I dati elaborati dalla Regione su arrivi e pernottamenti nei primi 9 mesi del 2021 evidenziano per le località dell’Appennino Modenese un quadro in chiaro scuro: Pievepelago appare il Comune che sta recuperando più velocemente i livelli pre-pandemia, Sestola, Pavullo e Fiumalbo sono ancora sotto i dati dei pernottamenti nell’analogo periodo del 2019 di una forbice compresa tra il 24,5% e il 22,6% , Fanano arranca (-54% di pernottamenti e -48,2% di arrivi), mentre gli altri Comuni minori del territorio appenninico perdono nel complesso solo il 10% di turisti, ma superano del 12,5% i pernottamenti del 2019.

“Ci sono andamenti diversificati in relazione alle zone, che dovranno essere messi sotto una lente di ingrandimento – commentano Massimo Ferrari ed Elio Lipparini, rispettivamente Direttore e Presidente di Zona di Confcommercio Pavullo – per capirne le ragioni, ci sono aree che fortunatamente stanno reagendo meglio di altre, ma restiamo convinti che sia più che mai necessario un approccio di area vasta nelle strategie di promozione e commercializzazione turistica del territorio montano”.

“E’ evidente che i Comuni più virtuosi – precisano Ferrari e Lipparini – abbiano potuto giovarsi di una riscoperta delle aree montane, avvenuta nei mesi della pandemia: siamo di fronte ad una occasione storica per l’Appenino per imprimere una accelerazione nelle politiche marketing territoriale di area o aree vaste e di conseguente valorizzazione delle eccellenze sui mercati del turismo”.

“L’area del Frignano e quella del Cimone – puntualizzano Lipparini e Ferrari – hanno in sé, fuori di ogni dubbio, tutte le caratteristiche e vocazioni perchè possano sempre più affermarsi come mete turistiche nel corso dell’intero anno: perché ciò possa accadere crediamo sia necessario un approccio strategico, che non può prescindere da un’attività di analisi con cui mettere a fuoco le vocazioni naturali e quelle potenziali, i punti di forza e gli elementi di criticità dell’offerta turistica, le caratteristiche positive ed i ritardi da colmare della filiera imprenditoriale, i mercati ed i target sui cui puntare, le leve organizzative con cui vendere il prodotto turistico”.

“Serve insomma, come è emerso nel corso del nostro recente convegno a cui ha partecipato anche il Presidente Bonaccini, un approccio di area o aree vaste, con cui mettere in campo un lavoro di indagine strutturata capace di individuare la cornice dentro la quale calare un vero e proprio progetto di marketing territoriale per le due aree, fondato su prodotti ben identificati, obiettivi economici da raggiungere, con l’obiettivo di far diventare entro pochi anni il turismo un vero e proprio asset di sviluppo dei nostri territori”.

“Il recente aggiornamento normativo regionale sull’organizzazione della promozione turistica, con la conseguenza di far arrivare sul territorio risorse aggiuntive pari a poco meno di 400 mila euro – concludono i due dirigenti – deve costituire un ulteriore stimolo anche per il territorio montano per ragionare in termini di area vasta mettendo definitivamente da parte inutili e controproducenti campanili”.