Dei 2.354 i minori in carico al Servizio sociale territoriale del Comune di Modena; del totale 74 sono quelli affidati a comunità e 112 a famiglie. Da agosto 2019 a luglio 2020 sono stati 7 i nuovi affidi in comunità e 8 quelli in famiglia di cui tre con progetti part time, tre con affido intrafamiliare a parenti e due in affido a famiglia con figli; 7 infine hanno fatto rientro nelle famiglie naturali. Da rilevare però che causa del lockdown, per circa sei mesi il Tribunale dei minori non ha emesso sentenze, inoltre le segnalazioni sono drasticamente diminuite, fatto preoccupante perché rileva un rischio di minore tutela.

Lo ha osservato l’assessora alle Politiche sociali Roberta Pinelli rispondendo a un’interrogazione illustrata da Elisa Rossini (Fratelli d’Italia-Il Popolo della famiglia), firmata anche da Piergiulio Giacobazzi (Forza Italia) e Alberto Bosi (Lega Modena). L’istanza, ricordando la seduta dedicata al tema dalla Commissione servizi a settembre 2019, le nuove disposizioni introdotte dalla legge 2070 e ritenendo opportuno un aggiornamento, ha chiesto informazioni relative all’ultimo anno. In particolare: quanti minori in carico ai servizi sociali, quanti affidati a famiglie, alle comunità familiari e a istituti di assistenza; quale la durata media degli affidi; le ragioni di allontanamento ed eventualmente i motivi per cui non si è optato per l’affidamento a famiglia; a quanto ammontano i contributi erogati alle famiglie affidatarie, alle comunità di tipo familiare e agli istituti di assistenza.
Le ragioni principali che hanno portato all’allontanamento dei minori dalla famiglia sono state maltrattamento e abuso, oltre che l’inadeguatezza o l’insufficienza di cura rispetto ai bisogni fisici, psicologici, educativi e sanitari del minore. “Anche nelle situazioni più complesse – ha sottolineato l’assessora – il mandato dei Servizi è di condividere con la famiglia un progetto di aiuto, sostegno e recupero delle capacità genitoriali. Nei casi in cui i genitori non recuperino le capacità genitoriali in un arco di tempo compatibile con i bisogni educativi e di crescita del minore, l’Autorità giudiziaria dispone l’allontanamento dalla famiglia di origine. Coerentemente con le direttive nazionali e regionali – ha continuato – gli affidi familiari sono sempre privilegiati, soprattutto quando si tratta di bambini piccoli. Le famiglie affidatarie sono una risorsa preziosa e prioritaria nella definizione di un progetto di tutela di bambini che devono essere temporaneamente allontanati dal nucleo familiare”.
L’assessora ha quindi spiegato che esiste un elenco delle famiglie affidatarie aggiornato periodicamente dal Servizio sociale, ma in alcuni casi non è possibile individuare alcun abbinamento che coniughi i bisogni del minore e le istanze della famiglia e in certi casi, sulla base dello stato di salute psico-fisico del ragazzo, della storia personale, di bisogni affettivi e obiettivi individuati nel progetto assistenziale e di cura dall’equipe professionale, può essere più tutelante e rispondente all’interesse di quel minore collocarlo in una comunità di accoglienza. Le comunità possono accogliere casi complessi che necessitano di un progetto educativo individualizzato integrato che prevede la compartecipazione tecnico-finanziaria del sociale e del sanitario. La legge stessa attribuisce pari dignità all’affidamento familiare e all’accoglienza in comunità, riconoscendo che la scelta deve essere dettata dalle condizioni che consentono di perseguire il superiore interesse del ragazzo.
La spesa complessiva sostenuta dal Comune per i 112 affidi a favore delle famiglie affidatarie è di circa 636mila euro, di cui 30mila per gli 8 nuovi affidi. Per far fronte agli oneri dell’accoglienza dei 74 minori in comunità (familiari, educative, educative integrate) il Comune ha sostenuto una spesa complessiva di 1,5 milioni di euro, di cui 155mila per i 7 nuovi ingressi.
Infine, la durata dell’affidamento è sulla base di una valutazione del tempo necessario a raggiungere gli obiettivi del progetto. L’affidamento consensuale ha durata non superiore ai due anni, l’eventuale proroga può essere disposta dal Tribunale nel caso in cui la sospensione rechi pregiudizio al minore. Nel caso di affidamento giudiziale la legge non stabilisce un limite; il termine di 24 mesi rappresenta comunque il momento della verifica dei risultati per la conferma o la modifica del progetto. I Servizi sono tenuti ad aggiornare periodicamente il Tribunale che, sulla base della documentazione e di eventuali audizioni, può confermare l’affidamento o disporne la cessazione, spesso mantenendo in capo ai Servizi un compito di monitoraggio.
Nella replica, la consigliera Rossini ha precisato che l’obiettivo dell’interrogazione era fare il punto della situazione nell’ultimo anno, “e non mi sembra che i dati si discostino molto da quelli forniti allora”. Ricordando la recente approvazione della legge sugli affidi che privilegia gli affidi familiari e, quando non sia possibile, chiede di specificare le ragioni, Rossini ha apprezzato che nella risposta siano stati chiariti i motivi degli affidi in essere presso strutture. Infine, ha sottolineato che, “nonostante le accuse di strumentalizzazioni”, i fatti di Bibbiano e Forteto hanno portato a una riflessione e a questa nuova legge sugli affidi.