Ladra seriale di piantine denunciata a Quattro CastellaPer problemi di spazio all’interno della rivendita di fiori, una commerciante reggiana era solita lasciare all’esterno del negozio e comunque in area privata vasi con piante e fiori destinati alla vendita. Nei mesi scorsi però mani ignote approfittando di tale circostanza si sono impossessate delle piante e dei fiori che la commerciante lasciava all’esterno. I primi due furti uno dietro l’altro tanto che la stessa negoziante aveva optato di non mettere più fuori alla chiusura alcunché. Dopo una quindicina di giorni costretta dall’assenza di spazi, la fiorista alla chiusura riponeva fuori alcuni vasi di piante e fiori accorgendosi al mattino l’ammanco delle stesse asportategli con rigorosa puntualità da ignoti ladri che tenevano d’occhio l’attività commerciale.

Quindi la denuncia ai carabinieri della stazione di Quattro Castella che avviavano le indagini nell’ipotesi investigativa che dietro quei tre furti vi fossero le stesse mani, ovvero quelle di una 35enne reggiana che i carabinieri, grazie anche a concordanti testimonianze, sono riusciti a identificare e denunciare alla Procura reggiana con l’accusa di furto continuato. Dopo il terzo episodio, e la sistematicità dei furti, ritenendo che la sua attività fosse presa di mira, decideva di installare telecamere di video sorveglianza e comunque di non lasciare più nulla all’esterno. Nel corso delle indagini i carabinieri acquisivano importanti testimonianze secondo cui in occasione dei primi due furti era stata notata una donna che giunta nei pressi del negozio in auto si affaccendava tra la macchina e l’ingresso del negozio, in modo sospetto. Dall’auto e dalla relativa targa acquisita dai carabinieri  i militari indirizzavano le attenzioni investigative avuto riguardo a una 35enne di Quattro Castella a carico della quale venivano acquisiti incontrovertibili elementi di responsabilità in ordine al reato di furto aggravato e continuato per la cui ipotesi veniva denunciata alla Procura reggiana. La perquisizione richiesta ed ottenuta dalla Procura reggiana avuto riguardo all’abitazione dell’indagata non consentiva però il recupero della refurtiva.