Raccontare il contributo delle donne alla vita sociale, economica e culturale della comunità modenese. Con questo obiettivo Roberta Pinelli, fino al 2017 docente e dirigente scolastico del liceo “Sigonio” di Modena, ha svolto una minuziosa indagine dalla quale è scaturito il primo “Dizionario biografico delle donne modenesi” (edizioni Elis Colombini, nelle librerie, prezzo 25 euro) che sarà presentato venerdì 8 marzo alle ore 12 nella sala del Consiglio della sede della Provincia di Modena (viale Martiri della Libertà 34) con un incontro pubblico nell’ambito della Giornata internazionale della donna.

Oltre all’autrice, interverranno Gian Domenico Tomei, presidente della Provincia,  e Caterina Liotti, consigliera provinciale con delega alle Pari opportunità, Barbara Maiani, consigliera di parità della Provincia, rappresentanti delle associazioni, Barbara Bellentani, rappresentante del Comitato unico di garanzia dell’ente.

«La storia in generale, quindi anche modenese – sottolinea Pinelli – non sempre tiene nella dovuta considerazione il contributo delle donne. In realtà le donne sono state protagoniste, quanto gli uomini, in tutti i settori dall’antichità ai giorni nostri», mentre Liotti nella prefazione parla di «ricerca di una strada comune delle donne, segnata da molti passaggi nel cammino ancora da compiere verso la piena libertà».

Dalla consultazione di testi a stampa, giornali e riviste locali, cronache cittadine, biografie e autobiografie, sono scaturite 2355 biografie, corredate da 600 immagini, raccolte in 530 pagine.

Nel libro, introdotto da una riflessione di carattere storico sulla condizione delle donne dall’antichità al Novecento,  ci sono imprenditrici, nobildonne e donne del popolo, musiciste, pittrici, religiose, sante, donne politiche, partigiane, scienziate e insegnanti, guaritrici, vittime dell’Inquisizione e di femminicidio.

Donne famose, da Matilde di Canossa a Virgina Reiter,  imprenditrici come Odette Gualdi Barbieri, tra le protagoniste della nascita dell’industria tessile carpigiana, oppure Adelaide Rinaudi (suor Gertrude) che durante la seconda guerra mondiale nascose diversi partigiani nell’ospedale di Pavullo, ma spesso donne, evidenzia l’autrice «che hanno lasciato un segno le cui tracce sono conservate esclusivamente come un ricordo privato; se ripercorriamo la storia delle donne ci rendiamo conto che fino agli anni 70 del secolo scorso, le donne nella storia è come se non ci fossero».

La ricerca vuole contribuire a fare uscire dal silenzio tante donne che hanno fatto la storia di Modena.