Un ponte di pace tra Reggio Emilia e la Bosnia Erzegovina in nome del dialogo interculturale, della coesione e della cooperazione internazionale: un ponte che si può costruire anche attraverso la conoscenza, lo scambio e il confronto della cultura del cibo e della buona cucina.

Da questa base, prende il via il prossimo 3 aprile l’attività ‘Pasta e Pita di Pace’ promossa dal Comune di Reggio Emilia e Iscos Emilia-Romagna, con il patrocinio dell’ambasciata italiana in Bosnia-Erzegovina e la collaborazione di cooperativa Madre Teresa e Cisl Emilia centrale insieme a diverse associazioni del territorio.

L’iniziativa si inserisce nel quadro di un più ampio percorso di memoria e ricostruzione storica del conflitto che, negli anni Novanta, ha colpito il Paese balcanico; fa inoltre parte delle iniziative promosse dal Comune di Reggio Emilia in collaborazione con Mondinsieme, nell’ambito del progetto europeo Liaise 2 di cui l’Amministrazione comunale è partner, per confrontarsi su come prevenire e contrastare i radicalismi come fenomeni sociali che rischiano di attecchire in diversi contesti sociali, politici o religiosi.

Un dialogo tra culture gastronomiche diverse, che farà da sfondo a un percorso di conoscenza tra le realtà coinvolte: protagoniste le redzore del laboratorio gastronomico Mani in Pasta e alcune donne bosniache dell’associazione Jadar di Konjevic Polje, che per alcuni giorni lavoreranno insieme scambiandosi conoscenze e competenze in ambito culinario.

L’iniziativa, che si svolgerà dal 3 all’8 aprile, segue l’incontro promosso dal Comune di Reggio Emilia nell’ambito di Primavera senza razzismo, con due importanti testimoni della guerra di Bosnia-Erzegovina come Bakira Hašečić, presidente dell‘associazione Donne vittime di guerra, e l‘architetta e traduttrice Kanita-Ita Fočak che, incalzate dallo scrittore Luca Leone, hanno raccontato le loro terribili esperienze legate al genocidio e all’assedio di Sarajevo. Dopo questa tappa, il percorso prevede l’arrivo a Reggio Emilia di altre delegazioni da Sarajevo, con Selma Hadžihalilović e le responsabili del Centro dei Diritti delle Donne di Zenica in maggio e il gruppo Spid Club per le para-olimpiadi dei giochi del Tricolore in luglio.

“Questa iniziativa, promossa grazie alla collaborazione con Iscos Emilia-Romagna, è parte di un percorso di dialogo e approfondimento che vede il coinvolgimento della Fondazione Mondinsieme e di alcune associazioni giovanili per ragionare di come i radicalismi e gli identitarismi hanno portato al conflitto nei Balcani producendo una frattura non soltanto tra Paesi ma tra persone che erano abituate a convivere assieme – ha detto l’assessore alla Città Internazionale Serena Foracchia nel corso della conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa – Poter incontrare parte dell’associazionismo che è impegnato in una difficile opera di ricostruzione del tessuto sociale rappresenta un momento rilevante che vogliamo aprire alle nuove generazioni che sono nate durante il conflitto. Questo percorso di cooperazione internazionale non è soltanto un viaggio all’interno di una ferita ancora aperta nel cuore d’Europa ma rappresenta un momento di scambio in grado di lasciare un segno, grazie anche all’incontro con figure della società civile che – prima e dopo la guerra – hanno scelto di impegnarsi direttamente per ricostruire coesione e convivenza”.

IL PROGETTO ‘PASTA E PITA DI PACE’ – L’inclusione sociale parte dalla conoscenza dell’altro e dallo scambio culturale di competenze umane e professionali. Mani in Pasta, il progetto femminile di formazione al lavoro per persone in difficoltà promosso dalla cooperativa sociale Madre Teresa, ha risposto all’invito fatto alcuni mesi fa durante una visita a Reggio Emilia dall’associazione Jadar, formata da donne sopravvissute al genocidio di Srebrenica, facendosi portavoce dell’esperienza gastronomica reggiana e aprendosi al territorio bosniaco, per favorire uno sviluppo formativo che parta dall’acquisizione delle principali tecniche di produzione di pasta fresca. Il progetto, unico nel suo genere, vede come partner di azione Iscos Emilia-Romagna, la realtà di cooperazione internazionale promossa dalla Cisl regionale, che da più di quindici anni lavora in Bosnia Erzegovina con organizzazioni della società civile per favorire i diritti umani e sostenere i gruppi marginali e più deboli.

L’obiettivo di questo incontro è quello di coniugare due aspetti differenti ma ugualmente importanti. Il primo è segnato da una visione culturale delle attività, caratterizzata dallo scambio di esperienze, conoscenze e capacità femminili presenti nelle rispettive realtà territoriali. Il secondo aspetto è di carattere più umanitario e riguarda il difficile passato di entrambi i gruppi di donne che si conosceranno personalmente.

Il 3 aprile da Reggio Emilia partirà dunque alla volta di Konjevic Polje, nel nord est della Bosnia, vicino a Srebrenica, una delegazione formata da Ann Osariemen e Stefana Elena Rozalia del Laboratorio gastronomico Mani in Pasta, Francesco D’Orsa (cooperativa Madre Teresa), Joy Francisca (tirocinante), Francesco Bini (Cisl Emilia Centrale), Andrea Cortesi (Iscos Emilia-Romagna) e Debora Malaponti (associazione Bosnia Oltre i Confini di Piacenza).

Oltre al laboratorio con l’associazione Jadar, il gruppo visiterà anche le città di Sarajevo e Zenica e incontrerà i referenti delle diverse associazioni per i diritti civili impegnate sul territorio, nonché l’ambasciatore italiano in Bosnia Erzegovina Nicola Minasi.

“Il viaggio in Bosnia rappresenta prima di tutto un incontro umano finalizzato alla condivisione di esperienze di vita, soprattutto se mettiamo al centro le storie difficili delle donne coinvolte – ha affermato Barbara Cabassi, responsabile del laboratorio Mani in Pasta – Poter vedere le nostre mamme rivestire il ruolo di formatrici, tramandando i segreti della tipica cucina emiliana, ci riempie il cuore di gioia perché rappresenta il risultato di un percorso cooperativo che stiamo intraprendendo con tanta passione e determinazione. Sarà prezioso anche per noi, grazie alla collaborazione dell’associazione Jadar, poter conoscere da vicino le tradizioni culinarie di un popolo che ha sofferto così tanto e che necessita di un incontro di amicizia fraterna”.

“Vivremo delle giornate davvero emozionanti – ha spiegato Andrea Cortesi di Iscos Emilia-Romagna – Sarà un laboratorio per la Pace straordinario, con tante donne di diverse comunità e culture che condivideranno con noi, attraverso il pretesto della cucina, le loro storie, vite, culture e tradizioni, dai Balcani all’Italia passando per l’Africa, che fa parte del vissuto di alcune delle donne in viaggio con la delegazione. Saremo ospitati da donne musulmane, cattoliche e laiche, attiviste dei diritti umani e contadine. Sarà un laboratorio multi-culturale sotto tanti punti di vista. Troveremo donne che hanno perso le loro famiglie, i loro figli, mariti e fratelli durante il genocidio, altre che hanno vissuto per anni in campi di prigionia e concentramento. È molto difficile ricostruirsi una vita dopo questo tipo di violenze e umiliazioni: molte di loro lo stanno facendo, recuperando fiducia in sé stesse, a volte cercando di costruirsi una nuova famiglia, nuove amicizie, recuperando le proprie terre con l’attività agricola e con il lavoro. Non a caso in questi anni, come Iscos e Cisl, abbiamo cercato di accompagnare queste ‘rinascite’, che rappresentano dei veri e propri ritorni alla vita”.