Proclamata dalle Nazioni Unite nel 2003, il 6 febbraio ricorre la Giornata mondiale contro le Mutilazioni genitali femminili (Mgf), una pratica violenta ed illegale che compromette fortemente la salute psichica e fisica di chi la subisce.

Per informare e sensibilizzare sul tema, lunedì 7 febbraio, dalle ore 10 in Sala del Tricolore, il Comune di Reggio Emilia promuove l’evento “Libera dalle Mutilazioni Genitali Femminili. La rete in città”. Nel corso della mattinata, aperta dall’intervento dell’assessora alle Pari opportunità Annalisa Rabitti, interverranno la dottoressa Maria Brini in qualità di rappresentante del Tavolo interistituzionale di Contrasto alle mutilazioni genitali femminili di Reggio Emilia, la direttrice delle Attività socio-sanitarie e del Distretto sanitario Elisabetta Negri, e il presidente della Commissione per la Parità e per i Diritti delle Persone della Regione Emilia-Romagna Federico Alessandro Amico.

“Anche in questo tempo difficile e particolare – dice l’assessora Annalisa Rabitti – l’attenzione al tema delle mutilazioni genitali femminili non è sfuggito alla nostra agenda di lavoro. È importante non interrompere l’attività di sensibilizzazione, informazione e formazione rivolta all’intera popolazione. Il Comune di Reggio Emilia e i soggetti del tavolo interistituzionale continuano a dialogare con le comunità presenti in città focalizzandosi sulla rete con le istituzioni e con l’Ausl per attivare preziose azioni di prevenzione e confronto”.

L’evento prevede inoltre una performance musicale di alcuni studenti dell’Istituto Superiore di Studi Musicali di Reggio Emilia e Castelnovo ne’ Monti “Achille Peri – Claudio Merulo”. In particolare, si esibirà il Trio Euterpe, composto da Chiara Bigi, Claudia Piga e Morgana Rudan. Sarà possibile seguire l’intera mattinata in diretta sulla pagina facebook del Comune di Reggio Emilia, al link www.facebook.com/cittadireggioemilia.

 

LE MGF – L’Organizzazione mondiale della Sanità definisce le mutilazioni genitali femminili come “forme di rimozione parziale o totale dei genitali femminili esterni o altre modificazioni indotte agli organi genitali femminili, effettuate per ragioni culturali o altre ragioni non terapeutiche”. L’espressione è stata adottata nel 1990 ad Addis Abeba dai 118 delegati di 28 Paesi e varie agenzie dell’Onu.

Si stima che nel mondo siano circa 200 milioni le donne e le bambine che hanno subito e convivono con una mutilazione genitale. Entro il 2030, se non si attueranno strategie di contrasto e di educazione, si prevede che saranno 68 milioni le donne e le bambine a rischio.

Da tempo il Comune di Reggio Emilia si è impegnato su questo tema, aderendo al progetto regionale per “la prevenzione e il divieto delle pratiche di mutilazione genitale femminile” che fa riferimento alla legge del 2006, e promuovendo diverse iniziative di informazione, formazione e di sensibilizzazione per il contrasto delle Mgf.

A tale proposito ha promosso la formazione di un Tavolo interistituzionale composto da: Servizi comunali, Azienda Usl-Irccs di Reggio Emilia, Istituzione Scuole e Nidi d’infanzia, Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri di Reggio Emilia, Fondazione Mondinsieme, associazione NondaSola di Reggio Emilia, Forum Donne giuriste di Reggio Emilia, Associazione italiana Donne Medico, Associazione medici con l’Africa di Modena e Reggio Emilia, associazione Donne immigrate dell’Emilia-Romagna, Comunità egiziana di Montecchio e di Reggio Emilia, Organizzazione italo-marocchina di amicizia e cooperazione di Reggio Emilia e provincia (Oimac), Comunità nigeriana di Reggio Emilia, Unicef, Amnesty International. Ma un progetto che ha per obiettivo il contrasto e il divieto delle Mgf, non poteva essere efficace senza la sensibilizzazione delle donne e delle comunità provenienti da paesi a rischio mutilazione, per cui son state coinvolte alcune comunità locali come la comunità nigeriana e quella del Burkina Faso.

In quest’ottica di collaborazione, il 6 febbraio 2019, è stato sottoscritto il Protocollo d’intesa per il contrasto alle Mutilazioni genitali femminili, che impegna gli enti, le istituzioni e le associazioni territoriali di riferimento a condividere e rendere più efficaci le azioni per promuovere sinergie di intervento in materia di contrasto alle mutilazioni genitali femminili, ognuno con la propria competenza. Il documento mira inoltre a creare una sinergia tra i vari livelli istituzionali e i soggetti privati attivi sul territorio per una rete finalizzata al contrasto delle mutilazioni genitali femminili, prevedendo anche un piano di azione che contenga strategie e metodologie di lavoro condivise al fine di conoscere e contrastare i vari aspetti del problema. Con il Protocollo si gettano dunque le basi per un comune impegno sul piano politico/culturale attraverso interventi di sensibilizzazione e azioni di tipo operativo nelle istituzioni, nella scuola, nel lavoro e in qualsiasi ambito di socializzazione.