carabinieri-manettePiù di 250 carabinieri, con l’aiuto di unità cinofile ed elicotteri dell’Arma la mattina del 9 aprile dello scorso anno condussero una maxi operazione contro la ’ndrangheta culminata con l’esecuzione di una dozzina di provvedimenti di custodia cautelare in carcere emessi dal GIP del Tribunale di Bologna che accoglieva le richieste della Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna concorde con gli esiti investigativi dei Carabinieri reggiani e bolognesi.

Nel prosieguo giudiziario di tale attività investigativa,  i Carabinieri del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Reggio Emilia l’altra mattina hanno condotto in carcere il 37enne crotonese Federico P., abitante a Montecchio Emilia, già ai domiciliari, in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere  emessa dalla Sezione Impugnazione Cautelari del Tribunale di Bologna essendo lo stesso accusato dei reati di impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita aggravato dalle finalità di agevolare un’associazione mafiosa. Contestualmente e con la medesima motivazione,  i carabinieri di Crotone a Isola di Capo Rizzuto (KR), cuore della cosca, hanno tratto in arresto nuovamente anche il crotonese 33enne Giuseppe R. alias “Zomba”, poiché l’indagine dei militari evidenziò come il prestanome subentrò alle medesime funzioni “gestionali” della “Zarina” Caterina T., allorquando per dissidi interni al sodalizio criminale venne allontanata dalle mansioni principali. Per entrambi è stato accolto il ricorso della DDA bolognese al fine di ripristinare la misura carceraria attesa la concreta pericolosità soggettiva.

L’attività a contrasto della espansione della ‘ndrangheta in Emilia si è articolata su due indagini svolte dai Carabinieri di Reggio Emilia (Operazione “Zarina”) e Bologna (Operazione “Aurora”), condotte complessivamente dal giugno 2010 a ottobre 2012, e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia –Pubblici Ministeri  Dr. Mescolini e successivamente anche Dr. Caleca –  in un unico filone investigativo. A Reggio Emilia l’indagine traeva origine  da una segnalazione della locale Camera di Commercio e da un controllo dei carabinieri finalizzato a chiarire l’attività posta in essere da un’azienda di autotrasporti, con sede operativa in Gualtieri e sede legale ad Isola di Capo Rizzuto (KR), il cui amministratore unico era proprio Federico P.. La successiva attività di indagine, collegata all’indagine “Pandora” (2009-D.D.A. di Catanzaro), faceva emergere la regia criminale di Michele P. elemento di spicco delle cosche Arena-Nicoscia. Il boss della ‘ndrangheta, colpito da sequestro di beni nell’ambito della predetta indagine, era riuscito a intestare società ed altri valori a lui riconducibili a prestanome di sua fiducia. Tra gli arrestati nell’operazione dell’aprile 2014 rileva Caterina T., un tempo legata sentimentalmente a Michele P., che i carabinieri di Reggio chiamavano da subito “zarina” per l’ascendente che aveva sugli altri indagati, dando il nome a quella parte di indagine. Federito P. nell’aprile 2014 venne localizzato e tratto in arresto in Provincia di Pavia sempre dai carabinieri reggiani su ordinanza cautelare.