Una singolare vicenda, portata alla luce dai carabinieri della stazione di Bibbiano, è culminata con la denuncia in stato di libertà alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Emilia di un 38enne di Montecchio Emilia e dei suoi due complici un 38enne di Roma e la sua ex compagna 33enne della provincia di Pescara, tutti accusati di concorso in truffa ai danni di un 50enne reggiano. Secondo le risultanze investigative dei carabinieri, con il pretesto di sostenere i costi dei bolli e delle spese di istruttorie per finanziamenti fantasmi, in quanto mai erogati, al 50enne reggiano, i tre indagati nel giro di pochi mesi, tra settembre e dicembre dell’anno scorso, sono riusciti a rimpinguare i loro conti correnti di ben 20.000 euro ai danni di quello del malcapitato 50enne che veniva di conseguenza svuotato.

La vittima dovendo avviare un bar ed avendo necessità di liquidità si è rivolto all’amico di Montecchio Emilia che si è mostrato disponibile ad aiutarlo mettendolo in contatto con un suo conoscente bancario esperto in finanziamenti, che di fatto bancario non era. Da questo momento il 50enne intratteneva contatti con il falso bancario che gli proponeva, nel tempo, varie forme di finanziamento, per le quali ogni volta chiedeva i costi per le spese di istruzione e dei bolli. Danaro che stando alle indicazioni del falso bancario, la malcapitata vittima inizialmente versava sulla postepay dell’amico e successivamente su quella dell’ex compagna del falso bancario.

In questo modo, tra settembre e dicembre del 2019, all’uomo sono stati “spillati” ben 20.000 euro finiti nelle tasche dei tre truffatori. A gennaio il 50enne resosi conto del raggiro si è rivolto ai carabinieri di Bibbiano denunciando l’accaduto. I militari risalivano nell’immediato all’amico e nel corso delle indagini riuscivano identificare sia il falso bancario che una terza persona, la donna pescarese rivelatasi ex compagna del falso bancario, nella cui postepay alla pari di quella del 38enne di Montecchio Emilia finivano i soldi della vittima. Ricostruiti i fatti e acquisti a carico dei tre incontrovertibili elementi di responsabilità, gli stessi venivano denunciati alla Procura reggiana con l’accusa di concorso in truffa.