Coinvolto in blitz collegato con un’inchiesta che ha toccato diverse province italiane, a giungo del 2015 era stato arrestato perché colto nella flagranza di reato di detenzione di materiale pedopornografico aggravata dall’utilizzo di mezzi idonei ad impedire l’identificazione dei dati di accesso ad un rete telematica. Dopo la perquisizione era stato trasferito in carcere.

Quindi l’udienza di convalida che ha visto il GIP del tribunale di Reggio Emilia convalidare l’arresto del 50enne reggiano, rimasto ristretto in regime cautelare prima in carcere per un mese e poi agli arresti domiciliari sino al 16 dicembre del 2015. Al termine del processo nel settembre del 2018 il GIP del Tribunale di Bologna ha riconosciuto il 50enne colpevole del reato a lui contestato condannandolo a 2 anni di reclusione con l’interdizione perpetua dagli uffici di tutore e curatore e per due anni dagli uffici pubblici. La condanna, confermata nel settembre del 2020 in Appello, è divenuta esecutiva nel 2022 avendo la Corte di Cassazione dichiarato inammissibile il ricorso del condannato. L’esecutività della sentenza di condanna ha visto l’apposito ufficio della Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Bologna emettere il provvedimento di esecuzione per la carcerazione del 50enne che è stato trasmesso per l’esecuzione ai carabinieri della stazione di Campagnola Emilia, nel cui territorio il 50enne ha nel frattempo fissato la propria residenza. Ricevuto il provvedimento i carabinieri di Campagnola Emilia vi hanno dato esecuzione, rintracciando presso la sua abitazione il 50enne che previa notifica del provvedimento veniva dichiarato in arresto e ristretto presso il carcere di Reggio Emilia per l’espiazione della pena. Detratto il periodo pre-sofferto di 6 mesi e 6 giorni, il 50enne deve ancora scontare complessivi 1 anno, 5 mesi e 24 giorni di carcere.