I farmaci biotecnologici, meglio conosciuti come biologici, hanno consentito di curare milioni di pazienti in tutto il mondo. Oggi le coperture brevettuali di questi medicinali sono scadute o stanno per scadere. Una importante opportunità terapeutica è rappresentata dai farmaci cosiddetti biosimilari, contenenti lo stesso principio attivo del biologico originatore. Tuttavia l’ingresso di queste nuove opzioni terapeutiche ha generato molti dubbi e incertezze tra i pazienti.

L’Ausl Irccs di Reggio Emilia con le Associazioni AMRER- Associazione per i Malati Reumatici Emilia Romagna, e AMICI Associazione per le Malattie Infiammatorie Croniche dell’intestino promuovono il Convegno “Farmaci biotecnologici e biosimilari. Capire e conoscere queste chance terapeutiche”. L’appuntamento, aperto al pubblico, è per sabato 12 ottobre dalle ore 9.30 alle ore 13, nell’Aula Magna Pietro Manodori – Università degli studi di Modena e Reggio Emilia in viale Allegri, 9.

“Bisogna rompere il grosso equivoco che c’è da parte dei pazienti di accomunare i biosimilari ai generici – afferma Anna Maria Marata del Servizio di Assistenza Territoriale della Regione Emilia Romagna – il biosimilare non è la copia di un farmaco di sintesi, ma la produzione di un biotecnologico il cui brevetto è scaduto. Dobbiamo scardinare le convinzioni errate sulla presunta minor efficacia dei biosimilari rispetto agli originatori perché non sono basate su prove scientifiche e per riuscire in questo dobbiamo fare riferimento a quanto stabilito dall’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA), unica autorità regolatoria che può autorizzare l’immissione in commercio dei farmaci biotecnologici, compresi quindi i biosimilari. EMA fa questo solo dopo averli sottoposti a una rigida procedura di autorizzazione. Come Istituzioni dobbiamo fare in modo che questi farmaci siano resi disponibili ai pazienti”.

Si stima che il ricorso ai biosimilari permetterebbe di liberare ingenti risorse per il Sistema Sanitario da reinvestire nelle cure più innovative. Per il 2019 nella regione Emilia Romagna è previsto un recupero di risorse di circa 44 milioni di euro. Altro punto sensibile è quello riguardante la continuità terapeutica e lo switch, vale a dire il passaggio dall’originatore di marca al farmaco biosimilare.

“I farmaci biosimilari sono opportunità terapeutiche che presentano una sostenibilità a lungo termine adeguata a terapie croniche come quelle che devono seguire i pazienti reumatici” – dichiara Carlo Salvarani, professore di Reumatologia all’Università di Modena e Reggio Emilia e direttore della Reumatologia del Santa Maria Nuova –. “Studi di comparazione dei biosimilari con i rispettivi originatori biotecnologici e studi di registro – prosegue Salvarani – cominciano a dimostrare che i primi sono equivalenti ai secondi. Il problema più sentito dai pazienti riguarda lo switch, vale a dire il passaggio tra i farmaci originatori e quelli biosimilari in pazienti stabili. È importante che il paziente sia messo al corrente della possibilità di passare a un farmaco sovrapponibile all’originatore in piena sicurezza. La scelta terapeutica spetta al medico che deve valutare la singola situazione, ma questa scelta deve essere condivisa dal paziente. Il paziente deve essere consapevole che il medico sceglie un farmaco efficace e sicuro per lui e non un farmaco di serie B”.

«Siamo preoccupati per l’incertezza generatesi tra i pazienti reumatici nei confronti dei farmaci biosimilari, con disorientamento che spesso porta il paziente a decidere di interrompere la terapia – afferma Daniele Conti, direttore di AMRER – l’obiettivo di questo convegno è fare capire ai pazienti cosa sono i biologici e i biosimilari, quali sono i vantaggi e rispondere in modo chiaro ai dubbi, restituendo sicurezza».