“La storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa.
Lo diceva Karl Marx e viene da ripeterlo oggi nel leggere sia i resoconti dell’assurda protesta inscenata ancora una volta dal collettivo Cua – sfociata nell’intervento delle forze dell’ordine all’interno dell’Università – sia gli azzardati commenti apparsi sui giornali, e non solo, che tirano in ballo il ’77. Ecco, stiamo attenti: non cadiamo nella farsa. Siamo di fronte a una protesta – violenta – che attacca la scelta di installare i tornelli all’ingresso di una biblioteca universitaria. Una scelta sacrosanta che non inficia in alcun modo il diritto allo studio e la possibilità di frequentare liberamente le strutture universitarie. Anzi. Non vedo oggi, come accadde invece 40 anni fa, un movimento che, seppur tra errori e scelte estreme, cercava di affermare una alternativa all’esistente. Tentativo che si spezzò per il ricorso alla violenza, a spese anche dell’ala creativa e libertaria.
Non mi sembra che le azioni di protesta prodotte oggi dal collettivo Cua siano state apprezzate dagli studenti. Appare piuttosto evidente il contrario, da parte degli studenti come da parte dei lavoratori dell’Università. Credo che non sia stato facile per il Rettore autorizzare l’ingresso delle forze dell’ordine all’Università: gli esprimo la mia solidarietà. Così come esprimo tutta la mia solidarietà alle migliaia e migliaia di studenti che ogni giorno studiano, frequentano le lezioni, sostengono esami, e che nulla hanno a che fare con azioni velleitarie e violente che invocano quasi la repressione per dare un senso alla loro esistenza”.