Se l’Ottocento è crollato dopo la prima Guerra mondiale, forse il ‘900 potrebbe essere finito con la pandemia. È una delle riflessioni che nascono spontanee dopo aver letto Paolo Di Paolo e il suo saggio “Svegliarsi negli anni Venti” (Mondadori): l’autore lo presenta venerdì 18 dicembre alle 18.30, affiancato dall’attore Lino Guanciale che dà voce ad alcuni passi del libro. Un secolo fa, con una guerra mondiale e una grande epidemia alle spalle, il mondo ruggiva festoso, ignaro delle nubi che si addensavano all’orizzonte. Gli anni Venti arrivavano carichi di promesse e di minacce. Ecco che tornano, in un paesaggio stravolto e indecifrabile. Contare il tempo è una questione tutta umana e i calendari non sono altro che lo specchio delle nostre attese, del nostro bisogno di archiviare e progettare. Ma che cos’è un passaggio d’epoca? Come si riconosce? Chi lo decreta? Fra Monaco e Copenaghen, Vienna e Pechino, Paolo Di Paolo ci conduce in una sorta di corridoio spazio-temporale tra due secoli, in compagnia di scrittori e artisti che hanno colto lo spirito e le inquietudini del tempo, gli istanti in cui si intravede la nascita del futuro o gli ultimi bagliori di un mondo che tramonta.

Viviamo tutti su un vulcano. Per il titolo del suo nuovo saggio “Sul vulcano. Come riprenderci il futuro in questa globalizzazione fragile” (Longanesi), Federico Fubini si ispira al Vesuvio, che potrebbe esplodere da un momento all’altro, ma gli abitanti della bella Ercolano preferiscono non pensarci. Il vicedirettore ad personam del Corriere della Sera propone il libro, figlio del lockdown, sabato 19 dicembre alle 18.30 dialogando con il responsabile relazioni esterne di BPER Banca Eugenio Tangerini e si chiede: come siamo potuti diventare così fragili? Credevamo di essere la generazione più fortunata della storia. Commerciare o viaggiare ovunque nel mondo sembrava un nostro diritto. Invece per la seconda volta in un decennio miliardi di donne e uomini – italiani inclusi – si trovano intrappolati in una catastrofe. Possiamo dirci che dietro c’è la «mala sorte», o seguire il filo che corre attraverso gli ultimi vent’anni. E’ evidente che non siamo capaci di immaginare gli scarti improvvisi. Oggi dovremmo chiederci se il prossimo rischio verrà da un disastro ambientale o da un attacco terroristico al cloud. Di sicuro questa globalizzazione ha bisogno di sviluppare anticorpi che ci proteggano, e può farlo, solo se accettiamo una società meno diseguale.

Maccio Capatonda, nome d’arte di Marcello Macchia, non ha mai pensato di poter scrivere un libro. “Perché”, dice, “non sono uno scrittore”. Adesso, però, si trova in libreria con “Libro”, (Mondadori): il racconto della sua vita, della sua carriera, dei suoi personaggi, che il comico ripercorre insieme a Franco Barbolini e al pubblico del Forum domenica 20 dicembre alle 18.30. “Libro” è  surreale, contorto, divertente, pieno della sua comicità; qui Capatonda racconta di quando e dove è nato il suo personaggio (nel 2004, dentro un armadio). Da quel momento, Marcello Macchia e Maccio Capatonda non si sono più separati e hanno creato insieme tantissimi sketch, che l’autore e il suo alter ego propongono ai lettori in questa autobiografia sincera ed esilarante. In più, pare che Maccio fornirà finalmente risposte alle domande che hanno perseguitato i suoi fan, ad esempio: chi è Riccardino Fuffolo? E com’è nata l’idea di Padre Maronno? E, soprattutto: che fine ha fatto Buonanima?