nelle quali la pesca è vietata (ma sono consentite attività di ripopolamento e cattura) e le zone di protezione integrale dove sono vietate tutte le attività. Poi ci sono le zone a regime speciale, dove la pesca viene regolamentata secondo modalità specifiche a seconda delle caratteristiche dell’area.

 

DUE CENTRI ITTICI A FRASSINORO E FANANO PER RIPOPOLARE CON LA TROTA I TORRENTI DI MONTAGNA

Salvaguardare una specie pregiata come la trota fario, in forte calo negli ultimi decenni nei corsi d’acqua modenesi, immettendo esemplari del ceppo autoctono di maggior pregio che meglio si adatta all’habitat naturale dei nostri torrenti. E’ questa l’attività dei centri di riproduzione di Fanano e Frassinoro, gestiti dalla Provincia in collaborazione con il Parco del Frignano e gli esperti dell’Apas (l’associazione pesca a attività subacquee) di Modena. A loro spetta il compito di seguire il complesso percorso di riproduzione delle trote: dalla “spremitura” delle uova, alla fecondazione fino alla schiusa.

Questa attività consente di immettere ogni anno oltre 800 mila avannotti di trota fario nei corsi d’acqua di montagna.

Il centro di Fanano svolge anche una intensa attività didattica con visite guidate delle scuole in particolare in primavera nel periodo della schiusa delle uova. Un’occasione per tanti ragazzi di scoprire i segreti di pesce diventato il simbolo dell’habitat naturale dei corsi d’acqua di montagna.

L’attività fa parte della convenzione tra Provincia e Comune di Fanano, approvata nei giorni scorsi dal Consiglio provinciale, per la gestione della zona a regime speciale di pesca Alto Leo. L’obiettivo è quello di valorizzare le potenzialità dell’area promuovendo il turismo sportivo legato alla pesca, che nel territorio di Fanano coinvolge oltre 600 pescatori, in maggior parte da fuori provincia, le attività didattiche sulla conoscenza degli ecosistemi acquatici, oltre all’impegno a garantire una regolare immissione di esemplari selezionati nelle acque del bacino Alto Leo, Fellicarolo e Ospitale.

 

pesca-montagnaI DATI DELL’ATTIVITÀ NEL MODENESE: NOVE MILA PESCATORI, 250 GARE ALL’ANNO, 21 NEGOZI

Quasi otto mila chilometri di fiumi e canali, nove mila pescatori, 250 manifestazioni agonistiche di pesca sportiva organizzate ogni anno nel modenese con la partecipazione di oltre 13 mila pescatori, oltre a 21 esercizi commerciali dedicati alla pesca presenti nel territorio provinciale. Sono i numeri che fotografano il settore della pesca sportiva nel modenese.

Alla gestione di questa attività, di competenza della Provincia, partecipano sei tecnici del servizio provinciale Politiche faunistiche, affiancati da 59 coadiutori volontari, appositamente formati per svolgere attività di tutela della fauna ittica.

L’attività di vigilanza, invece, viene svolta dalla Polizia provinciale che si avvale della collaborazione di circa 50 volontari, oltre ai due guardia pesca messi a disposizione dall’Associazione pesca e attività subacquee di Modena sulla base di una convenzione con la Provincia.