C’è anche il Comune di Reggio Emilia tra le realtà d’eccellenza premiate ieri al Premio Urbanistica, il concorso indetto dalla rivista scientifica dell’Istituto nazionale di Urbanistica che dal 2006 seleziona i progetti preferiti dai visitatori di Urbanpromo, l’evento nazionale di riferimento per la rigenerazione urbana organizzato dall’Inu e da Urbit. A ritirare il premio, per conto del Comune, è stata la dirigente del servizio Rigenerazione e Qualità Urbana Elisa Iori.

La premiazione si è svolta alla Triennale di Milano: il Comune di Reggio Emilia è risultato tra i più votati nella categoria “Nuove modalità dell’abitare e del produrre”, grazie al Protocollo d’intesa per la valorizzazione del lavoro in territorio agricolo, siglato con associazioni di categoria, Regione, Camera di Commercio, Consorzio di Bonifica, Enti di formazione, e associazione Slow Food. Questo progetto, insieme a quelli presentati, sarà inoltre presentato all’interno di una una specifica pubblicazione distribuita con URBANISTICA, la storica rivista dell’Inu fondata nel 1933.

Il Protocollo d’intesa è parte integrante delle linee di mandato e si è posto l’obiettivo di restituire all’agricoltura il ruolo di ‘infrastruttura’ di primaria importanza nella pianificazione della città, con piena dignità nella filiera dello sviluppo economico, nella creazione di lavoro e nella tutela di suolo e paesaggio.

In questo quadro, il Comune di Reggio Emilia ha dapprima semplificato la normativa per agevolare e sostenere il lavoro agricolo e i progetti di agricoltura periurbana, successivamente ha cancellato, con la variante in riduzione, oltre un milione e 360.000 metri quadrati di aree urbanizzabili in territorio agricolo, corrispondenti a 630 alloggi, ovvero il 30 per cento delle previsioni residenziali per nuove aree di trasformazione restituendo queste aree a funzioni agricole.

“La Variante in riduzione e la semplificazione delle procedure per le aziende agricole – dice l’assessore alla Rigenerazione urbana e del territorio Alex Pratissoli – esprimono una precisa idea di città, in grado di crescere e svilupparsi rigenerando se stessa, ovvero all’interno dei confini del già costruito. Gli strumenti di programmazione di una città devono non solo essere impiegati per promuovere e sostenere politiche di rigenerazione urbana, ma anche tener conto e includere le aziende agricole, occuparsi di terreni coltivati e di sovranità alimentare. Per fare questo occorre rivedere la visione urbanocentrica che la pianificazione ha avuto in questi anni, consegnando all’agricoltura lo spazio che merita nelle politiche di sviluppo e nei piani di utilizzo del territorio. E in questo senso sono state concepite la variante al Regolamento urbanistico edilizio che favorisce le attività delle aziende agricole e la variante in riduzione. Occorre infatti togliersi dall’idea bucolica del territorio rurale, studiato e considerato fino ad oggi soprattutto attraverso il linguaggio del paesaggio, e considerare l’agricoltura per ciò che veramente è, ovvero un settore economico fatto di innovazione e imprese, spesso eccellenze uniche nel panorama mondiale. Così facendo si rafforza anche la resistenza del tessuto rurale alle pressioni esercitate dalla città e il ruolo degli agricoltori si afferma come principale soggetto col quale condividere la valorizzazione, anche paesaggistica, del territorio rurale”.