Nei giorni scorsi il Consiglio dei Ministri ha approvato il Disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021 che attribuisce al governo la delega ad adottare entro 6 mesi un decreto legislativo per la revisione della disciplina in materia di trasporto pubblico non di linea, quindi taxi e ncc. Un provvedimento per certi versi non nuovo: già nel 2017 l’analoga legge aveva attribuito ai Ministeri dei Trasporti e dello Sviluppo Economico la delega per una revisione della normativa di settore ancora in divenire e che manca ancora di tre importanti decreti attuativi, sui quali era stato avviato un tavolo di confronto mai concluso.

 

In particolare, si tratta dei seguenti decreti:

  • quello relativo al registro delle imprese autorizzate dall’esercizio della professione trasporto persone, la cui assenza non consente di conoscere il mercato dell’offerta di questo servizio;
  • Il decreto sulle Piattaforme tecnologiche per identificare, distinguere e regolare l’attività di pura intermediazione rispetto a quella di esercizio del servizio di trasporto in modalità aggregata, come invece sarebbe previsto dall’attuale normativa;
  • Infine, il decreto sul foglio di servizio elettronico, strumento che avrebbe dovuto semplificare gli oneri burocratici in capo alle imprese, permettendo di certificare la netta differenza tra i servizi destinati alla clientela differenziata (ncc auto) e quelli a clientela indifferenziata (taxi).

 

In mancanza di questi atti, importantissimi per la categoria, non si capisce il senso per questa ulteriore delega.

Ben più comprensibile, invece, il rischio connesso a questa possibilità, in assenza dei tre decreti ancora sul tavolo delle trattive: che l’attività svolta dai taxi, anziché servizio pubblico essenziale, venga derubricata come mera attività di mercato, che le attuali forme giuridiche di impresa previste per lo svolgimento di questo servizio vengano bypassate dalle funzioni delle piattaforme e che le aziende artigiane, le cooperative ed in consorzi vedano azzerati gli investimenti affrontati in questi anni per garantire qualità, tecnologia e rispetto dell’ambiente nello svolgimento dei servizi di trasporto.

Per contrastare questo rischio, anche i taxi modenesi parteciperanno allo stato di agitazione di domani, mercoledì 24 novembre, con diverse modalità: alcuni osserveranno il blocco totale dalle 8 alle 22, altri si fermeranno dalle 8 alle 11 e dalle 17 alle 20 alle 22

Una scelta estrema per salvaguardare professionalità che ancora oggi stanno pagando l’assenza di provvedimenti in grado di dare una struttura chiara al mercato, oltre alle conseguenze economiche legate alla pandemia.