Nella prima mattina di ieri, 23 luglio 2019, la DIGOS della Questura di Reggio Emilia ha partecipato ad una operazione partita da Catania e che ha visto l’esecuzione di misure di custodia cautelari nei confronti di 10 soggetti. In particolare, la Digos di Catania e la Digos di Reggio Emilia, su delega della procura distrettuale di Catania, hanno proceduto all’esecuzione di un’ordinanza emessa dal Giudice per le indagini preliminari a carico di 5 italiani – tra i quali due Ispettori della Polizia Municipale di Catania – e 5 extracomunitari, destinatari di misure cautelari in quanto ritenuti appartenenti ad una associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina mediante la predisposizione di falsi documenti necessari al rilascio o al rinnovo del permesso di soggiorno, così agevolando un numero indeterminato di stranieri in situazione di irregolarità sul territorio nazionale, che proprio grazie alle illecite prestazioni offerte dal sodalizio, dietro congruo rispettivo economico, ottenevano un titolo di soggiorno.

Nello specifico la DIGOS di Reggio Emilia si è occupata di S.S. detto “Obama”, classe 1989, indiano. Infatti, nella notte tra il 22 e il 23 luglio scorsi ha dato esecuzione all’ordinanza emessa dal GIP di Catania nei confronti dell’indiano, regolare sul territorio nazionale, il cui ruolo in questa vicenda era fornire ospitalità, ma solo falsamente. “Obama” si era trasferito già da qualche anno a Reggio Emilia da Catania. Non sposato, lavora in un’azienda agricola della Provincia e vive con il fratello, anch’esso regolare.

Gli operatori della Digos, dopo lunghi appostamenti presso l’abitazione del soggetto a Gualtieri, Frazione Santa Vittoria, hanno deciso di intervenire alle tre di notte perché poco dopo lui sarebbe uscito di casa per andare al lavoro.

Si tratta di una vicenda che dimostra come l’escalation dei flussi migratori diretti verso l’Europa e, in particolare verso l’Italia, quale paese di destinazione o transito, assicurava al sodalizio un vasto bacino di utenza, le richieste dei “servizi” provenendo da soggetti domiciliati in varie parti d’Italia (da Brescia e da Siracusa) e anche in altri Stati Europei (fra i quali Malta e Francia) cui l’associazione garantiva il rilascio dei documenti richiesti in tempi ridottissimi per evitare ulteriori spese di trasferta e di soggiorno, in aggiunta agli onerosi prezzi delle prestazioni.

Proprio per venire incontro alle esigenza della clientela “fuori sede”, oltre ai normali pagamenti in contanti, l’organizzazione criminale disponeva anche di un circuito da pagamento telematico con carte Postepay, sul quale confluivano di norma i versamenti del primo acconto della tariffa stabilita, in attesa del pagamento del “saldo”, condizionato all’esito positivo della pratica con il rilascio dell’atto amministrativo o comunque dell’atto presupposto (matrimonio simulato, assunzione fittizia ecc). Ovviamente, tale tariffa variava in funzione della rilevanza e della difficoltà di alterazione del documento richiesto.

In ogni caso, a riprova della natura imprenditoriale dell’attività criminosa, il sodalizio offriva frequentemente una sorta di diritto di “recesso”, atteso che nel caso in cui la pratica non andasse a buon fine al cliente era garantita la restituzione dell’acconto già versato.
L’articolazione dell’organizzazione era funzionalmente calibrata sulle fasi del procedimento amministrativo volto all’acquisizione del titolo di soggiorno, essendo in particolare affidata ai pubblici ufficiali partecipi del sodalizio la fondamentale funzione di incidere, mediante false attestazioni, sull’esito dei controlli e dei sub procedimenti di rispettiva competenza.
In tal senso, il ruolo di alcuni sodali era legato alla specifica tipologia di permesso di soggiorno richiesto dal cliente, implicante differenti presupposti, oggetto delle false attestazioni: così, per il permesso per lavoro subordinato, il sodalizio disponeva di soggetti atti a prestarsi quali falsi datori di lavoro; per il permesso per motivi familiari disponeva di soggetti disposti a contrarre matrimonio di comodo; per i soggiorni di lungo periodo, condizionati a requisiti più stringenti, era necessario l’intervento dei pubblici ufficiali infedeli, pronti ad attestarne falsamente la sussistenza.
L’associazione si configurava dunque come vera e propria agenzia di servizi, pronta a soddisfare, celermente ed efficacemente, qualsivoglia esigenza collegata al rilascio di titoli di soggiorno, assicurando false attestazioni sia in relazione alla titolarità di reddito, sia in relazione alla disponibilità di un alloggio idoneo, reclutando coniugi di comodo per matrimoni simulati finalizzati al permesso di soggiorno per motivi familiari.
L’associazione, aveva fissato il proprio quartiere generale presso il mercato di Catania di Piazza Carlo Alberto ove il promotore del sodalizio di etnia senegalese gestiva una bancarella di scarpe e occhiali griffati contraffatti.

Sono stati individuati circa 100 soggetti stranieri favoriti dall’organizzazione; fra di essi risulta anche un tunisino, che aveva contatti diretti con un soggetto all’epoca arrestato per altri fatti insieme ad A.A., il noto terrorista autore della strage di Berlino, avvenuta ai mercatini di Natale il 19 dicembre 2016.