“C’è una profonda distanza da quanto annunciato dal Governo a quanto effettivamente messo in pratica nel decreto per quanto attiene il fermo delle produzioni non essenziali. I settori della logistica e del magazzinaggio, in tutto il paese ma specificamente nel nostro territorio, hanno garantito e continuano a garantire anche in queste ore l’asse portante di una catena e di una filiera del sistema produttivo industriale”.

“In questo periodo di emergenza, in aggiunta, la logistica ha incrementato le proprie attività al fine di dare le risposte attese ai vari committenti (ceramici, metalmeccanici, tessili, ecc…) per garantire le spedizioni e la produttività che è notevolmente aumentata in questo specifico periodo soprattutto nelle aziende committenti che operavano principalmente con l’export.

Tutto ciò a diretto e immediato vantaggio dei committenti e senza nulla avere in cambio per i lavoratori della logistica, se non maggiori rischi perché a ciò si aggiunge, per la frammentarietà del settore e per la tipologia delle imprese (cooperative di facchinaggio e altro), la difficoltà nell’applicazione dei protocolli relativi alla salute e sicurezza sul luogo di lavoro, con conseguente aumento del rischio per quei lavoratori” affermano Filt Cgil Modena, Fit Cisl Emilia Centrale e Uiltrasporti Modena e Reggio Emilia.

“Stupisce e disarma pertanto apprendere, ancora una volta che, a fronte dei fermi produttivi ormai diffusi sul territorio da parte dei principali committenti, il settore che è obbligato a continuare la propria attività a tutti i livelli è proprio quello della logistica e che proprio il settore della logistica, in toto, venga impropriamente inserito tra i settori essenziali.

Riteniamo che siano da ritenere tali solo il trasporto e il magazzinaggio delle produzioni e delle merci essenziali alla gestione e al superamento dell’emergenza (medicinali, presidi medici, alimentari a titolo di esempio) e non tutte le produzioni come richiesto impropriamente da Confindustria.

Pertanto le Organizzazioni sindacali del settore segnaleranno al Prefetto tutte le lavorazioni non ritenute essenziali e ne richiederanno il fermo produttivo, come indicato dal decreto, a far data dal 26 marzo 2020, sostenendo anche lo sciopero dei lavoratori in tutte quelle realtà o committenze che riterranno di proseguire le loro attività oltre tale data, in contrasto con la normativa e con le più elementari norme di senso civico e di logica civile.

Vanno chiuse tutte le attività non essenziali del settore e aperti gli ammortizzatori sociali – concludono Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti – Non c’è più tempo e non è più tempo per continuare a perseguire logiche di mero profitto sulla pelle dei lavoratori”.