Una stangata senza precedenti, quella che negli ultimi giorni sta interessando il costo del metano. Ad oggi un pieno di metano, dopo essere stato al di sotto dell’euro al litro è salito a €.1,25, €.1,45 e oltre. Aumento che avrà ripercussioni sui consumi e sul costo di altri prodotti trasportati con mezzi alimentati a metano. Dopo alcuni cali di prezzo da aprile 2020, causati inizialmente dalla pandemia mondiale, si sono verificati aumenti continui del costo della materia prima da ottobre 2020 a oggi, toccando cifre record superiori del 600%.

Tali aumenti derivano da: bassi livelli di stoccaggio nei siti europei dovuti a un inverno di lunga durata; ripresa dell’economia asiatica soprattutto cinese con grande richiesta di energia; forniture di GNL via nave dirottate verso l’Asia e in generale verso mercati disposti a pagare di più; tagli di forniture verso l’Europa dalla Russia a causa di manutenzioni programmate; ritardi nelle autorizzazioni a mettere in esercizio nuovi metanodotti di importazione; chiusura di giacimenti per motivi ambientali e costi triplicati della quotazione della C02 decise dall’ Europa.

“L’aumento del metano – spiega Franco Giberti, Presidente Faib (Federazione Autonoma Italiana Benzinai) Confesercenti Modena – è da collocarsi nell’ambito delle speculazioni internazionali e non è certo riconducibile ai gestori che anzi sono rimasti interdetti da questo repentino aumento. I gestori, come è noto, applicano i prezzi raccomandati dai fornitori e come i consumatori hanno solo da perdere dagli aumenti, essendo il loro guadagno commisurato ai litri erogati. Più salgono i prezzi, meno si vende e meno si guadagna. I gestori guadagnano mediamente 3 centesimi al litro, qualunque sia il prezzo di vendita al cliente”.

Data l’emergenza in corso, il Governo Italiano è intervenuto per ridurre gli impatti di aumenti insostenibili, ma i provvedimenti sono stati indirizzati a beneficio delle forniture di gas verso le famiglie e non verso le imprese. Quanto si sta verificando è un evento che non ha precedenti nella storia del settore.

“Occorre attivare gli organi di vigilanza – continua Giberti – per una verifica sull’andamento dei prezzi dei prodotti energetici, alla vigilia del prossimo inverno e alla luce delle dichiarazioni di diversi esperti che prevedono un ulteriore rialzo dei prezzi a partire dalla prossima primavera”.

Dagli automobilisti ai cittadini fino alle imprese, sono in tanti a risentire di questo aumento, conclude Giberti: “C’è molta preoccupazione per le ripercussioni sociali ed economiche di questi aumenti che rischiano di mettere in crisi la ripresa economica”.