ugo-girardi-emanuel-danieliQualche timido segnale di miglioramento nel rapporto tra credito e imprese. E’ quanto emerge dall’ultima edizione dell’Osservatorio regionale sul credito in Emilia-Romagna realizzato da Unioncamere Emilia-Romagna in collaborazione con l’Istituto Guglielmo Tagliacarne su un campione di 1500 imprese rappresentative di settori e territori.

L’indagine congiunturale rileva nella prima parte dell’anno 2013 una sostanziale stabilità delle situazione rispetto all’anno precedente mentre il secondo semestre evidenzia un leggero miglioramento in termini di quantità di credito concesso, tassi applicati, tempi di valutazione delle richieste di credito e richieste di rientro da parte delle banche. Migliora, anche se meno intensamente, il giudizio rispetto alle garanzie richieste dagli istituti di credito.
La situazione è però ancora lontana da una normalizzazione. L’assetto finanziario delle imprese appare infatti ancora molto stressato con oltre l’80% delle imprese che dice di destinare principalmente le proprie risorse (anche quelle prese a prestito) alla gestione corrente con pochi investimenti.
“Si è fermata la spirale negativa – dice Ugo Girardi, segretario generale di Unioncamere Emilia-Romagna – ma non si è ancora verificato il rimbalzo positivo e restano criticità per costi e tassi elevati”.
La crisi nella sua veemenza ha messo in evidenza l’importanza, quali strumenti di agevolazione dei rapporti tra imprese e mondo del credito, dei Confidi a cui il sistema camerale ha riservato risorse crescenti.
Dal 2008 in poi il ricorso a questi consorzi di garanzia fidi è andato velocemente tanto da raggiungere una percentuale superiore a oltre un quarto delle imprese intervistate.
A fianco dell’indagine congiunturale, Unioncamere Emilia-Romagna ha realizzato una analisi strutturale in collaborazione con Fidindustria Emilia-Romagna e l’Università degli Studi di Parma. La ricerca evidenzia alcune buone pratiche seguite dalle imprese che, anche in questi anni di crisi, hanno continuato a crescere e a ottenere credito bancario.
Ciò pone in evidenza alcuni comportamenti virtuosi da estendere ad altre imprese: dall’investimento sulla formazione del personale; all’innovazione a 360 gradi quindi comprendente l’attività brevettuale ma anche l’introduzione del controllo di gestione, l’investimento in azienda di risorse dell’imprenditore, all’internazionalizzazione.

Accanto alla Regione e alle Associazioni di categoria, a sostenere i Confidi impegnati in prima linea a supporto delle imprese nel reggere la “tempesta” è stato il sistema delle Camere di commercio che ora di trova a dover affrontare una fase particolarmente impegnativa visto che è al centro di una manovra di riforma prevista dal Governo. E’ infatti all’esame del Parlamento la conversione del decreto legge 90/2014 di riforma della P.A. che prevede per il 2015 il taglio del 50 per cento delle entrate da diritto annuale che le imprese pagano alle Camere di commercio. Il dimezzamento in un solo esercizio, senza alcuna gradualità, del diritto che rappresenta la fonte prevalente di finanziamento delle attività, non è sostenibile dal sistema camerale.
“E’ necessaria una rimodulazione in più esercizi del dimezzamento del diritto camerale – sottolinea Ugo Girardi, segretario generale di Unioncamere Emilia-Romagna – nel 2013, infatti, il sistema camerale dell’Emilia-Romagna ha messo in campo risorse per 17,9 milioni di euro, al fine di agevolare l’accesso al credito delle imprese. Ciò ha permesso di garantire uno stock di oltre 5,2 miliardi di euro di finanziamenti bancari alle imprese. Dall’anno prossimo il sistema non potrà più mettere in campo cifre simili. Senza contare – rimarca Girardi – che la legge di stabilità per il 2014 impegna le Camere di commercio a finanziare i Confidi per almeno 70 milioni l’anno per il prossimo triennio a livello nazionale. Con il taglio ipotizzato, sarebbe impossibile garantire l’accesso al credito e le garanzie alle imprese in una fase ancora così difficile”.
La dinamica del rapporto tra sistema Camerale e Confidi, potrà avere uno sviluppo virtuoso tenendo conto delle indicazioni dell’analisi strutturale.
“Investimento sul personale, innovazione, capitalizzazione e internazionalizzazione. – dice Emanuel Danieli, direttore di Fidindustria – Sono questi gli elementi di maggior rilievo che accomunano le imprese che hanno avuto i migliori risultati e le buone pratiche da consigliare alle imprese che vogliano migliorare le proprie performance ma sono anche, a ben vedere, indicatori di una meta-caratteristica ulteriore: un atteggiamento imprenditoriale e manageriale più dinamico e proattivo. La lunghissima crisi ancora non finita, ha avuto effetti pesantissimi sull’economia reale e sulla finanza. L’analisi delle cause del cambiamento del rapporto imprese-credito – conclude Danieli – fa capire come sia conclusa la modalità della “finanza a consumo” e che si sia avviata una fase di selezione del credito destinato a essere erogato alle aziende che dimostreranno di poter crescere con idee in grado di affrontare il mercato”.

Osservatorio regionale sul credito in Emilia-Romagna
Unioncamere Emilia-Romagna e Fidindustria Emilia-Romagna. In collaborazione con Università di Parma e Istituto Guglielmo Tagliacarne

Il rapporto tra credito e imprese inverte la tendenza negativa e comincia a mostrare qualche timido segnale di miglioramento.
Questa l’immagine che risulta dall’ultima edizione dell’Osservatorio regionale sul credito in Emilia-Romagna realizzato da Unioncamere Emilia-Romagna in collaborazione con l’Istituto Guglielmo Tagliacarne; se la tendenza negativa si era stabilizzata nel primo semestre del 2013, nella seconda metà dell’anno si è riscontrato un lieve miglioramento, pur restando ancora molto lontani da una normalizzazione della situazione.

A fianco di questa indagine congiunturale, Unioncamere Emilia-Romagna ha realizzato un’analisi strutturale in collaborazione con Fidindustria Emilia-Romagna e l’Università degli Studi di Parma. La ricerca evidenzia alcune buone pratiche seguite dalle imprese che, anche in questi anni di crisi, hanno continuato a crescere e a ottenere credito bancario.
Per Fidindustria Emilia Romagna – Confidi regionale promosso da Confindustria, Confapi Emilia Romagna ed Unioncamere E.R. – che opera, dal 1981, al fianco delle piccole e medie imprese del territorio, si tratta di un progetto che getta le basi per la strutturazione di un Osservatorio Permanente sull’andamento del credito alle imprese del territorio.
L’obiettivo è di conoscere e stimare la vitalità del tessuto imprenditoriale regionale in tempo reale, al fine di strutturare un supporto adeguato costruito su misura per le imprese.

Le maggiori evidenze emerse dall’analisi congiunturale rilevano che, mentre il primo semestre 2013 segnava una sostanziale stabilità delle situazione rispetto all’anno precedente (quindi su livelli piuttosto bassi per le imprese in termini di valutazione del rapporto con il credito sia per credito concesso che per le condizioni applicate), il secondo periodo di sei mesi del 2013 si evidenzia un leggero miglioramento in termini di quantità di credito concesso, tassi applicati, tempi di valutazione delle richieste di credito e richieste di rientro da parte delle banche. Migliora, anche se meno intensamente rispetto alle altre variabili, il giudizio rispetto alle garanzie richieste dagli istituti di credito.
Nonostante questa migliore intonazione del giudizio delle imprese sulle condizioni del credito, l’assetto finanziario delle imprese appare ancora molto stressato con oltre l’80% delle imprese che dice di destinare principalmente le proprie risorse alle spese correnti.
Anche restringendo il campo alle sole risorse finanziare prese a prestito, la principale destinazione è la gestione corrente.
Nel corso di questa crisi è apparsa chiara più che mai l’importanza dei confidi quali strumenti di agevolazione dei rapporti tra imprese e mondo del credito. Il ricorso ai confidi, infatti, è andato velocemente aumentando dopo il 2008, tanto che, oramai, oltre un quarto delle imprese intervistate vi ha fatto ricorso durante la propria esistenza. La maggior parte di queste imprese ne valuta adeguati i servizi.

Venendo, poi all’analisi strutturale è possibile focalizzarsi sulle caratteristiche distintive di quell’insieme di imprese che, anche in questi anni così difficili, hanno riportato risultati aziendali positivi e hanno continuato ad avere un buon accesso al credito. Ciò pone in evidenza alcuni comportamenti virtuosi, alcune buone pratiche, da estendere ad altre imprese.

In primo luogo l’investimento sulla formazione del personale. Già in diverse analisi svolte dal Centro studi di Unioncamere Emilia-Romagna è emerso come tutti gli elementi di valorizzazione del personale siano determinanti nell’aumentare la capacità delle imprese di far fronte ad aventi avversi e cogliere le opportunità positive che l’ambiente presenta. Questa ricerca offre una dimostrazione ulteriore dell’importanza dell’investimento sul personale per il successo dell’impresa.
Una seconda area di buone pratiche imprenditoriali è costituita da quelle inerenti l’innovazione, intesa a 360 gradi. Ricadono in quest’area l’attività brevettuale, che può essere considerata come manifestazione della capacità dell’impresa di avviare innovazioni di prodotto e di processo, ma anche l’introduzione del controllo di gestione che può, a sua volta, essere intesa come la propensione all’innovazione organizzativa e gestionale.
Sempre nella stessa area ricade anche l’adozione dei nuovi media, cioè, di tutti i nuovi canali e metodi per interfacciarsi con il mondo esterno.

La terza tipologia di buone pratiche è costituita dall’investimento imprenditoriale in azienda. Le realtà nelle quali l’imprenditore ha investito risorse proprie hanno ottenuto risultati migliori in termini di performance aziendali e di rapporti col sistema del credito.

Ultima buona pratica, ma non meno importante, l’internazionalizzazione. Nei settori dov’è possibile, è bene non rimanere chiusi all’interno dei confini nazionali anche perché la domanda interna, dati i livelli di disoccupazione prospettica e l’impossibilità di espansione della spesa pubblica, rimarrà probabilmente su livelli bassi ancora per diverso tempo.

Accanto alla Regione e alle Associazioni di categoria, a sostenere i Confidi impegnati in prima linea a supporto delle imprese nel reggere la “tempesta” è stato il sistema delle Camere di commercio che ora di trova a dover affrontare una fase particolarmente impegnativa visto che è al centro di una manovra in due tempi di riforma prevista dal Governo. Ma le scelte sulle risorse finanziarie sono state anticipate rispetto a quelle sulle competenze da svolgere e sulle circoscrizioni territoriali di operatività. E’ infatti all’esame del Parlamento la conversione del decreto legge 90/2014 di riforma della P.A. che prevede per il 2015 il taglio del 50 per cento delle entrate da diritto annuale che le imprese pagano alle Camere di commercio. Il dimezzamento in un solo esercizio, senza alcuna gradualità, del diritto che rappresenta la fonte prevalente di finanziamento delle attività, non è sostenibile dal sistema camerale.