Da febbraio a giugno, l’Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna, con il patrocinio dell’Università di Bologna, ospiterà un ciclo di dieci lezioni a cadenza bimensile interamente dedicato al  tema “Mediterraneo”, alle 17, presso la Sala di Ulisse (Via Zamboni, 31 – Bologna), a cura di Fulvio Simoni dell’Alma Mater.

Crocevia di incontri e di scambi fra popoli, il Mediterraneo è stato da sempre lo spazio più dinamico di interazione e di scontro tra società, culture e religioni diverse ed è oggi polo attrattore di popoli in fuga da guerre e carestie, nonché teatro di tragedie umane che mettono di fronte a una prova difficile l’Italia e l’intera Comunità europea.

Il ciclo di conferenze sarà inaugurato giovedì 14 febbraio da Andrea Giardina, storico dell’Antichità, Linceo e Vice Presidente della Scuola Normale di Pisa, che interverrà sull’origine e sulle trasformazioni subite dal mito del Mare nostrum dai romani fino alla grandeur mussoliniana in chiave coloniale e antibritannica.

Giovedì 21 febbraio, sarà la volta di Maurice Aymard, allievo del grande Fernand Braudel e suo successore alla Maison des Sciences de l’Homme e alla Sorbonne. Il titolo della sua conferenza sarà Fra passato remoto e incertezze del futuro: le dinamiche di lungo periodo del Mediterraneo.

Giovedì 14 marzo, il centro dell’attenzione verrà spostato sull’economia: Patrizio Bianchi, docente e già Rettore dell’Università di Ferrara, attualmente assessore della Regione Emilia-Romagna, interverrà sul Mediterraneo, inteso come risorsa umana e risorsa economica per un paese come l’Italia che sembra aver dimenticato la propria vocazione storica.

Giovedì 28 marzo, Nicola Labanca, docente di storia dell’età contemporanea all’Università di Siena, parlerà dell’Oltremare novecentesco, del mito dell’italica “quarta sponda”, dell’ideologia del “posto al sole” scandita al ritmo di “Tripoli bel suol d’amor”.

Un altro storico, in questo caso dell’età moderna, Giovanni Ricci, dell’Università di Ferrara, giovedì 11 aprile parlerà del pericolo turco, vero o percepito, come venne vissuto nella prima Età moderna: una specie di ossessione che tra Quattro e Settecento ha abitato il Mediterraneo e l’Europa, senza tuttavia impedire proficui scambi culturali e commerciali, nonché alleanze militari imbarazzanti che, depotenziando il mito della crociata anti-turca, finivano per indebolire il fronte della “cristianità”.

A Massimo Cacciari, già professore presso l’università San Raffaele, socio Linceo e della nostra Accademia, venerdì 26 aprile, toccherà il compito di affrontare un tema al centro del dibattito pubblico riguardante il Mediterraneo attuale: i migranti, le politiche dell’Italia e dell’Europa.

Giovedì 9 maggio, Lucio Caracciolo, direttore di “Limes”, docente alla LUISS tra i massimi esperti di relazioni internazionali e di geopolitica, proporrà agli intervenuti una riflessione a tutto campo sul quesito Di chi è il Mediterraneo? analizzando le politiche imperiali di vecchie e nuove potenze in un’area in cui l’Italia, per posizionamento geografico e per forza commerciale, sembra mostrare un atteggiamento passivo e inerte per la colpevole latitanza di una politica estera efficace.

Giovedì 16 maggio, Massimo Livi Bacci, tra i più autorevoli demografi italiani, già docente all’Università di Firenze e  socio dell’Accademia Nazionale dei Lincei, terrà una conferenza su Il Mediterraneo e la faglia demografica. Nel suo intervento descriverà le disparità dell’andamento demografico dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo, si soffermerà sulla loro possibile evoluzione e accennerà alla diaspora musulmana verso il Nord.

Giovedì 30 maggio, sarà un grande storico dell’Età moderna, Adriano Prosperi, già professore all’Università di  Bologna e alla Scuola Normale di Pisa, a parlare del Lamento dell’Europa. In particolare Prosperi si soffermerà sull’analisi del nuovo tipo di barbarie che scaturisce dalle tante identità (etniche, religiose e perfino razziali) cresciute e sapientemente coltivate e blandite in questo inizio di terzo millennio dai tanti imprenditori della paura che fanno leva sui principi di “radici”, “etnicità”, “nazione” e “nazionalità”.

 

Toccherà a Luciano Canfora, già professore di Filologia classica all’Università di Bari e socio Linceo, giovedì 6 giugno, chiudere il ciclo di lezioni con un intervento intitolato Mediterraneo: lo stagno delle rane. Muovendo da una celebre frase di Platone, secondo cui il Mediterraneo è solo una piccola parte della terra in cui «abitiamo come formiche o rane intorno a uno stagno», Canfora, con un occhio rivolto al presente, affronterà il tema delle cesure, delle lacerazioni e dei contrasti che hanno caratterizzato la storia del Mediterraneo nel corso dei millenni.