Il presidente del consiglio Renzi ha confermato che sarà l’ex governatore dell’Emilia-Romagna Vasco Errani il Commissario straordinario per la ricostruzione nelle aree colpite dal sisma in Centro Italia.

Tullia Bevilacqua , segretaria generale del sindacato Ugl Emilia-Romagna, che nel merito della nomina ha un parere positivo: “dopo il sisma del 2012 in Emilia-Romagna la gran parte dei cittadini colpiti ha trovato una sistemazione dignitosa e non s’è assistito alla paralisi venutasi a creare in altri casi”, ne approfitta per tracciare una riflessione sul tema della prevenzione.

“Il nostro Paese, per l’ennesima volta, sta affrontando gli effetti tragici di un terremoto che non soltanto ha colpito il Centro Italia, ma è stato avvertito distintamente in gran parte dell’Emilia-Romagna, terra che nel 2012 ha contato i morti di un altro sisma disastroso. Adesso, ovviamente, è il momento dell’assistenza, che deve essere portata ai cittadini coinvolti con la massima efficienza e rapidità, come già si sta facendo da giorni. Ma non ci si potrà sottrarre dalla necessità di dare risposte serie e concrete per evitare che fatti drammatici come quello di Amatrice e Accumoli si ripetano. Si dovrà affrontare una volta e per tutte il tema della prevenzione, in Italia, ed anche nella nostra regione”: è l’auspicio della segretaria generale del sindacato Ugl Emilia-Romagna.

L’Ance , l’associazione nazionale dei costruttori edili, ricorda che su 64.800 edifici a uso scolastico di tutta Italia, 24mila sono in aree a elevato rischio sismico (il 37%), e su 5.700 ospedali, 1.822 sono in aree a rischio sismico. C’è da considerare che il 70% dei fabbricati già esisteva quando sono entrate in vigore le prime norme antisismiche del 1974. I comuni italiani sono divisi in quattro classi di rischio in relazione al grado di sismicità. Il 39 per cento del territorio si trova nell’ultima classe, quella con il grado “molto basso”. Il restante 25,1 è indicato come zona a “bassa sismicità”, il 27,2 a “sismicità media” e l’8,7 per cento presenta un altro grado di sismicità.

Gran parte della “bassa” Romagna e dell’area appenninica ed occidentale dell’Emilia è censita come area a sismicità “media” il restante “bassa”. Ma in molte zone dell’Emilia-Romagna (mappa del Rischio, secondo l’Ance, censimento zona 2 e zona 3) si potrebbero verificare: “forti terremoti” o “forti terremoti, ma rari”.

Le priorità indicate per fronteggiare il rischio sono: “Attuare concretamente e realmente il piano di prevenzione e messa in sicurezza degli edifici in tutto il Paese, a partire ovviamente dai siti più a rischio e verificare la corretta realizzazione dei lavori e degli interventi sul territorio delle strutture pubbliche (a cominciare da ospedali e scuole), costruendo quella mappa delle pratiche illecite e delle strutture non più a norma da più parti invocata”.

“La mappatura del diverso grado di pericolosità sismica delle varie regioni italiane è pronta dal 2004, Con l’ eliminazione della categoria 4 che avrebbe permesso la costruzione senza l’utilizzo di norme antisismiche come avveniva in passato. Da allora, il testo è fermo nei cassetti del ministero delle Infrastrutture che, secondo le previsioni, dovrebbe portarlo a destinazione entro la fine dell’anno. E intanto la burocrazia italiana continua a frenare l’aggiornamento costante delle norme per la progettazione secondo criteri antisismici”: accusa Tullia Bevilacqua.

Francesco Peduto, presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, ha comunicato in questi giorni che : “In Italia almeno 24 milioni di persone vivono in zone ad elevato rischio sismico. La zona dell’Italia centrale colpita è riconosciuta come ad alto rischio sismico del resto come la quasi totalità della catena appenninica da nord a sud. Il rischio è più forte lungo l’Appennino e poi meno eclatante man mano che ci si allontana da esso. Ma non ci sono territori totalmente esenti.

In queste ore la notizia che per l’adeguamento sismico degli pubblici di tutta Italia serve una cifra sull’ordine di 50 miliardi , più una cifra sull’ordine di centinaia di miliardi per la messa in sicurezza degli edifici privati.

“Dopo il terremoto in Emilia Romagna, anche il centro studi del Consiglio nazionale degli ingegneri aveva provato a fare lo stesso conto, arrivando a una cifra altrettanto shock: quasi 94 miliardi di euro per mettere in sicurezza le abitazioni in tutte le aree a rischio sismico. E a fronte di un appello di un intervento straordinario di spesa pubblica nazionale già all’epoca del sisma in Emilia Romagna non s’è fatto ancora nulla, segno che in Italia siamo ben lontani da una cultura di prevenzione. Non si è ancora compreso che “prevenire è meglio che curare” e soprattutto costa meno”: ribadisce il segretario generale del sindacato Ugl Emilia-Romagna, Tullia Bevilacqua.