La costruzione di sei dighe pianificate in Amazzonia e lo sviluppo di altre infrastrutture alle sorgenti, nelle Ande peruviane, potrebbero avere conseguenze catastrofiche in tutto il bacino del Rio delle Amazzoni, minacciando la sicurezza alimentare di milioni di persone. L’allarme arriva da uno studio internazionale pubblicato sulla rivista Plos One.

Ce ne ha parlato  Tiziano Motti, l’eurodeputato al parlamento europeo della settima legislatura: “Stando all’indagine, l’effetto più drammatico che potrebbe verificarsi è il trattenimento, da parte delle dighe, di quasi 900 milioni di tonnellate di sedimenti. “Ci attendiamo una riduzione di 894 milioni di tonnellate di sedimenti che scendono a valle delle sei dighe”, di cui quattro dovrebbero sorgere in Perù e due in Bolivia, scrivono gli studiosi. La cifra corrisponde al 69% di tutti i sedimenti che vengono giù dalle Ande.

Le montagne delle Ande occupano solo l’11% del bacino del Rio delle Amazzoni, ma forniscono il 93% dei sedimenti e la maggior parte dei nutrienti trasportati dal fiume, evidenziano gli autori dello studio, secondo cui la riduzione “sarebbe catastrofica per la fauna selvatica della regione e per le innumerevoli comunità che fanno affidamento sul fiume per i loro bisogni agricoli”.

A diminuire, evidenziano i ricercatori, sarà anche l’apporto azoto (-23%) – con conseguenze negative sulla fertilità delle terre e la produzione agricola – e del fosforo (-51), il che comporterà un calo dell’abbondanza di fitoplancton e dei pesci che se ne nutrono.