Foto: Enrico Alessandro Rossi

Nuova vita per i Chiostri di San Pietro, complesso monumentale capolavoro del Cinquecento, che domani, sabato 23 marzo, riapre le porte alla città dopo un importante intervento di recupero e valorizzazione che lo restituisce a pieno titolo al tesoro dei luoghi pubblici di maggior interesse del centro storico di Reggio Emilia. Non solo per i restauri realizzati nei due chiostri in cui si articola l’ex monastero benedettino e che ora ne permettono il pieno utilizzo per eventi, mostre e spettacoli, ma anche per l’insediamento, nell’area di pertinenza del convento, di un nuovo corpo di fabbrica, sede del Laboratorio aperto urbano.

Foto: Enrico Alessandro Rossi

I chiostri riaprono quindi non solo mettendo in mostra tutto il loro splendore e le proporzioni architettoniche stabilite da Giulio Romano che li caratterizzano, ma anche offrendo nuove funzioni e opportunità di socialità e innovazione a favore del territorio. Il nuovo Laboratorio aperto urbano, costruito in sostituzione di un edificio di fabbricazione relativamente recente e incongruo rispetto al complesso (bassi servizi di vecchi casermaggi), diviene infatti sede di attività di sperimentazione e innovazione sociale e digitale a favore della comunità.

Da un lato quindi i Chiostri di San Pietro sviluppano la propria vocazione ad essere polo culturale-espositivo e attrattivo di rilievo internazionale, dall’altro con la nascita del Laboratorio urbano aperto si proiettano nella contemporaneità dando vita a un luogo di partecipazione e confronto tra gli attori dei territori, in una logica di innovazione allargata e diffusa, che comprende l’Innovazione sociale e digitale, la partecipazione e la creatività.

Il complesso del Convento benedettino dei Santi Pietro e Prospero, denominato comunemente Chiostri di San Pietro, è infatti sede consolidata di importanti manifestazioni artistiche e culturali di grande importanza per Reggio Emilia, quale il Festival Fotografia Europea. Dalla sua riapertura alcuni anni fa per iniziativa del Comune, l’antico complesso monastico si configura quale attrattore ad altissimo potenziale e con considerevoli margini di sviluppo, grazie all’ampia dotazione degli spazi e alla posizione nodale nel centro storico, all’interno della rete degli “attrattori” culturali della città: Palazzo dei Musei, Chiostri di San Domenico, Palazzo da Mosto, Palazzo Magnani.

Foto: Enrico Alessandro Rossi

Il complesso monumentale, sotto la titolarità, la gestione e l’iniziativa del Comune, è destinato a spazi per eventi culturali temporanei, mostre e spettacoli e a spazi polifunzionali. E va arricchendosi, con il nuovo Laboratorio aperto urbano, di una nuova vocazione che ne conferma per l’oggi e il futuro la centralità secolare nella vita della città.

HANNO DETTO

“Riconsegniamo alla città un grande patrimonio che i reggiani potranno vivere e apprezzare sempre più e ora, grazie all’intervento, per 12 mesi all’anno – ha detto stamane il sindaco Luca Vecchi illustrando i restauri alla stampa – Questo spazio rinnovato tiene insieme la cultura, la socialità e la storia di Reggio e con questo recupero ha fatto un grande salto di qualità rispetto al suo essere una polarità attrattiva del territorio capace di ospitare tantissimi eventi ed essere luogo della sperimentazione sociale e della creatività. Ieri, 21 marzo, era uno dei giorni di festa dedicati San Benedetto, patrono d’Europa, e oggi noi parliamo della riconsegna alla città di questo complesso benedettino, per testimoniare quanto Reggio sia aperta all’Europa e alla cultura europea”.

“Questo recupero è l’esito di anni di lavoro in cui abbiamo ragionato su come ripensare questo spazio per farlo interagire con la città – ha aggiunto Valeria Montanari, assessora a Partecipazione, cura dei quartieri e Agenda digitale – Tutti noi europei dobbiamo tantissimo ai Benedettini che hanno salvato la cultura europea e hanno permesso alla cultura antica di giungere alla contemporaneità. Dobbiamo essere loro grati per aver realizzato, attraverso i monasteri, una rete di luoghi depositari del sapere che hanno concesso alla cultura di essere replicata e diffusa. I Benedettini sono stati anche depositari di innovazione, anche scientifica, vocazione che noi oggi riproponiamo con il Laboratorio aperto urbano. Questa operazione di restauro non si è curata infatti solo del contenitore, ma anche del suo contenuto poiché, con grande lungimiranza, i fondi regionali utilizzati prevedevano anche il sostegno a progetti per proiettare l’innovazione sociale sulla città”.

Alla visita ai nuovi Chiostri hanno partecipato anche il direttore dell’Area Competitività e innovazione sociale Massimo Magnani, il direttore dell’Area Servizi alla persona e della Biblioteca Panizzi Giordano Gasparini, la dirigente comunale del Servizio Comunicazione e Relazioni con la città Nicoletta Levi e il progettisti, architetto Andrea e ingegner Maurizio Zamboni.

LE GIORNATE DI APERTURA E L’INSTALLAZIONE PERMANENTE

In occasione dell’apertura, domani, sabato 23 marzo e domenica 24 marzo (e nuovamente sabato 30 e domenica 31 marzo) i Chiostri saranno visitabili dalle 10 alle 19 con accesso libero per consentire alla città di ammirare questo spazio a lungo chiuso al pubblico e di partecipare alle iniziative in programma per le giornate inaugurali.

In particolare sarà possibile vedere l’installazione multimediale dedicata ai Chiostri e alla storia benedettina che accompagna il visitatore nei nuovi spazi restaurati e propone “un’immersione visiva” all’interno della storia dei Chiostri benedettini. L’installazione, che sarà permanente all’interno del complesso, sarà presentata domani (dalle 10 alle 12.30) con visita guidata dai curatori Carlo Baja Guarienti e Roberto Marcuccio.

L’INTERVENTO

L’intervento di restauro, recupero e rifunzionalizzazione dei Chiostri, di proprietà comunale, ha comportato il restauro del complesso monumentale al piano rialzato e in parte del piano terra; la ristrutturazione dell’ex scuderia settecentesca; la realizzazione di un nuovo corpo di fabbrica al posto dei corpi di servizio di minore valore; la riqualificazione delle aree cortilive esterne; il restauro delle facciate della ex casema Taddei.

Il progetto di restauro e recupero funzionale ha messo questi spazi nelle condizioni di essere attivi e fruibili per tutto l’anno e di ospitare attività permanenti sia di carattere culturale che di innovazione tecnologica e sociale, come previsto dal programma regionale di finanziamento che ha sostenuto questo progetto. L’intervento è stato occasione per ripensare anche i percorsi di accesso e superare le barriere architettoniche.

I DUE CHIOSTRI

L’edificio antico, destinato a spazi per eventi culturali temporanei, mostre e spettacoli e a spazi polifunzionali, è stato dotato, nelle parti recuperate, di impiantistica e nuovi infissi, che ne consentono la fruibilità anche nel periodo freddo. Per rispettare il più possibile la storia del luogo, i ventilconvettori installati sono caratterizzati da uno stile che li rende più simili a mobilio che a dotazione tecnologica e sono realizzati in ottone brunito, così come le porte, che in questo modo presentano un effetto invecchiato consono all’insieme in cui si trovano.

Nei due chiostri le pavimentazioni sono state realizzate ex novo con pianelle in cotto fatte a mano e stuccature a calce con cocciopesto, secondo tecniche antiche atte a ricreare lo spirito della pavimentazione preesistente (chiostro grande, stanze espositive, sala delle colonne, bookshop e nella biglietteria). Nel chiostro piccolo sono invece state colmate le lacune esistenti con la posa di pianelle di recupero, secondo un approccio filologico.

Il piano terra è stato destinato ad ospitare il blocco dei servizi igienici e degli spogliatoi (funzionali agli eventi temporanei) e i locali tecnici. L’accesso avviene attraverso un nuovo ascensore e da un accesso a livello del cortile.

Nei chiostri piccolo e grande è stata adottata un’illuminazione a stripled a scomparsa sulle cornici, che garantisce una luce calda e diffusa senza che venga evidenziata direttamente la fonte luminosa. L’intervento ha compreso anche il restauro dell’antico pozzo al centro del chiostro piccolo.

L’EX SCUDERIA

La palazzina settecentesca, che si trova sul lato est in posizione arretrata rispetto alla Via Emilia e che un tempo era destinata a scuderia, è stata ristrutturata con un approccio “di minima” teso a valorizzare, seppure nella sua semplicità, il manufatto esistente senza apportarvi modifiche sostanziali che ne avrebbero potuto snaturare la configurazione. L’intervento ha comportato la revisione ai piani terra e primo della suddivisione degli spazi con la demolizione di pareti divisorie, il rifacimento delle finiture e degli impianti, il consolidamento statico di murature e coperture. L’edificio si trova in continutià con il nuovo laboratorio aperto e ne costituisce un’estensione altrettanto destinata a ospitare spazi di innovazione.

LE AREE CORTILIVE E I NUOVI ACCESSI

Le aree cortilive sono ora concepite come un nuovo spazio pubblico,“permeabile” alla città in ogni giorno della settimana, e attrezzato a giardino aperto al pubblico passaggio in determinati orari, con distese all’aperto, sedute e vegetazione ombreggiante.

Il tracciato, che attraversando le aree cortilive da nord a sud collega via Emilia San Pietro a viale Monte San Michele, sarà infatti percorribile negli orari di apertura dei Chiostri, permettendo così la creazione di nuove connessioni all’interno della città.

Negli spazi all’aperto sono stati piantumati 12 platani adulti, mentre alcuni muri perimetrali sono dotati di verde ‘verticale’. Sono state inoltre installate sedute e corpi illuminanti in sospensione nella zona prospiciente il laboratorio e lanterne su palo o a muro nel cortile di ingresso, secondo un disegno contemporaneo che rimanda tuttavia a elementi visivamente consolidati nella tradizione. La pavimentazione è di tipo calcestre con miscela di frantumato di cava con coloritura chiara e stabilizzato a base terrosa, un materiale completamente naturale, drenante ma resistente anche in caso di accesso dei mezzi di sicurezza.

IL NUOVO CORPO DI FABBRICA/LABORATORIO APERTO URBANO

Nelle vicinanze del corpo monumentale sorge il Laboratorio Aperto Urbano, edificio di nuova costruzione, pensato per ospitare, in modo coerente e funzionale, attività di innovazione. Il nuovo edificio è stato realizzato in sostituzione di superfetazioni precedenti prive di qualsiasi valore storico-testimonale, “ricalcandone” tuttavia il sedime e il volume senza dunque determinare un eccessivo impatto volumetrico rispetto al contesto storico.

Gli spazi nuovi sono stati concepiti per essere flessibili e modulari e per questo in grado di conformarsi a progressive esigenze e diverse attività. Inoltre rispondono a una duplice funzione: quella privata, ad uso esclusivo di coloro che useranno lo spazio laboratoriale per lavorare, e quella pubblica, nell’ambito della quale favorire momenti di interazione e processi di contaminazione multidisciplinare.

Nel nuovo fabbricato sono stati prescelti materiali contemporanei e naturali impiegati secondo una logica compositiva sobria e minimale: listellature in legno di iroko, pavimenti in calcestruzzo industriale, compensato marino in okumé in parapetti e pannellature interne. Pannelli in policarbonato e controsoffitti garantiscono prestazioni altamente performanti dal punto di vista acustico e termico.

Il nuovo corpo di fabbrica prevede: uno spazio di co-working e di lavoro collaborativo; tre spazi labspace da dedicare alla sperimentazione di tecnologie e software, al lavoro collaborativo; tre spazi di riunioni e meeting, uno spazio per momenti di aggregazione e assembleari; una caffetteria aperta al pubblico.

Al nuovo corpo di fabbrica è connessa la palazzina settecentesca delle ex Scuderie (nelle sue diverse destinazioni nei secoli, l’area è stata anche caserma dell’esercito), restaurata e ora parte delle dotazioni del Laboratorio Aperto Urbano.

La sede del Laboratorio si estende complessivamente (edificio contemporaneo e palazzina settecentesca) su una superficie circa mille metri quadrati.

La costruzione del Laboratorio Aperto Urbano (Lau) rappresenta un passo importante verso la realizzazione della strategia di sviluppo urbano sostenibile della città di Reggio Emilia, in particolare per quanto riguarda lo sviluppo e la diffusione del modello reggiano di innovazione sociale. Le attività e i servizi che caratterizzeranno il Lau potenzieranno la vocazione di Reggio Emilia all’innovazione collaborativa e alla sperimentazione di soluzioni coerenti con le esigenze dei territori, co-gestite dalle comunità di riferimento e in grado di migliorare la qualità della vita delle persone.

Nel Laboratorio aperto urbano:

• tutti gli attori dell’innovazione sociale e digitale troveranno occasioni per confrontarsi, collaborare e costruire sinergie operative e strategiche. Il Lau sarà la ‘casa e la macchina’ dell’ecosistema locale dell’innovazione sociale e digitale, il luogo che favorirà l’incontro tra competenze per generare soluzioni creative e trasformazioni sociali;

• si sperimenteranno nuove soluzioni in termini di servizi, prodotti e processi. A partire da casi concreti sia in ambito pubblico che privato, il Lau potrà validare e prototipare le idee, contribuendo a generare occasioni di lavoro e a favorire la nascita di nuove imprese e modelli di impresa sociale;

• sarà sede di attività culturali e formative per sensibilizzare e diffondere negli attori locali, e non solo, l’approccio alla collaborazione e all’innovazione sociale, l’importanza delle tecnologie per aumentare l’impatto stesso dell’innovazione e la validità del confronto fra saperi, culture e competenze diverse.

  • rispetto alla pubblica amministrazione, il Lau consentirà di mettere a sistema le esperienze di innovazione sociale che in questi anni l’Amministrazione comunale ha sperimentato nel rapporto con i territori e i suoi protagonisti, diventando un laboratorio di ricerca e sviluppo dei prototipi in termini di scalabilità sia territoriale che di potenzialità di innovazione e immissione nel mercato dei servizi; sarà quindi un “hub” dell’ecosistema dell’innovazione sociale del territorio e nodo di un network regionale, nazionale e internazionale che consentirà ai progetti reggiani di misurarsi e entrare in relazione con le best practices di altri territori; sarà ispiratore di strategie inedite nella relazione pubblico (Comune) e pubblico (comunità) e tra i diversi soggetti che operano nel campo dell’innovazione sociale e digitale nel mercato dei servizi alla persona.

RISORSE

L’intervento è stato possibile grazie a un finanziamento della Regione Emilia Romagna di 3 milioni di euro e a un finanziamento comunale pari a 1,2 milioni di euro.

In particolare, per riqualificazione e restauro il finanziamento è stato di 2,7 milioni di euro; per la realizzazione del Laboratorio aperto urbano di 1,2 milioni di euro. Infine, circa 300mila euro sono finanziati per la promozione del complesso e delle sue attività.

Il finanziamento regionale deriva dal programma Por-Fesr Emilia-Romagna 2014-2020. Asse 6 “Città attrattive e partecipate” che ha l’obiettivo di innescare, nei capoluoghi dell’Emilia-Romagna, processi di sviluppo delle vocazioni territoriali, creando nuove opportunità di occupazione e inclusione a partire dal recupero e dalla valorizzazione del patrimonio culturale delle città.

Il progetto è di Andrea e Maurizio Zamboni dello studio Zamboni associati architettura. Responsabile del procedimento è l’architetto Chiara Testoni del Comune di Reggio Emilia.

www.comune.re.it/chiostrisanpietro

www.comune.re.it/innovare