Questa volta ci siamo davvero, non per tutto il Paese ma per buona parte si (tredici Regioni compresa la nostra) e per quasi tutti (almeno un terzo degli studenti delle superiori sono collegati da casa).

La prima campanella questa mattina non è suonata fisicamente o virtualmente per tutti alla stessa ora. Ingressi scaglionati come già si sapeva hanno portato in aule conosciute o totalmente nuove e non solo per gli arredi, studenti e professori dopo un’assenza (da scuola) di sei mesi.

Con orari ridotti (dove mancano i prof), nuovi ingressi alle aule, banchi monoposto e distanziati, inizia l’anno scolastico più complesso di sempre. Intendiamoci, nessuna ripartenza per la scuola è mai stata una passeggiata ma questo 2020 difficilmente lo scorderemo.

Mai successo che la scuola e le sue esigenze per esistere e svolgere al meglio il proprio compito, riempisse per giorni interi le prime pagine dei quotidiani e fosse l’argomento principe nei talk in televisione come sulla rete.

Tutta questa attenzione purtroppo non arriva da un cambio radicale di visione politica o ancora meglio da una mutata coscienza sociale, dobbiamo tutto a un virus che tiene il mondo « ostaggio » da molti mesi.

Con mascherine, gel, distanziamento, didattica a distanza, turnazioni, prova della febbre, test sierologici e molto altro, noi professori, personale scolastico, studenti e famiglie, proveremo a non ammalarci o a far peggiorare le cose.

Voi continuate pure a parlare della scuola come qualcosa di prezioso e meritevole di ogni investimento e miglioramento possibile, non per la paura del contagio, per il disagio sociale (comprensibile) che tenerla chiusa causa, ma per un timore più grande, quello di fallire nel dare ai nostri figli una chance per il futuro, perché questo sono loro, il nostro domani.

Ora anche chi scrive deve affrettarsi, questa mattina lo aspetta nuovamente la scuola.

(Claudio Corrado)