Tre soldati che dissero no ai nazisti, un ebreo perseguitato solo per le proprie origini. Altre quattro vittime del nazismo e del fascismo, tutte originarie di Novellara, che da 22 gennaio sono ricordate da quattro pietre d’inciampo, posate da Istoreco all’interno del percorso provinciale dedicato a questi piccoli monumenti collettivi.

Dopo le prime quattro pose a Villa Minozzo, il 22 gennaio è toccato a Novellara, con la conclusione di mesi di ricerche che hanno coinvolto l’amministrazione comunale, la scuola Lelio Orsi, le famiglie e testimoni del tempo.

Dopo riflessioni, studi, approfondimenti, è arrivato il momento della sistemazione delle pietre, piccoli cubi di ottone sistemati nel terreno, con un breve rialzo, così da far inciampare chi cammina. Girandosi per capire quale fosse l’ostacolo, la persona si troverà di fronte a nomi e date di donne e uomini assassinati dal nazismo. Le pietre vengono sistemate nell’ultimo luogo dove i ricordati hanno vissuto liberi, prima della cattura o della morte.

A Novellara, i monumenti portano i nomi di Giacomo Baccarani, Vittorio Busana, Guido Ghiacci e Carlo Segrè. Baccarini, Busana e Ghiacci erano tre Imi, tre soldati italiani che – dopo l’armistizio – vennero fatti prigionieri dai nazisti e mandati in Germania, usati come schiavi nelle fabbrica. Una scelta l’avevano, quella di aderire alla Repubblica sociale mussoliniana e continuare a combattere al fianco di Hitler. Dissero di no, e pagarono con la vita. Quella di Carlo Segrè è una storia nota, ricordata a Novellara da un fondo. Ebreo, sposato con una donna non ebrea, dopo il 1938 e le leggi razziali si ritrovò escluso dalla vita pubblica, vessato. Nel 1939, a 73 anni, decise di suicidarsi, avvelenandosi. Una scelta ponderata, fatta per difendere la famiglia. La moglie e i figli, senza più la “presenza ebraica” al fianco, non vennero più perseguitati con l’asprezza precedente.

Il tour delle quattro pose ha visto la partecipazione dei ricercatori di Istoreco, del sindaco Elena Carletti, dei delegati Anpi e degli Alpini, dei parenti delle quattro persone ricordate e di tante classi della scuola media Orsi, impegnati nelle ricerche. Si è partiti in campagna, a San Bernardino a casa di Giacomo Baccarani, si è proseguiti in viazza San Michele per Vittorio Busana per poi proseguire alla viazzola Borgazzo per Guido Ghiacci. La conclusione è arrivata nel centro di Novellara, in piazza Mazzini 8, per la pietra di Carlò Segrè.

“La pietra d’inciampo è un’ancora nel porto della memoria, un segno permanente e di riflessione. È importante che i nostri studenti vengano in contatto con queste persone e le loro vite, che imparino a leggere i segni della grande Storia nel nostro paesaggio. Gli internati militari erano dopotutto ragazzi poco più grandi di loro, con sogni e speranze. Anche per noi adulti questo è un modo per conoscere meglio le vicende delle famiglie novellaresi, e per le famiglie stesse è un modo per riportare a casa chi a casa non è mai più tornato o chi un futuro non l’ha avuto”, è il commento del sindaco Carletti.