3Motti-2014-okL’onorevole Tiziano Motti ancora in prima linea per la tutela degli animali.
L’onorevole reggiano, eurodeputato della settima legislatura e presidente di Europa dei Diritti, ha presentato due interrogazioni alla Commissione Europea e al Consiglio su temi relativi alla tutela del benessere animale, uno dei quali evidenzia per la prima volta il fenomeno aberrante della “prostituzione animale”.
Secondo l’onorevole Motti, uno fra i pochi deputati che si è opposto alla recente approvazione della direttiva sulla sperimentazione animale, sulla barbarie e sui dolori inflitti ai danni di animali randagi, che sono appunto considerati “essere senzienti” dal Trattato di Lisbona sottoscritto da tutti gli stati dell’Unione, si pone la necessità di un intervento delle Istituzioni europee in quanto «solamente l’adozione di strategie politiche comunitarie relative alla gestione della popolazione canina ed alla promozione di una cura degli animali responsabile permetterà di tenere sotto controllo il fenomeno, che riguarda oggi circa 120 milioni gli animali randagi  in Europa, ormai facili prede per la sperimentazione animale ai fini scientifici, secondo i dettami della nuova Direttiva 63/2010».
Nell’interrogazione presentata alla Commissione e al Consiglio, l’onorevole Motti chiede quale sia il senso del principio finalmente introdotto nel Trattato di Lisbona all’art. 13, alla luce della mancata applicazione da parte di alcuni Stati membri e pone il quesito sulla necessità di aprire una procedura d’infrazione contro gli stati che non applicano tale articolo.
Una seconda interrogazione, ancora più cruda, pone all’attenzione delle istituzioni europee il fenomeno della zoorastia: si legge nell’interrogazione che «un vuoto legislativo nelle disposizioni nazionali consenta di utilizzare alcuni tipi di animali, domestici o randagi, a fini di sfruttamento sessuale da parte di esseri umani in cambio di un corrispettivo di denaro ed all’interno di strutture destinate all’uopo. Alcuni proprietari di animali offrirebbero le proprie bestiole per tale tipo di lucro e questo fenomeno, tutt’altro che relegato a singoli episodi ma già organizzato a livello europeo, sarebbe già fonte di turismo sessuale».
Secondo Motti il fenomeno va al di là di una semplice questione morale lasciata alle singole coscienze: «E’ documentato che la pratica della zoorastia induce sofferenze e danni fisici agli animali, che non sono certo consenzienti. La zoorastia rappresenta quindi una violenza sessuale, cioè uno stupro, impunito». La Commissione e il Consiglio sono chiamati a rispondere se, per le sofferenze inferte agli animali riconosciuti quali essere scienzienti, la zoorastia sia una pratica contraria al disposto dell’art. 13 del Trattato di Lisbona rendendo così gli Stati che la tollerano passibili di essere considerati inadempienti e come tali soggetti a loro volta ad una procedura d’infrazione.