Secondo un recente rapporto pubblicato dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), entro il 2030 quasi 14 milioni di soggetti avranno una forma di demenza in Europa, passando a oltre 18 milioni entro il 2050. A livello mondiale si stima che nei prossimi 30 anni il numero di persone affette da demenza triplicherà passando dagli attuali 47 milioni a oltre 150 milioni.

Un vero dramma socio-sanitario, che paradossalmente si abbatterà maggiormente sui Paesi più industrializzati. Infatti, con l’aumento dell’aspettativa di vita, malattie neurodegenerative quali il Parkinson, l’Alzheimer e la SLA, tutte patologie fortemente legate all’età, sono destinate a espandersi sempre più. Ecco perché, in assenza di farmaci che possano con certezza bloccare il decorso di malattie di questo tipo, il costo e la richiesta di assistenza ai pazienti affetti è destinato a incidere in maniera esponenziale sui bilanci degli stati, delle regioni, delle strutture sanitarie e, in ultima analisi, sulle famiglie. Basti pensare che le ricerche commissionate dall’Alzheimer Europe nell’ultimo decennio hanno previsto che il costo della demenza in Europa supererà i 250 miliardi di euro entro il 2030. Diventa pertanto sempre più importante formare figure professionali innovative e specializzate nella cura e nel sostegno di persone e famiglie colpite da queste patologie.

Il primo Master italiano in Medical Humanities

Con questo obiettivo è nato, su un modello già sperimentato con successo negli Stati Uniti, il Master di I livello in Medical Humanities, istituito dall’Università di Modena e Reggio Emilia, primo in Italia insieme a quello organizzato dall’Università dell’Insubria. Il corso, che partirà a gennaio 2020 (le iscrizioni sono aperte fino al 29 novembre 2019), si propone di attivare nuove competenze in grado di offrire un modello di prevenzione, diagnosi e cura che sia sempre transdisciplinare, per migliorare in maniera concreta la qualità della vita del paziente e della sua famiglia. Un nuovo modello che unisce scienze mediche e scienze umane, integrando per la prima volta le competenze di medici, pedagogisti, narratologi, insegnanti, assistenti sociali, personale paramedico e psicoterapeuti.

“Dopo un secolo dedicato all’approfondimento delle conoscenze entro i confini di ciascuna disciplina – spiega il professor Stefano Calabrese, Direttore del Master e docente di Narratologia nel Dipartimento di Educazione e scienze umane dell’Università di Modena e Reggio Emilia – con il terzo millennio è divenuto chiaro che in futuro qualsiasi autentica innovazione, scoperta, miglioramento degli stili di vita e del benessere individuale deriveranno dalla transdisciplinarità”.

“Le ricerche più recenti” – prosegue Calabrese – “dimostrano come le pratiche di storytelling volte a stimolare la memoria e incoraggiare la comunicazione dei pazienti consentono di ritardare l’avanzare delle malattie neurodegenerative, di offrire palestre cognitive e emozionali per chi soffre di sindromi autistiche, ma altresì per chi – avendo subito un trauma – deve recuperare la memoria della violenza di cui ha fatto esperienza. Non è un caso che in Gran Bretagna sia stata istituita la Reading Agency, un organo che promuove la salute e il benessere attraverso le storie, lette, ascoltate o immaginate e raccontate. Un territorio affascinante, alla cui esplorazione il Master in Medical Humanities contribuisce in modo autorevole”.

Un Master per medici, educatori, infermieri, psicologi e familiari

Proprio per le sue caratteristiche, il Master in Medical Humanities si rivolge a un’utenza molto ampia: ai medici di base che vogliano acquisire competenze in grado di migliorare la lettura dei sintomi dei malati ricostruendo il contesto in cui la malattia è comparsa; a educatori e assistenti sociali, cui oggi spetta il compito cruciale di assistere e includere i malati in un tessuto sociale attivo; agli insegnanti delle scuole primarie e secondarie, sempre più sollecitati a migliorare la condizione di persone con  disabilità fisiche o cognitive; al personale infermieristico e paramedico, per svolgere al meglio i propri compiti assistenziali; a psicologi e psicoterapeuti, affinché possano contribuire al miglioramento della qualità della vita in contesti di cura, malattia e disagio psico-sociale; a familiari di lungodegenti e malati cronici, in particolare quelli affetti da malattie neurodegenerative in grado di mettere in serie difficoltà o addirittura sconvolgere l’esistenza di parenti e caregivers.

Il Master in Medical Humanities si svolge totalmente a distanza (a eccezione del modulo sul Teatro di animazione) ed è strutturato in quattro moduli, fruibili anche separatamente: si parte dal modulo in Narrative medicine (in cui si insegna a utilizzare strumenti quali la biblioterapia, i diari digitali, il visual storytelling, la robotica educativa ecc.), per proseguire con il Teatro di animazione in funzione terapeutica, le Metodologie didattiche innovative e medical humanities e, per finire, La Tutorship in medicina.

Iscrizioni entro il 29 novembre, esclusivamente tramite il sito www.mh.unimore.it

Il Master in Medical Humanities è patrocinato dalla Società italiana di medicina narrativa (Simen) e dalla Società italiana di pedagogia medica (Sipem), ed è nato in accordo con le principali istituzioni regionali e municipali interessate a questo ambito: dall’Assessorato alla Sanità della Regione Emilia Romagna alla ASL di Reggio Emilia, dall’Associazione “La casa delle storie” all’Assessorato alla Istruzione del Comune di Modena.

Per ulteriori informazioni rivolgersi alla segreteria del Master: mh@unimore.it; tel. 0522/522521.
Per contattare la Direzione del Master: stefano.calabrese@unimore.