L’attività di analisi dei rischi locali, effettuata dai funzionari dell’Ufficio Antifrode delle Dogane della Spezia, ha portato al sequestro di 50 mila pompe industriali, commercializzate da una nota ditta emiliana che promuoveva, tramite il sito internet, la fabbricazione italiana dei prodotti intercettati. In particolare, l’attività di intelligence ha portato all’individuazione di numerosi container in importazione dalla Cina, oltre ad un elevato numero di container in esportazione, diretti principalmente verso l’Arabia Saudita.
Le indagini svolte hanno comportato l’ispezione fisica dei container in questione e un successivo accesso presso la ditta, in sinergia con i militari del locale comando della Guardia di Finanza, al fine di accertare la reale capacità produttiva comparandola con il volume degli scambi internazionali.
La merce in importazione, priva di qualunque indicazione in ordine all’effettiva origine geografica e senza estremi di marchio e/o conformità, veniva successivamente siglata con il marchio “CE”, con l’attestazione “Made in Italy” e l’apposizione del marchio dell’azienda italiana. L’unica indicazione presente sulle pompe in importazione era relativa ai codici articolo, pressoché identici a quelli presenti sul sito internet della ditta emiliana e dichiarati di fabbricazione italiana.
Gli accertamenti svolti nel corso delle ispezioni hanno permesso di appurare che gli articoli di fabbricazione cinese erano completi dei componenti e già verniciati e, nella maggior parte dei casi, addirittura già assemblati. I prodotti, una volta importati, non subivano alcuna lavorazione, ma venivano riconfezionati con un nuovo packaging (recante anch’esso il marchio di fabbrica e il “Made in Italy”) al cui interno era inserito il libretto illustrativo riportante a grandi lettere ancora una volta “Made in Italy”.
Le attività di perquisizione hanno permesso di accertare che i codici identificativi dei prodotti dichiarati di fabbricazione italiana, coincidevano con quelli già ispezionati dell’importazione dalla Cina.
Per la definizione degli accertamenti svolti sono state particolarmente utili le banche dati in uso all’Agenzia, al corpo della G.d.F e la banca dati TELEMACO delle Camere di Commercio.
Gli amministratori della ditta sono stati denunciati alla competente Procura della Repubblica.