L’umanità ha un talento speciale per risollevarsi: le grandi tragedie del passato sono seguite da rinascite, ripartenze, ricostruzioni. Federico Rampini le ripercorre nel suo “I cantieri della storia” (Mondadori): un libro di storia ma non di evasione, per superare il presente con una lezione positiva; il giornalista lo presenta lunedì 23 novembre alle 21 in uno streaming interattivo sulla pagina facebook “BPER Banca Forum Monzani” e sulla home page del sito www.forumguidomonzani.it.

Rampini racconta storie di tragedie collettive, sconfitte, decadenze, seguite da «miracoli». Successi costruiti partendo dalle macerie, quando tutto sembrava perduto, e invece stava per sorgere una nuova luce all’orizzonte. I cantieri dove si sono raccolte le energie e le idee, per costruire un futuro migliore. Il crollo dell’Impero romano, l’America dello schiavismo e della guerra civile, la Grande Depressione, il Piano Marshall, il riscatto della Cina dopo i due abissi della Rivoluzione culturale (seconda metà degli anni Sessanta) e il massacro di Piazza Tienanmen nel 1989: è la reazione collettiva alla sciagura a stabilire se una comunità ne esce fiaccata oppure purificata e rinvigorita.

Da Maranello al mondo in una figurina: il percorso imprenditoriale di Giuseppe Panini e della sua famiglia, una storia esemplare del “saper fare” emiliano e italiano, è raccontata da Leo Turrini nel libro “Panini. Storia di una famiglia e di tante figurine” (ed. Minerva) – foto. L’autore ne ripercorre le vicende giovedì 26 novembre alle 21 in diretta streaming con un ospite d’eccezione: Luca Cordero di Montezemolo.
La storia dei Panini non è soltanto la celebrazione dell’ingegno imprenditoriale: dietro e dentro quegli album, tra le pagine delle raccolte, si raduna un sentimento nazionalpopolare. Attraverso piccoli rettangoli di carta, la famiglia Panini contribuì a diffondere l’ottimismo nel Paese del Boom. Quattro fratelli e quattro sorelle, nati in povertà, seppero immaginare il futuro, partendo da una piccola edicola. E dalle loro intuizioni, passando da buste di semplici francobolli alle bustine di calciatori e non solo, è nato un mito globale, a partire dall’idea che nulla sia impossibile, quando la laboriosità si somma all’estro, quando la fantasia si unisce alla concretezza, quando l’immaginazione va al potere e trasforma la realtà, migliorandola. Il libro di Turrini ripercorre l’avventura meravigliosa di una dinastia che si è fatta “brand”, sempre conservando un nobile attaccamento alle radici.

La settimana di incontri con l’autore si conclude domenica 29 novembre alle 17.30 con Beppe Severgnini che dedica 50 (buoni, soprattutto) motivi per essere italiani «a tutti gli italiani nuovi, seminuovi e usati». Il suo ultimo libro “Neoitaliani” (ed. Rizzoli) è un manifesto in cui prova a spiegare chi siamo e chi dovremmo essere. “I neoitaliani siamo tutti noi, che abbiamo attraversato la stranissima primavera del 2020 e ora affrontiamo un futuro incerto – racconta il giornalista scrittore -. Dalla bufera siamo usciti diversi. Peggiori o migliori? Direi: non siamo andati indietro. A modo nostro, siamo andati avanti. Siamo stati costretti a trovare dentro di noi, nelle nostre città, nelle nostre famiglie, nelle nostre teste, nel nostro cuore, risorse che non sapevamo di possedere”. I neoitaliani, dunque, sono pronti a fare cose nuove. Non sappiamo quali e non sappiamo quante e non sappiamo quando. Sappiamo, però, che dipenderà da noi.