Absidi del Duomo, Ghirlandina e Palazzo comunale (crediti: Fabrizio Annovi)

Dopo la presentazione dei risultati dell’indagine “Cambiare per ripartire. Modena nell’era Covid-19”, che ha riguardato l’oggi e “l’accelerazione di cambiamento” nei comportamenti individuali e collettivi determinata dalla pandemia Covid-19, ecco la nuova  ricerca quali-quantitativa “Modena 2040. Cambiare per ripartire” realizzata con il contributo della Fondazione di Modena e curata da Vittorio Martinelli-STUDIO MV di Modena.

L’indagine si è articolata in due fasi: una prima fase basata su colloqui con 12 opinion leader della città, ai quali è stato chiesto di “disegnare” la Modena del 2040 sia per quanto prevedibile ma soprattutto per quanto auspicabile, e una seconda fase svolta attraverso la somministrazione di questionari a 95 testimoni privilegiati che per la professione, il ruolo o le funzioni svolti hanno uno sguardo ampio sulla città. Da sottolineare come siano stati proprio gli spunti e le suggestioni emersi dalle interviste agli opinion leader a costituire le fondamenta dei questionari somministrati ai testimoni privilegiati ovvero donne e uomini delle imprese, del credito, delle associazioni economiche, rappresentanti delle professioni e dei sindacati, della scuola, dell’università e degli studenti, della cultura, dello sport, dell’associazionismo, della sanità, dei servizi pubblici e privati, ecc.

La ricerca si articola in due parti

  1. la prima parte riguarda ciò che Modena porta o deve portare nel 2040 (i suoi caratteri, il modo di essere, i simboli)
  2. la seconda parte riguarda il futuro, come Modena dovrebbe essere nel 2040. Qui vengono indicate le piste di cambiamento. Ci sono quelli in qualche modo scontati come l’innovazione tecnologica e l’ambiente (vedi programmazione nazionale) e altri più legati al territorio come alcuni aspetti della mobilità, la flessibilità e personalizzazione dei servizi, soprattutto le modalità di erogazione dei servizi, i cambiamenti nella sanità, regole e burocrazia che aiutino a fare più che a mantenere l’esistente, una nuova stagione di diritti.

In particolare dall’indagine emerge che:

  • Per preparare la Modena dei prossimi 20 anni “Cultura e formazione” e “ambiente” sono le principali piste da percorrere
  • Nella scelta forzata fra continuità/cambiamento, comunità/individuo, regole/libertà al fine di individuare gli aspetti su cui accelerare per il prossimo futuro l’indicazione dei testimoni privilegiati è netta: comunità (85,3%), cambiamento (70,5%), regole (63,2%).
  • Nel futuro i testimoni privilegiati decidono di portare, nell’ordine, 1) cultura e istruzione 2) comunità/fare insieme e solidarietà 3) capacità, concretezza, volontà 4) impresa e lavoro. Dalla riposta aperte emerge come a cultura ed istruzione viene chiesto un ruolo più avanzato, viene attribuita una funzione strategica oggi non ancora riconosciuta, forse compressa dalla cultura del fare.
  • Nella descrizione dei modenesi viene escluso un carattere di radicalità ed emerge un misto fra moderazione (32,6%), innovazione (31,6%) e conservazione (28,4%).
  • Nell’indicazione di chi dovrebbe essere in prima fila per guidare il cambiamento verso il 2040 quello che è chiaro è chi non dovrà farlo cioè l’economia (scelta da solo il 9,5% dei testimoni privilegiati). Per il resto le indicazioni sono abbastanza omogenee con la cultura che resta in testa: cultura (24,2%), corpi intemedi (22,1%), istituzioni (18,9%), politica (18,9%).
  • Tra i diversi capitali di cui dispone Modena su cui investire i testimoni privilegiati scelgono il capitale umano, al primo posto, e al secondo (a distanza) il capitale sociale.
  • Alla domanda “se a Modena cambieranno più volte modalità e necessità dell’abitare e della mobilità (facendo diventare la proprietà di casa e auto un elemento di rigidità) ci si sposterà sull’affitto e sul noleggio?” i testimoni privilegiati si spaccano in due gruppi. Per il 51,6% la proprietà della casa e dell’auto resteranno un elemento costante.
  • La visione di una mobilità articolata su più mezzi in relazione a necessità e possibilità trova un livello di accordo medio di 7,9 punti su 10. L’elemento che fa sorgere più dubbi è quello dei monopattini, ritenuti da alcuni un mezzo pericoloso senza futuro.
  • In tema di personalizzazione dei servizi alla persona la visione proposta dagli opinion leader si è incentra su servizi alla persona molto flessibili e adattabili alle esigenze dei singoli e delle famiglie e sposta peso su bisogni differenziati togliendolo alla struttura e alle logiche organizzative. Il grado di accordo dei testimoni privilegiati si attesta su un voto medio pari a 7,8 con oltre il 63% dei voti tra 8 e 10.
  • Nel modo di organizzare i servizi del prossimo futuro c’è un rilevante punto di cambiamento e cioè la possibilità di usufruirne in modo semplice non solo passando da quelli istituzionalizzati e preordinati (pubblici o privati che siano) ma anche utilizzando “competenze di prossimità” scelte e concordate in autonomia.
  • 8,6 la media voto che raccoglie la possibilità di un apprendimento per tutto l’arco della vita attraverso l’apertura delle scuole al pomeriggio o alla sera (quando i ragazzi non ci sono) per riportare a scuole le persone che sono estranee alle tecnologie, produrre nuova formazione, nuova cultura.
  • Tra sette “nuovi diritti” proposti quelli che raccolgono maggiore interesse sono, nell’ordine, il diritto alla formazione permanente, il diritto all’accessibilità tecnologica e il diritto alla trasparenza intesa come intellegibilità della realtà, quella pubblica, quella tecnologica, quella degli acquisti, in generale di tutto ciò che ha una ricaduta sulla società e sui singoli.

 

“Questa ricerca non ha la presunzione di fornire un progetto compiuto e tantomeno indicazioni operative immediate ma si propone di offrire un contributo di qualità ad una riflessione che crediamo debba essere fatta pubblicamente tra i diversi attori che hanno a cuore il futuro della nostra città – sottolinea Roberto Guerzoni, Presidente della Fondazione Mario Del Monte – abbiamo cercato di fornire elementi sintetici di carattere generale, quasi di identità e di caratterizzazione propri dell’insieme di Modena e dei suoi bisogni. La Fondazione Mario Del Monte mette questo lavoro a disposizione della città e da parte nostra cercheremo di contribuire alla discussione e al confronto non solo con la conferenza di presentazione ma anche con un programma di incontri e di workshop che organizzeremo nei prossimi mesi di cui daremo comunicazione.”