La scorsa settimana personale del locale Ufficio Stranieri effettuava una verifica circa la situazione abitativa e lavorativa di una famiglia di macedoni, marito e moglie di circa 40 anni con due figlie minori 7 e 10 anni, in relazione alla loro richiesta di ottenere un permesso di soggiorno per l’assistenza delle due figlie minori nate in Italia. Precedentemente il padre risultava essere stato dipendente presso un’azienda agricola locale, ma poi non aveva più ottenuto il permesso di soggiorno per lavoro a causa della mancanza di reddito.

Il dubbio sorto negli operatori era che i suddetti stranieri, pur non essendo in regola con la normativa riguardante il soggiorno ed il lavoro degli stranieri in Italia, fossero stabilmente ancora impiegati nell’azienda agricola. Bastavano infatti pochi servizi di appostamento per rilevare che l’uomo era solito essere impiegato sia in campagna che presso un negozio di rivendita di frutta e verdura sempre intestato all’azienda agricola.

Unitamente a personale dell’Ispettorato territoriale del lavoro di Bologna, il 12 dicembre scorso si provvedeva ad effettuare un controllo presso l’attività commerciale, dove in effetti veniva trovato il cittadino macedone intento a lavorare, successivamente si provvedeva ad effettuare un controllo presso l’abitazione dei titolari dell’azienda agricola, riscontrando che il nucleo familiare dei macedoni, nonostante fosse stato dichiarato che veniva ospitato nell’abitazione, venivano fatti dormire in un garage privo di riscaldamento.

I primi accertamenti portavano a riscontrare che anche la donna veniva impiegata, sia nei lavori agricoli che come domestica e anche come badante, sempre senza osservare nessuna prescrizione di legge, e che il loro stato di clandestinità era dovuto dal mancato pagamento sia degli stipendi che dei contributi da parte dell’azienda agricola, infatti ai due stranieri venivano complessivamente elargiti mensilmente solo poche centinaia di euro, circa 500/600, a fronte di un lavoro quotidiano di svariate ore.

I coniugi erano sottoposti ad una vera e propria vessazione psicologica, in quanto erano stati minacciati che nel caso fosse emersa la loro condizione, in prima battuta gli sarebbero state tolte le figlie, inoltre loro sarebbero stati immediatamente perseguiti dalla polizia in quanto clandestini. Questo aveva causato una sudditanza piscologica nella coppia, che gli aveva impedito di chiedere aiuto alle istituzioni.

I titolari dell’azienda agricola venivano perseguiti ai sensi dell’art.22 comma 12 del D.L. 286/98, aggravato dal art. 603 bis del Codice Penale (Caporalato), e l’attività commerciale veniva temporaneamente sospesa.

In accordo con il locale Asp e tramite la collaborazione dell’Associazione Trama di Terre e della Caritas, la famiglia di macedoni veniva ospitata in apposite strutture.