“La ripresa ha bisogno della presenza di uomini e donne al lavoro. Molte ricerche ci dimostrano che ad essere penalizzate in questa crisi sono principalmente le donne che, se da un lato sono in prima in linea in molte professioni legate ai servizi essenziali, ricoprendo il ruolo di medici, infermiere, OSS, ausiliarie e operatrici delle pulizie, dall’altro faticano a rientrare al lavoro in quanto si devono far carico della gestione dei figli”.
Catia Toffanello, referente del settore sociale di Legacoop Estense, interviene in merito alla ripartenza dei servizi educativi per l’infanzia, che costituiscono un supporto indispensabile alle famiglie per poter assicurare la ripresa delle attività economiche.

Servizi in cui la cooperazione sociale ha, da sempre, un ruolo cruciale, che soprattutto in questa fase necessita di essere valorizzato. “Quello che chiediamo da tempo è il rispetto di un sistema di servizi integrato pubblico-privato a forte regia pubblica, che deve mantenere in capo la programmazione ma al contempo deve garantire una pluralità di gestione in particolare al mondo no profit. La cooperazione sociale in questi anni ha saputo dimostrare una grande capacità progettuale con ottimi risultati dal punto di vista qualitativo, come evidenziano le diverse indagini di qualità fatte all’interno dei servizi. Le cooperative hanno investito in termini di formazione e di risorse economiche: ad esempio, molti servizi sono nati grazie a project financing e hanno saputo incrementare la flessibilità di molte prestazioni, senza mai cedere sulla qualità”.

Toffanello ritiene che le cooperative sociali possano giocare un ruolo centrale nella ripartenza.  “Un’indagine  della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, elaborata a partire dai microdati delle forze lavoro dell’Istat, ci ha detto che 4,4 milioni di persone hanno ripreso la propria attività lavorativa dal 4 maggio, a fronte di 2,7 milioni che restano a casa. A tornare in azienda sono 3,3 milioni di uomini (il 74,8% del totale) e 1 milione e 100mila donne (il 25,2%), per le quali si prospettano tempi di ripresa più lunghi. La scuola ed i servizi educativi per la prima infanzia sono cruciali almeno quanto le attività produttive per la ripartenza del Paese, perché solo adeguati servizi di sostegno alle famiglie possono garantire ripresa economica. Senza contare che non si tratta solo di esigenze di conciliazione famiglia-lavoro, ma anche e soprattutto dei diritti costituzionali dei bambini e ragazzi a ricevere un’istruzione e ad avere accesso alle risorse per il pieno sviluppo delle proprie capacità. Esigenze e diritti che sono stati, forse inevitabilmente, compressi in queste settimane con conseguenze negative che hanno allargato le disuguaglianze sociali”.

Da qui, la necessità di servizi che rispondano a nuove esigenze lavorative e ai nuovi bisogni di sicurezza, sia rispetto ai bambini e ragazzi, sia nei confronti dei lavoratori. “Quello che chiediamo, a maggior ragione oggi – propone quindi Toffanello – è poter investire maggiori risorse in questi servizi, attraverso affidamenti e gare d’appalto che devono premiare la progettazione e non la parte economica, evitando il massimo ribasso. Questo ci permetterebbe di poter dare il giusto riconoscimento economico e normativo ai tanti educatori che in questi anni si sono spesi in formazione continua e universitaria per rispondere al meglio alle nuove esigenze dei bambini e delle bambine. Auspichiamo, quindi, l’apertura di un confronto serio e senza pregiudizio con la Pubblica Amministrazione e le parti sociali, per poter dare le risposte adeguate ai bisogni dei più piccoli e delle loro famiglie. In conclusione, vorremmo tracciare un orizzonte di lettura e di rielaborazione di una visione politica che ha saputo creare i modelli attuali basati sull’inclusione, aggiornandone la programmazione alle attuali e future sfide con le quali dobbiamo fare i conti”.