Dopo la riqualificazione dei due edifici della Polveriera di Reggio Emilia che, sul lato di via Terrachini, ospitano dal 2013 il centro socio-occupazionale e residenziale-diurno ‘La Polveriera’, verrà riqualificato e restituito alla città un altro dei sei edifici dello storico complesso ex militare ora proprietà del Comune di Reggio Emilia, ovvero quello adiacente a viale Olimpia.

E’ un nuovo passo avanti in tema di rigenerazione sociale e riqualificazione urbana, per la città e per il quartiere Mirabello, in cui il complesso storico è incastonato.

Il padiglione prescelto per il nuovo intervento ospiterà un nuovo polo di coesione e partecipazione, educazione, cultura e benessere accomunati dal tratto distintivo della Sostenibilità.

A Reggio Emilia, la città della Bicicletta – da anni al vertice della classifica nazionale di Legambiente-Ambiente Italia per la sua ciclabilità (estensione della rete di percorrenza e servizi) – il Capannone E della Polveriera destinato a riqualificazione sarà sede del Bici Lab, una Casa della bicicletta perché luogo dedicato principalmente alla bici e alle persone che amano e utilizzano questo mezzo.

Le funzioni e attività previste sono:

  • svolgere incontri, momenti di condivisione, socializzazione e gioco, seminari sulla mobilità a misura di persona e ambiente e sull’utilizzo del mezzo di trasporto meccanico più sostenibile al mondo;
  • diffondere la cultura della bici e l’educazione stradale, realizzare laboratori tematici e didattici per scolari, studenti, adulti, associazioni;
  • promuovere ed educare a stili di vita sostenibili e salutari;
  • fare attività didattica e divulgativa sulla corretta manutenzione della bicicletta, grazie alla presenza di un’officina meccanica: la sicurezza stradale è data anche dal condurre un mezzo affidabile e sicuro a sua volta;
  • offrire servizi – come assistenza meccanica agli avventori ciclisti tramite l’officina, possibilità di cura e lavaggio del mezzo, bar-ristoro, noleggio bici – a chi utilizza la bici nella vita di ogni giorno o per svago e sport;
  • ospitare il Museo della bicicletta, con un’esposizione permanente e a rotazione di modelli storici e cimeli mitici tratti dalla collezione che fu di Giannetto Cimurri, pietra miliare del ciclismo italiano.

Nelle intenzioni dell’Amministrazione, e dell’Associazione Tuttinbici-Fiab che è tra i promotori, si tratta quindi di uno spazio multidisciplinare, coerente con gli obiettivi di Mandato amministrativo, del Piano urbano della mobilità sostenibile (Pums) e del Piano di Contrasto ai cambiamenti climatici, per incrementare l’efficacia e l’efficienza del sistema di mobilità, promuovere la sostenibilità energetica e ambientale, incentivare la sicurezza stradale. La qualità delle infrastrutture e dei servizi, è il caso del Bici Lab, deve essere elemento base per una mobilità sostenibile che garantisca la vivibilità degli spazi urbani.

HANNO DETTO – “Questa azione è bivalente: da una parte la riqualificazione urbana, dall’altra un ulteriore e importante sviluppo della cultura della bicicletta”, ha detto il sindaco Luca Vecchi presentando il progetto ai media.

E’ un investimento innovativo e stimolante sulla cultura della bici – ha spiegato il sindaco – che nella nostra città ha radici profonde anche nella quotidianità delle persone e che con il Bici Lab potrà crescere e maturare ulteriormente sotto diversi aspetti, da quello tecnico e della conoscenza, a quello educativo, partecipativo e storico, divenendo anche sede dell’esposizione permanente delle biciclette e dei cimeli della prestigiosa Collezione di Giannetto Cimurri.

D’altra parte, si tratta di un nuovo intervento di riqualificazione urbana in un quartiere e in un’area di significativo rilievo storico e sociale quale è la Polveriera, che si affianca sia agli interventi realizzati nello stesso comparto una decina di anni fa, sia a quelli compiuti o in corso in altre aree produttive dismesse, ad esempio le Reggiane. Il Bici Lab – ha concluso il sindaco – ha ottenuto il finanziamento del Pnrr e, svolti gli adempimenti necessari, prevediamo l’avvio del cantiere entro l’autunno. Fra i numerosi progetti finanziati a Reggio Emilia dal Pnrr, questo è uno dei primi che verrà realizzato”.

Pensiamo al Bici Lab come a un ‘Urban Center’ della bicicletta – ha spiegato l’assessora alle Politiche per la Sostenibilità, Carlotta Bonvicini – ovvero un luogo simbolico che faccia sintesi, divenendo punto di riferimento di funzioni, luogo di storia, approfondimento culturale e progettualità nuove sulla bicicletta e la sostenibilità. Il Bici Lab rientra fra le azioni di mandato amministrativo per la mobilità sostenibile che abbiamo identificato e attuiamo con il marchio ‘Velopoli’, incluse le azioni di recupero e cura delle ciclabili e lo sviluppo di nuovi percorsi. Questo progetto è previsto inoltre dal nuovo Bici Plan di Reggio Emilia, giunto alla fase conclusiva di redazione.

Il Bici Lab è un progetto importante, inserito in uno spazio particolarmente affascinante, che prevede un investimento significativo e che ha riscontrato una valutazione favorevole nell’ambito del Pnrr – ha concluso l’assessora – La bicicletta a Reggio Emilia è storia sociale, sportiva, di costume, che coincide spesso con la storia e l’attualità della città stessa. Siamo certi perciò che Reggio, con le sue vivaci realtà legate al mondo della bicicletta, saprà farne l’uso migliore”.

All’incontro con i media – a cui erano presenti rappresentanti di Tuttinbici Fiab; Giorgio Cimurri e Giuliana Bonvicini Cimurri – sono intervenuti anche la dirigente del servizio Cura della città del Comune, Ursula Montanari e l’architetto Marzia Zamboni, progettista del Bici Lab, che ha illustrato le caratteristiche del nuovo intervento.

 

PROGETTO VINCITOREL’Amministrazione comunale ha indetto un Concorso di progettazione in due gradi, formula che non solo garantisce la raccolta di idee progettuali originali ed aggiornate, ma che consente l’affidamento innanzitutto del primo livello progettuale di fattibilità tecnica ed economica e di proseguire affidando al vincitore anche i successivi livelli progettuali definitivo ed esecutivo.

Il bando è stato pubblicato a fine aprile 2022, nel maggio successivo i 24 partecipanti hanno lavorato alle idee progettuali per la partecipazione al primo grado concorsuale. Quattro proposte hanno avuto accesso al secondo grado concorsuale e tra queste finaliste è stato selezionato il progetto che verrà realizzato.

La Commissione tecnica giudicatrice era composta da: Paolo Gandolfi, dirigente dell’Area Sviluppo territoriale e della Struttura di policy Mobilità sostenibile del Comune di Reggio Emilia (presidente) e dai commissari Chiara Vignola, direttore del Museo dei Campionissimi di Novi Ligure (Alessandria), Paolo Pinzuti di Bikeitalia e Bikenomist srl, Ursula Montanari, dirigente Servizio Cura della città del Comune di Reggio Emilia, Lorenzo Fabian, professore associato al Dipartimento di Culture del progetto dell’Università Iuav di Venezia.

Il progetto scelto dalla Commissione tecnica giudicatrice è quello del Raggruppamento temporaneo di professionisti costituito da Marzia Zamboni Architettura insieme con Domenica Rocca di Eligostudio, il Team Progetti Stp snc/ingegner Luca Speroncini e architetto Stefano Valentino Cavallari.

 

FINANZIAMENTO E TEMPI DI REALIZZAZIONE – Formalizzato il progetto esecutivo, si potrà procedere alla assegnazione dei lavori. L’importo di progetto è stimato complessivamente in 1,3 milioni di euro. L’importo dei lavori è di 900.000 euro finanziato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

Trattandosi di un progetto ammesso al contributo del Pnrr – Missione 5-Rigenerazione urbana, il contratto per l’esecuzione dei lavori dovrà essere stipulato entro il 30 settembre 2023 e i lavori conclusi entro marzo 2026.

Approvato il progetto esecutivo e bandita la gara di appalto, l’avvio dei lavori è prevedibile dopo la prossima estate; la durata del cantiere è stimata in un anno.

 

LUOGO – Il Bici Lab sorgerà in un punto ritenuto ideale, viste la posizione strategica del Capannone rispetto al Centro storico della città, la vocazione sociale dei luoghi limitrofi e la vicinanza con aree a destinazione sportiva e scolastica.

Il comparto ex Polveriera è delimitato a nord da viale Olimpia e a sud da via Terrachini; consiste di cinque edifici, due dei quali già recuperati e riqualificati (i due attestati all’estremo sud dell’area, su via Terracchini) mediante un project financing a partire dal 2013 con l’affidatario che ha portato in pochi anni alla rigenerazione degli spazi e all’insediamento di una pluralità di funzioni caratterizzate da una forte componente sociale e del Terzo settore, quali assistenza alle persone con disabilità, servizi sanitari e socio-assistenziali, animazione culturale. Il Bici Lab si inserisce in questo contesto, ma al capo opposto dell’area, nel manufatto in fregio a viale Olimpia.

 

DIMENSIONI E PREGIO STORICO-ARCHITETTONICO – L’area di sedime del Capannone Bici Lab è di 50,20 metri di lunghezza per 16,20 metri di larghezza.

La superficie complessiva è di oltre 800 metri quadrati.

L’altezza interna varia dai 4 metri (in gronda laterale) agli 8 metri nella parte centrale più alta (in colmo); la luce interna è di 15,20 metri.

E’ evidente il valore storico-testimoniale del manufatto, rappresentativo dell’archeologia industriale novecentesca, caratterizzato da una spazialità semplice e razionale, che si offre al suo interno come sorprendente spazio nudo, decisamente contemporaneo e pronto a una nuova formalizzazione e ad essere ri-abitato.

L’edificio – soggetto a Vincolo di tutela in base al Codice dei Beni culturali e del Paesaggio, un tempo ricovero per cavalli prima e per veicoli militari poi – è nel complesso ben conservato ed è caratterizzato da una sequenza di 11 capriate in legno, pregevoli, e da una serie ‘catene’ o ‘tiranti’ in ferro di rilievo storico-architettonico, che saranno conservate.

L’approccio di restauro e riconversione dell’edificio è stato oggetto di concerto preliminare con la Soprintendenza, per poter giungere ad una rifunzionalizzazione del manufatto nel pieno rispetto della tutela e valorizzazione del bene storico.

PROGETTO – Il progetto di riqualificazione considera e tutela sia il portato storico-culturale e valoriale, che si concretizza in un edificio essenziale, da conservare, che manca però di dotazioni impiantistiche da realizzare, sia un quadro che impone requisiti di sicurezza, comfort ambientale, efficienza energetica e funzionalità. Da un lato dunque la conservazione del bene e dall’altro l’innovazione dell’allestimento che sarà sostenibile sul piano energetico e ambientale, multifunzionale, flessibile, dinamico e adattabile a esigenze e attività diverse. Consolidamento strutturale del contenitore, dotazioni impiantistiche sostenibili e architettura-allestimento sono i temi di intervento del progetto.

Interno. Flessibilità e adattabilità sono i temi dominanti della progettazione dell’interno.

Su un lungo binario, che attraversa tutta la navata al centro del fabbricato ed esce dalle due testate a nord e a sud dell’edificio, si impostano e movimentano – come una quinta tematica, un filo conduttore che delinea lo spazio e ‘cita’ costantemente il tema della bicicletta – 12 teche espositive a due piani per esporre 24 biciclette della collezione Cimurri. La flessibilità dell’impianto consentirà a questa quinta di ‘decomporsi’, cioè di movimentare in modo più destrutturato le teche, nel caso in cui sia necessario, ad esempio, per lasciare libero campo ad altre funzioni (convegni, corsi tecnici, laboratori) e, perché no, per invadere l’area esterna in occasione di eventi.

Il Museo sarà quindi simile a una macchina scenica, che consente di mantenere sempre presente l’esposizione (il leit-motiv) nelle diverse declinazioni ottenute variandone la posizione, consentendo molta facilità d’uso e flessibilità nell’ottica di mettere fisicamente e simbolicamente la bici al centro dell’esperienza dell’utente.

L’estensione del binario, elemento lineare metallico in esterno diventa pretesto per una occupazione del suolo che è una invasione leggera sulle due piazzette esterne e limitrofe al capannone, diventando l’elemento simbolico di connessione interno-esterno, il tracciato per portare fuori allestimenti, manufatti, arredi, sedute e le teche stesse delle bici.

Il binario sfrutta l’asse della navata che funge da corridoio-galleria di collegamento, su cui si attestano gli altri ambiti necessariamente più circoscritti perché dedicati ad aule, laboratori, depositi, vani tecnici, officina e servizi: quattro aree modulabili concepite come recinti si impostano a scacchiera sulla matrice delle campate, occupandone 3 a nord e 3 a sud, lasciando libera da partizioni un’area pari a 345 metri quadrati, corrispondente alle 5 campate centrali: questo è l’Open space centrale. Quando le teche museali traslano nelle due testate, si libera l’area per l’assetto utile alle conferenze e agli eventi (variabile da 220 a 240 posti), permanendo sempre il dialogo con allestimento espositivo, che occupa dimensioni variabili/adattabili all’occorrenza.

Le aule sono collocate a nord, con accesso autonomo, fronte strada, e sono modulabili a loro volta in diverse dimensioni e capienze: da 23 metri quadrati per 10-12 posti a 128 metri quadrati per 80 posti.

A sud si attesta il blocco del bar che oltre a relazionarsi con gli spazi interni, si affaccia sia sulla corte condivisa con il vicino capannone D, sia sul lato di parco attrezzato.

Nel lato sud-est si ricavano i moduli dei servizi, deposito e vano tecnico, in adiacenza all’officina, che viene messa in relazione con l’esterno, dove sono previsti tre moduli pensati come contenitori non riscaldati e in parte solo porticati per attività ad esempio di noleggio o parcheggio bici.

 

Esterno. Il progetto consente di dare inizio alla progressiva riorganizzazione di una porzione degli spazi esterni attualmente adibiti esclusivamente a parcheggio scambiatore. Una parte degli stalli di sosta rimarrà a servizio della struttura, mentre la zona ovest prospiciente l’edificio sarà destinata esclusivamente all’uso pedonale e ciclabile. Questo schema delle aree esterne porterà in futuro alla realizzazione di una piazza lineare che si ricongiungerà alla piazza Oscar Romero già realizzata fra i due capannoni recuperati sul lato di via Terrachini.

L’allestimento dell’area esterna al capannone del Bici Lab, che sarà predisposta in una fase successiva al completamento dei lavori nell’edificio, potrebbe fra l’altro prevedere percorsi semplici di educazione stradale anche per bimbi piccolissimi.

 

Il progetto prevede in particolare:

  • l’esterno come amplificazione dell’interno: il binario che esce dalle due testate su cui possono scorrere i moduli/teche è l’emblema di questa connessione; l’apertura delle due grandi arcate ora in muratura rafforza la permeabilità tra interno ed esterno; discorso analogo vale per le vetrate, rese fruibili come collegamenti effettivi;
  • valorizzazione delle connessioni fisiche e percettive rispetto alla linea dorsale urbana costituita dall’infilata degli edifici della Polveriera, con creazione di una pista ciclabile nettamente marcata che affianca una infrastruttura lineare verde, che si innesca in un sistema di parchi e viali limitrofi;
  • creazione di uno landscape, un paesaggio urbano attrezzato: un dispositivo filiforme metallico (telai filiformi) che delimita stanze virtuali a cielo aperto a supporto di un sistema di ombreggianti (reti e teli di differente densità) che riducono l’albedo. E’ una sorta di tappeto adiacente al capannone che si declina in usi differenti, dotato di sedute e verde, rastrelliere per bici. In particolare viene marcato il confine netto della pista ciclabile che rinforza la dorsale di collegamento tra viale Olimpia e via Terrachini, attraverso un sistema lineare di manufatti dissuasori da un lato e sedute dall’altro, creando un paesaggio più protetto e dedicato, già filtrato dal parallelo filare alberato;
  • sperimentazione di strategie di resilienza di fronte ai cambiamenti climatici, ad esempio con l’adozione di misure per ridurre l’albedo e l’isola di calore, migliorando così il microclima urbano.

 

L’area esterna viene dunque caratterizzata da tre azioni semplici ma forti:

  • il disegno cromatico del terreno/superficie (inerti di colore differente e/o gomme colorate);
  • un dispositivo filiforme metallico leggero ed aereo, che delimita stanze virtuali a cielo aperto a supporto di un sistema di ombreggianti (reti e teli di differente densità) che non interferiscono con gli usi, ma risolvono il problema dell’albedo;
  • il sistema del verde sia come filare che valorizza la direttrice urbanistica del sistema Polveriera, sia di matrice puntuale allestitiva con piante in vaso e arredi che si inseriscono nelle stanze all’aperto.

 

Il Programma di riqualificazione urbana (Pru) della Polveriera prevede – con altri progetti – anche il recupero e la rifunzionalizzazione degli altri due Capannoni più vicini a quello destinato al Bici Lab: uno, con un intervento di project financing, è destinato a ospitare la scuola Iess; l’altro, con risorse regionali, è destinato a ospitare il nuovo Centro per l’impiego. In questo modo si raggiungerà la completa riqualificazione dell’intero comparto di proprietà comunale.

 

CENNI STORICI – Nel 1887 il Comune di Reggio Emilia cede al Regio Demanio i diritti relativi ad una serie di immobili fra i quali la Piazza d’Armi del Mirabello.
Tra il 1888 e il 1892, dopo la realizzazione del primo degli edifici dedicati a deposito militare, avviene il trasferimento della Polveriera del Regio Esercito al Mirabello.

L’uso di Piazza d’Armi e della Polveriera perdura fino agli anni Quaranta del Novecento.
Sembra ragionevole ipotizzarne la costruzione degli edifici ausiliari a quello della Polveriera, fra i quali quello interessato dalla prossima riqualificazione, tra il 1936 e il 1940. Nelle planimetrie del Piano regolatore Artoni, datate 1936, infatti i fabbricati sono assenti, così come nei rilievi aerofotografici di metà degli anni Trenta.

Nel 1934, all’interno di una operazione di permuta che interessa le aree attigue al cimitero suburbano di Reggio Emilia, il Comune rinuncia al diritto su un’area della piazza trasferendone la piena proprietà al Demanio dello Stato. I fabbricati risultano invece presenti nelle planimetrie del Piano regolatore Artoni approvato nel 1940 e nei coevi rilievi aerofotografici.

Nel corso degli anni Cinquanta, la Polveriera cessa progressivamente e completamente la sua funzione militare e nel 1955 l’Amministrazione comunale rientra in possesso dell’area.