L’emergenza sanitaria da Covid-19 ha fatto emergere in modo molto evidente diverse fragilità delle strutture residenziali per anziani e del sistema socio-sanitario in generale.

Il sistema sanitario regionale è fortemente strutturato e ha retto meglio l’onda d’urto; va detto che in questi ultimi mesi sono state investite ingenti risorse nazionali – 8,845 miliardi di euro – per una rapida e profonda riorganizzazione delle reti ospedaliere e delle reti territoriali, comprendente anche l’assunzione di numerosi professionisti impegnati nella gestione dei servizi.

Per il sistema socio-sanitario invece manca una legge nazionale che definisca un finanziamento adeguato e i Livelli essenziali da garantire.

Per questo ancora esistono differenze regionali e territoriali molto marcate nella diffusione dei servizi e difficoltà consistenti nel lavoro di integrazione tra sistema sanitario e sistema socio-sanitario; l’unico intervento specifico su questo segmento è presente nel Decreto Rilancio del 13 maggio 2020 che aumenta il FNA (Fondo nazionale non autosufficienza) di 90 milioni, portandolo da 621 a 711 milioni.

Una riflessione è necessaria sulle CRA/Case di Riposo, in questa crisi del tutto straordinaria per intensità e durata sono emerse diverse difficoltà di queste strutture, anche se non tutte sono state coinvolte. A livello regionale il 42% ha avuto contagi e decessi, sia nelle strutture pubbliche che in quelle private, con articolazioni molto diverse del problema e solo in alcune strutture abbiamo avuto situazioni fuori controllo per le quali sono stati necessari interventi sostitutivi da parte delle aziende sanitarie. E’ necessario indagare ed approfondire le cause, rivendicando, come richiede il nostro ruolo di rappresentanza, investimenti importanti da fare sui sistemi integrati di assistenza a lungo termine, incentrati sul benessere della persona anziana, sia a livello nazionale che a livello regionale.

Ribadiamo la necessità di un piano organico di lungo respiro. Va predisposto in tempi brevi un sistema di protezione che assicuri prima di tutto la mappatura, la sorveglianza e l’intervento domiciliare, per impedire pericolose ricadute in tutto il territorio modenese.
E’ giunto il momento di avviare un tavolo per l’aggiornamento del Piano sanitario che deve comprendere come premessa un Piano Antipandemia, piano pronto a scattare in caso di recrudescenza della Pandemia. La gestione delle persone ospiti delle strutture residenziali e delle case famiglia deve essere sottoposta a controlli e verifiche periodiche e a tal proposito si potrebbe ipotizzare di costituire uno strumento di sorveglianza/gestione qualificato a guida pubblica che predisponga linee guida vincolanti e controlli.

Va comunque rafforzato il potere di controllo dei Comuni e dell’Ausl con particolare riferimento prima di tutto alle CRA private, senza tralasciare le CRA convenzionate e quelle pubbliche, e in caso di inadempienza, sia prevista anche la decadenza di ogni forma di accreditamento, deve essere incrementato inoltre il controllo  delle Case famiglia, delle quali pensiamo vada molto modificata la regolamentazione, chiaramente lo strumento principale non puo’ essere che una legge regionale ad hoc, in subordine l’adozione da parte dei comuni di specifici regolamenti come indicato a suo tempo dal  Conferenza Territoriale Socio Sanitaria.

Le Organizzazioni sindacali dei pensionati Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil non escludono l’eventualità di costituirsi parte civile se si riscontreranno inadempienze nella gestione delle CRA dove sono deceduti ospiti.

Gli anziani e le anziane ancora autonomi che vivono nel proprio domicilio vanno individuati e contattati periodicamente per comprenderne le necessità e verificarne lo stato di salute, prioritariamente mappando gli anziani fragili o con varie patologie.

Bisogna pensare ad un sistema di controllo integrato tra i medici di medicina generale, che sono il fulcro del sistema, l’assistenza sociale e quella domiciliare, i Comuni e l’azienda sanitaria utilizzando anche nuove forme di comunicazione o utilizzando meglio quelle già esistenti.

Infine, pensiamo vada combattuto quel  modo meccanicistico di vedere le cose quando riguardano gli anziani che attribuisce al solo dato anagrafico l’origine dei problemi e non alla comorbilità età associata: questo determina un approccio che tende a sottovalutare gli accadimenti quando riguarda gli anziani, attribuire un significato di minor rilievo, di scarsa importanza, di passare oltre, un disvalore. Questo minor rilievo, la disattenzione, la noncuranza hanno portato ad una svalutazione del problema degli anziani malati cronici, oggi per una ecatombe, ieri per le non rare violenze psicologiche e fisiche. E’ necessario uno sforzo culturale per vigilare e rimuovere questo atteggiamento.

(Spi/Cgil Modena – Fnp/Cisl Emilia Centrale – Uilpensionati Modena e Reggio Emilia)