Contro la proposta della Commissione europea di tagliare drasticamente le risorse per le politiche di coesione, l’Emilia-Romagna ha rivendicato da tempo la necessità di aumentare le risorse per la cooperazione fra Regioni, per l’innovazione e per le risorse umane. Su questa posizione si sono ritrovati il Governo, le Regioni italiane e le principali reti di Regioni europee. Se ne è parlato nel convegno “La politica di coesione per il futuro dell’Europa”, che si svolto oggi a Bologna, per discutere e fare proposte sulle possibili priorità di investimento del bilancio dell’Unione europea dopo il 2020.

Tra gli interventi quello di Eleni Marianou, segretario generale della Conferenza delle Regioni periferiche marittime, Tom Schulpen, direttore dei Programmi europei della Provincia di Nood Brabant (Vanguard Initiative), Stefan Pan, vice presidente di Confindustria e presidente del Consiglio di rappresentanze regionali e per le politiche di coesione territoriale, Peter Berkowitz, della Direzione generale per la Politica urbana e regionale, Claudio De Vincenti, ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno, Maria Ludovica Agrò, direttore generale dell’Agenzia per la coesione territoriale.
“Le istituzioni locali devono indicare una prospettiva per il futuro delle politiche europee di coesione– ha scandito il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, intervenendo al convegno– dobbiamo far comprendere quanto siano state importanti queste risorse negli anni della crisi. E’ fondamentale ascoltare la voce dei territori, ai quali l’Europa deve guardare per politiche di innovazione, crescita dell’occupazione e coesione sociale”.
La Commissione europea sta infatti definendo in questi mesi la propria proposta per la dotazione finanziaria per il periodo 2021-2027, e già all’inizio di maggio presenterà il proprio piano al Parlamento europeo. Forte è la spinta alla riduzione della quota di risorse destinate alla Politica di Coesione, che rappresenta una delle voci di spesa più importanti del bilancio comunitario (attualmente 1/3) e, parallelamente, alla centralizzazione intesa sia come aumento della quota di risorse gestite direttamente dalla Commissione europea sia come centralità degli Stati nel negoziato sui Fondi Strutturali e di Investimento europei. Da questi timori è partito il massiccio lavoro delle Regioni in questi mesi, con l’Emilia-Romagna in testa.
“Nell’economia aperta le Regioni contano più di prima, devono avere voce per dire cosa intendono per sviluppo, uno sviluppo basato sul lavoro- ha detto l’assessore regionale alle Politiche europee allo sviluppo, Patrizio Bianchi-. Le politiche di coesione servono per tenere unita l’Europa e devono coinvolgere tutte le Regioni, anche quelle come l’Emilia-Romagna che ha dimostrato di sapere usare molto bene i fondi europei. In questi anni abbiamo lavorato ad una politica di fortissima aggregazione europea, abbiamo creato la rete Vanguard che unisce le Regioni avanzate d’Europa, siamo protagonisti della rete che coinvolge le regioni periferiche e marittime, e che si occupa delle politiche del Mediterraneo e dell’Adriatico”.
Nel videomessaggio inviato per l’occasione la Commissaria europeo per la Politica regionale, Corina Cretu, ha sottolineato l’importanza della Politica di Coesione per la crescita e lo sviluppo armonioso dell’intera Unione, a beneficio dei cittadini. “La Politica di Coesione è espressione concreta della solidarietà e sono lieta del sostegno dell’Italia- ha spiegato Cretu-. La Regione Emilia-Romagna ha una capacità di mobilitazione delle imprese e di progettazione che la porta ad essere terza in Europa per numero di progetti candidati sui bandi usciti e prima per progetti sull’asse innovazione e ricerca. La vostra politica è la migliore risposta al prosieguo delle politiche di coesione post 2020”.
“Le politiche di coesione devono avere risorse adeguate, in modo da poter coinvolgere tutte le regioni, perché la politica di coesione non ha solo un ruolo compensativo ma serve per favorire la crescita di tutte le aree del nostro continente- ha detto il ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno, Claudio De Vincenti-. Nonostante la Brexit pensiamo che i Paesi europei debbano continuare a contribuire in modo adeguato per continuare a finanziare le politiche di coesione”.

La politica di coesione in Emilia-Romagna
Nel periodo di programmazione 2014-20, la Regione è titolare di tre programmi operativi regionali cofinanziati dai Fondi strutturali di investimento europei (SIE) per 2,5 miliardi di euro (di cui circa il 50% di fonte europea). Risorse che finanziano politiche strategiche per la formazione e l’occupazione, per la competitività e l’innovazione del sistema economico-imprenditoriale e per lo sviluppo del sistema agroalimentare del territorio.
In questo quadro la Regione Emilia-Romagna e le Regioni partner nelle reti europee intendono rilanciare la Politica di coesione quale leva per lo sviluppo equilibrato di tutti i territori dell’Unione, valorizzando una cooperazione tra territori più fragili e territori più forti, che consenta a tutti di beneficiare dei vantaggi della globalizzazione e condividerne i costi. Un tipo di cooperazione che deve passare attraverso un nuovo protagonismo delle Regioni, in grado di interpretare i bisogni dei cittadini e delle comunità locali e di programmare le risorse valorizzando gli asset territoriali.