L’Italia è maglia nera in Europa sul fronte occupazione, dove la percentuale complessiva di occupati (60,5%) è la più bassa tra i 28 tranne che in Grecia, e dove il divario tra il numero di uomini e donne che lavorano (-20pp) è il maggiore ad eccezione di Malta. Ce ne ha parlato Tiziano Motti, eurodeputato della settima legislatura e presidente di Europa dei Diritti, sulla base dei Eurostat, che fanno il confronto rispetto all’ obiettivo Paese per Paese fissato per il 2020 (67%), che l’Italia non ha ancora raggiunto (-6,5pp). Va meglio, invece, sul fronte degli occupati tra i 55 e i 64 anni, passati in un solo anno a 46,2% del 2014 al 48,2% del 2016, che fanno posizionare l’Italia a metà classifica Ue (14esima). I Paesi al top per l’occupazione sono Svezia (80,5%), Germania (78%), Gran Bretagna (76,9%), Danimarca ed Estonia (76,5%) e Olanda (76,4%). Ad avere già raggiunto il loro target 2020 Germania, Estonia, Svezia e anche Lituania, mentre ad averlo quasi raggiunto (meno di 0,5pp) anche Repubblica ceca, Irlanda e Lettonia. La maglia nera va invece alla Grecia (54,9%), seguita dall’Italia insieme alla Croazia (60,5%) e dalla Spagna (62%). Virtuosi sul fronte del divario minimo tra il tasso di occupazione maschile e quello femminile Finlandia (-2,1pp), Lituania (2,4pp), Lettonia (4pp) e Svezia (4,2pp). Ultimi della classe Malta (27,8pp) e poi l’Italia (-20pp), Grecia (-18pp), Romania (-17,5pp) e Repubblica ceca (-16,6pp). Per gli occupati tra i 55 e i 64 anni, gli stati dove ne lavorano di più sono Svezia (74,5%), Germania (66,2%), Danimarca (64,7%) ed Estonia (64,5%), mentre Grecia (34,3%), Slovenia (36,6%), Lussemburgo (38,4%) e Croazia (39%) sono quelli dove meno si lavora in quella fascia d’età.