Si è conclusa con l’ennesimo rinvio (al 29 novembre) la nuova udienza del processo a carico di Patrick Zaki: sono passati ormai trenta mesi, centoventi settimane, dall’inizio della vicenda giudiziaria che coinvolge lo studente dell’Università di Bologna. Patrick non è più in carcere, ma è ancora in attesa di giudizio e ancora non ha la possibilità di viaggiare e quindi di rientrare a Bologna per proseguire i suoi studi.

“Già troppe volte abbiamo vissuto questo momento”, ha dichiarato il Rettore, Giovanni Molari. “Ogni rinvio rinnova l’angoscia di Patrick e la nostra, e ritarda il suo ritorno fra noi. Auguriamo a Patrick di conservare la forza e la lucidità che gli ha consentito di sopportare questo quotidiano stato di incertezza. Sappia che tutta l’Alma Mater è al suo fianco nel sostenerlo, perché torni a godere dei suoi diritti di studente e sia finalmente riaccolto nella comunità universitaria che ogni giorno sente la sua mancanza”.

“Siamo profondamente amareggiati”, aggiunge Federico Condello, Delegato dell’Ateneo per le Studentesse e gli Studenti, “perché è un’ingiustizia che si reitera e perché sappiamo che Patrick è duramente provato da questa perenne dilazione. Dobbiamo essergli grati per la lezione di resistenza che costantemente ci impartisce e per i valori che non ha mai smesso di difendere e di testimoniare, e dobbiamo continuare a fargli sentire la nostra presenza e la nostra vigilanza. Lo faremo insieme alle istituzioni e alle associazioni che sono sempre state al fianco dell’Alma Mater nel nome di Patrick. E non smettiamo per un istante di credere che tornerà presto nella sua Bologna”.

In attesa della nuova udienza del processo, l’Università di Bologna ha riempito in questi giorni i corridoi e il cortile di Palazzo Poggi, sede del Rettorato, con trenta immagini di Patrick Zaki e centoventi drappi colorati.

Le immagini ricordano la presenza permanente di Patrick nei pensieri della comunità universitaria, e al tempo stesso la sua assenza dolorosa nella vita quotidiana. I drappi colorati nascono invece dalla sartoria “Gomito a gomito”, che opera nel braccio femminile della casa circondariale della Dozza di Bologna. Sono drappi formati da scampoli di mille stoffe diverse: scampoli che da soli erano destinati a sparire. Recuperati e cuciti insieme, ora formano l’ideale catena di solidarietà, di indignazione e di speranza che unisce l’Alma Mater nel nome di Patrick.