Produzione metalmeccanica ferma anche a Modena e provincia dopodomani – venerdì 14 giugno – per lo sciopero generale di otto ore proclamato in tutta Italia da Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil. La protesta, che unisce i sindacati dei metalmeccanici dopo anni di divisioni, coinvolge i circa 40 mila modenesi occupati nelle imprese metalmeccaniche di ogni dimensione, dalla grande industria all’artigianato. Sono previste tre manifestazioni a Milano (dove suona Cisco, ex Modena City Ramblers), Firenze (alla quale partecipano anche 1.500 lavoratori modenesi) e Napoli.

«Lo sciopero è motivato dalla sempre maggiore incertezza sul futuro causata dalla contrazione della produzione industriale, la perdita di valore del lavoro, l’aumento degli infortuni e morti sul lavoro – spiegano i segretari generali della Fim Cisl Emilia Centrale Giorgio Uriti, Fiom Cgil Modena Cesare Pizzolla e Uilm Uil Modena-Reggio Alberto Zanetti – Chiediamo al governo e alle imprese di mettere al centro il lavoro, i salari e i diritti. Lo sciopero si pone l’obbiettivo di mettere al centro il rilancio degli investimenti, politiche strutturali di sostegno al lavoro, lotta all’evasione fiscale, maggiore attenzione alla salute e sicurezza sul lavoro, superamento della legge Fornero ed estensione degli ammortizzatori sociali».
A questo proposito Fim-Fiom-Uilm segnalano che a Modena nei primi quattro mesi del 2019 sono state utilizzate 1,7 milioni di ore di cig (in tutti i settori, non solo nelle aziende metalmeccaniche), cioè il doppio delle ore utilizzate nello stesso periodo dell’anno scorso.

«Le trasformazioni che stanno investendo le imprese metalmeccaniche e, più in generale, il sistema della manifattura, impongono scelte che devono essere in grado di rispondere alla necessità di crescita dei settori strategici attraverso il sostegno all’occupazione – aggiungono Uriti, Pizzola e Zanetti – Sono necessarie regole severe per evitare che le multinazionali vengano in Italia, comprino le aziende e poi le spostino all’estero nel giro di qualche anno, come purtroppo è successo già diverse volte anche a Modena.
Vanno rafforzati i vincoli della responsabilità sociale delle imprese verso i lavoratori e il territorio. Quanto alle imprese italiane, sono quelle che investono meno in Europa: serve un cambio di direzione per creare occupazione per i giovani e incentivi per l’eco-sostenibilità del nostro sistema industriale».

Ricordando che a fine anno scade il contratto nazionale dei metalmeccanici dell’industria, Fim-Fiom-Uilm avranno come obbiettivi prioritari l’aumento dei salari, la riduzione dell’orario, l’organizzazione del lavoro anche attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie, la formazione, la tutela della salute e della sicurezza.

Allo Stato i sindacati chiedono di rendere più progressiva la tassazione e abbassare le tasse ai ceti medio-bassi. «Critichiamo le ipotesi di flat tax, di cui si parla in queste settimane, in quanto anti-costituzionale e ingiusta perché penalizza soprattutto i redditi bassi. In Italia bisogna invece ridurre l’Irpef ai lavoratori con redditi medio bassi, che sono i più tartassati e quelli che più hanno subito la crisi economica, non ai redditi alti che sono passati indenni dalla recessione», concludono i tre segretari generali dei metalmeccanici modenesi lanciando un appello alla partecipazione diretta dei lavoratori alla vita politica del Paese.