Per arrivare a “nutrire il pianeta” di fronte agli scenari del cambiamento, alla competizione globale e alle sfide del futuro, la soluzione “non è un mondo senza agricoltori, un’agricoltura consegnata alle multinazionali alimentari, alle società finanziarie e ai fondi di investimento, ma un mondo con agricolture ‘plurali’ e con agricoltori più protagonisti, in grado di innescare processi più integrati con l’ambiente, il turismo, la cultura, il welfare, tra città e campagna, tra produttori e consumatori”. Così il presidente della Cia di Reggio Emilia Antenore Cervi commenta “Il territorio come destino”, il documento di sintesi del ciclo di iniziative che l’organizzazione ha portato avanti negli ultimi mesi quale contributo degli agricoltori italiani alla “Carta di Milano”, la Dichiarazione Finale di Expo 2015 che sarà presentata oggi – martedì 28 aprile – dal Ministro Martina.

“La Cia chiude così un ciclo di incontri sul tema con un manifesto di idee per la costruzione di un modello economico, sociale e produttivo sostenibile – afferma Cervi -: usare meno risorse per produrre di più con il supporto di ricerca e innovazione; accostare alle filiere dei grandi numeri reti ‘a maglie strette’ adattate ai territori; rovesciare il rapporto città-campagna assumendo una dimensione ‘multideale’ in cui, al di là dei prodotti alimentari e dei servizi materiali e immateriali, si afferma la centralità e il contributo dei valori agricoli per costruire un diverso modello di sviluppo, di società, di relazione tra i cittadini”.

““Non esiste un futuro senza agricoltura – aggiunge il presidente Cia – ma per questo occorre prima di tutto dare un futuro agli agricoltori, garantendo loro un reddito dignitoso. Di fronte alle sfide che ci attendono, risulta infatti determinante il valore aggiunto del settore primario, che innesca processi sempre più integrati con l’ambiente, il turismo, la cultura, il welfare”.

“Il nostro contributo alla Dichiarazione finale di Expo è calato in una realtà che ci dice già questo – conclude Cervi -. Solo in Italia infatti l’agricoltura e l’agroalimentare producono un fatturato vicino ai 300 miliardi l’anno. Sono oltre 20 mila gli agriturismi disseminati sul territorio e oltre 80 mila le aziende che sviluppano molteplici attività. dalla produzione di energie agli agri-nidi, dalle fattorie sociali e didattiche alla manutenzione delle aree verdi, anche urbane. Già oggi questo “movimento” multifunzionale produce molto, ma ci sono ampi margini dì crescita economica ed è ragionevole stimare che neì prossimi 10/15 anni le attività connesse all’agricoltura sposteranno più di 40 miliardi di euro l’anno con la prospettiva di garantire entro il 2020 tra i 200 mila e i 300 mila nuovi posti di lavoro”.