“La crisi dell’ex Ilva, se le cose dovessero andare verso la chiusura dello stabilimento di Taranto, avrà effetti pesantissimi sul nostro territorio. I dati non lasciano dubbi: l’Emilia-Romagna è la seconda regione italiana per numero di addetti, circa 180mila, nei settori della metallurgia, prodotti in metallo, macchinari e apparecchiature, oltre la metà (il 52,4%, 90.660 persone) lavora in pmi con meno di 50 addetti. A Modena il dato è in linea con questo: stiamo parlando di circa 34mila addetti nel settore, il 52,2% (17.439) che lavorano nelle 2.158 imprese con meno di 50 addetti, come pure a Reggio Emilia: circa 30mila addetti nel settore, il 46,2% (15.087) che lavorano nelle 1.880 imprese con meno di 50 addetti.

Per le nostre imprese artigiane lo spegnimento dell’impianto di Taranto provocherebbe problemi di approvvigionamento della materia prima, aumento dei tempi di consegna, difficoltà logistiche e, in sostanza, maggiori costi che manderebbero in crisi l’equilibrio economico di settori determinanti. Se l’acciaio non si acquista in Italia si compra all’estero e in un momento di stagnazione economica e di crisi generalizzata del settore, questo dato è assai preoccupante. La maggior parte dell’acciaio coils (piano) prodotto rimane in Italia. Il resto lo compriamo all’estero e la chiusura dell’Ilva metterebbe tutta la filiera a rischio”.  E’ direttamente il Presidente generale Lapam, Gilberto Luppi, a lanciare il grido d’allarme: l’acciaio italiano serve per l’80% il mercato interno e lo spegnimento degli altoforni pugliesi rappresenterebbe un danno molto importante per le imprese del comparto.

L’indagine dell’ufficio studi Lapam Confartigianato evidenzia come Modena abbia, come detto, oltre 2mila piccole e medie imprese nei settori metallurgia, prodotti in metallo, macchinari e apparecchiature, con un numero molto significativo di addetti. I 17.439 registrati a fine 2017 (ultimo dato disponibile) rappresentano il 6,5% del totale degli addetti del territorio impiegati in imprese non agricole, in questa classifica Modena si pone all’ottavo posto in Italia. Stessa posizione se consideriamo il totale dei lavoratori di questi settori, che a Modena, appunto, sono circa 34mila.

A Reggio Emilia i 15.087 registrati a fine 2017 (ultimo dato disponibile) rappresentano il 7,9% del totale degli addetti del territorio impiegati in imprese non agricole, Reggio Emilia si pone al quinto posto in Italia mentre è in decima posizione se consideriamo il totale dei lavoratori di questi settori, che a Reggio Emilia, appunto, sono oltre 30mila.

Questo significa, semplicemente, che l’eventuale chiusura dell’ex Ilva di Taranto impatterà in modo pesante sul nostro tessuto economico.

“La politica deve intervenire in modo deciso, non è possibile trovarsi in questa situazione. Questa fabbrica è troppo importante per chi ha nella meccanica il fiore all’occhiello della produzione, come succede dalle nostre parti – conclude Luppi -. Non possiamo permetterci un salto nel buio, che potrebbe avere conseguenze disastrose non solo per Taranto e per la Puglia, ma anche per l’Emilia”.