Ieri, giovedì 22 luglio 2021, è stato approvato il decreto-legge contente le nuove misure per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da Covid-19 e per l’esercizio in sicurezza di attività sociali ed economiche. Tra le decisioni deliberate, quella più dibattuta riguarda le modalità di utilizzo del Green Pass.

“Ancora una volta è successo ciò che temevamo: anche con il nuovo decreto, l’incombenza del controllo va a carico degli esercenti” – commenta Alberto Papotti, Segretario CNA Modena – “Una cosa inaccettabile. Non si possono stabilire regole così rigide e pretendere che i ristoratori e tutte le altre categorie chiamate in causa, tra le più colpite dalle conseguenze economiche della pandemia, siano costrette a verificare la corrispondenza e l’esattezza del Green Pass dei clienti che si presentano loro”.

In caso di violazione, infatti, può essere elevata una sanzione pecuniaria da 400 a 1000 euro sia a carico dell’esercente sia dell’utente. Qualora la violazione fosse ripetuta per tre volte in tre giorni diversi, l’esercizio potrebbe essere chiuso da 1 a 10 giorni.

“Sarebbe stato molto più utile che questi controlli fossero affidati alle autorità competenti” – continua Papotti – “Invece, in questo modo, ancora una volta si rischia di creare un vero e proprio conflitto tra i ristoratori e i propri clienti”.

Inoltre, sono ancora tanti i punti su cui fare luce: “Il decreto non interviene a chiarire un aspetto che mette in difficoltà tantissime imprese: i ritorni dalle ferie all’estero di tanti dipendenti che non si sa come debbano gestire il loro rientro al lavoro, in quale modo, con quali norme. Peraltro, il Decreto nulla dice rispetto all’obbligatorietà della vaccinazione dei dipendenti dei locali in cui è richiesto il Green Pass. Questo rende ancora più necessario e urgente trovare soluzioni di intesa con le organizzazioni dei lavoratori, così come è urgente una maggiore accelerazione della campagna vaccinale, ad esempio prevedendo ambulatori mobili per la somministrazione in luoghi come i mercati, nel modo in cui sta accadendo in altri comuni dell’Emilia-Romagna. Di certo spetta al Governo evitare incertezze sotto questo profilo. Non si può continuare a scaricare sulle imprese (che già oggi, per questioni di privacy, non possono sapere chi tra i propri dipendenti sia vaccinato e chi no), sul mondo delle professioni, sul terzo settore gli oneri dei controlli e, più in generale, dell’incertezza su questa delicata materia. Ci chiediamo allora se non sia giunto il momento di prendere in considerazione l’obbligo vaccinale, come previsto dalla Costituzione e come avvenuto in passato a fronte di emergenze sanitarie, salvo le deroghe motivate”.