La moda e più in generale il Made in Italy non rappresentano solo un valore economico di grande rilevanza per l’Emilia Romagna, come dimostrano le quasi 30.000 aziende del sistema moda regionale con oltre 140.000 addetti. Ma possono essere portatori di responsabilità sociale, buon lavoro, etica e formazione lungo tutta la filiera produttiva del tessile-abbigliamento-pelle-cuoio e calzature fino al consumo consapevole.

“Perché il Made in Italy – come spiega Marco Gasparini, imprenditore carpigiano Presidente Cna Federmoda Emilia Romagna – sa rappresentare nel mondo sia i valori della bellezza e della qualità dei prodotti che quelli della produzione sostenibile: ambientalmente, socialmente ed eticamente”. Dopo Roma 2014 e Prato 2015, quest’anno sarà il Palazzo dei Pio di Carpi a ospitare mercoledì 20 e giovedì 21 aprile l’iniziativa nazionale di Cna Federmoda dal titolo “Made in Italy. Valore economico, sociale, etico”. Con l’obiettivo di mantenere viva l’attenzione sulle problematiche legate alla globalizzazione, al rispetto dei diritti e della competizione internazionale. Oltre a promuovere verso le giovani generazioni un’attenzione verso un consumo consapevole.

Di particolare interesse la tavola rotonda organizzata per giovedì 21 aprile (dalle 10:30 alle 13:30), dal titolo “Cucire, Tramare, Ordire, Tessere, Formare … Etica !!!”. Dopo l’apertura dei lavori da parte di Antonio Franceschini (Responsabile Nazionale Cna Federmoda) e i saluti di Simone Morelli (Vice Sindaco e Assessore alle Attività Economiche, Centro Storico e Cultura, Comune di Carpi), il primo intervento sarà riservato a Palma Costi (Assessore alle Attività produttive, Piano energetico, Economia verde e ricostruzione post-sisma _ Regione Emilia-Romagna). Argomenti di discussione saranno la dignità del lavoro e l’importanza del concetto di impresa al centro della politica economica. Ne parleranno in una tavola rotonda Valeria Fedeli (Vicepresidente Senato della Repubblica), Luca Marco Rinfreschi (Presidente Nazionale Cna Federmoda), Benedetta Francesconi (del Ministero Sviluppo Economico), Stefano Di Niola (Presidente Fondartigianato), Angelo Colombini (CISL), Emilio Miceli (CGIL), Paolo Pirani (UIL). Il pomeriggio di mercoledì 20 (dalle 15:30 alle 18:00) sarà invece dedicato a Fondartigianato con una tavola rotonda che, dopo i saluti di Tamara Gualandi (Presidente Cna Federmoda Modena) e Marco Gasparini (Presidente Cna Federmoda Emilia Romagna), analizzerà il tema formazione continua intesa come fattore strategico per la competitività e il futuro del settore.

L’appuntamento fa riferimento a tre tragedie che hanno segnato profondamente la storia del tessile: l’anniversario del crollo in Bangladesh, dove nel 2013 (24 aprile 2013) morirono 1138 lavoratori del tessile e rimasero feriti oltre 2000 operai, la tragedia di Prato con 7 lavoratori deceduti sempre nel 2013 e il crollo di Barletta  con 5 vittime nel 2011. “L’attenzione verso modelli di produzione attenti all’utilizzo delle risorse umane e attenti agli aspetti ambientali sono per noi elementi imprescindibili – continua Tamara Gualandi, Presidente di CNA Federmoda Modena – e per questo chiediamo alle Istituzioni e alle Organizzazioni Sindacali dei lavoratori di condividere con noi un programma di sensibilizzazione rivolto anche alle nuove generazioni. Così come riteniamo debbano essere promosse azioni, anche legislative, tese a premiare quelle aziende che mettono in trasparenza i propri modelli organizzativi e certificano le diverse fasi del processo produttivo. Azioni – conclude Tamara Gualandi – basilari per garantire un mantenimento della filiera produttiva del sistema moda italiano, per sostenere un processo di trasferimento delle competenze utili affinché il made in Italy possa avere un futuro e continuare a svolgere quel ruolo di valore economico e sociale che rappresenta per il nostro Paese”.

In Emilia Romagna comparto moda manifatturiero costituito da 1.300 imprese del tessile, 4.840 dell’abbigliamento, 1.000 della calzatura: la struttura della distribuzione invece presenta 1500 imprese commerciali all’ingrosso, 7.500 al dettaglio e circa 5.000 di commercio ambulante.