Sono arrabbiati i pensionati dello Spi Cgil e denunciano con forza i “tagli” alle pensioni introdotti dal Governo di centrodestra con le nuove fasce di perequazione che penalizzano soprattutto le pensioni da contribuzione lavorativa, ovvero di chi ha versato 42-43 anni di contributi.

“Uno scippo ai pensionati – afferma Alfredo Sgarbi segretario Spi Cgil Modena – praticamente è stato decapitato il recupero dell’inflazione, sottratti 3,6 miliardi ai pensionati per destinarli ad altre misure nella Legge di Bilancio, le pensioni che subiscono tagli da 307 euro sino a 3.369 euro all’anno. Insomma – prosegue Sgarbi – danni permanenti che non si recupereranno mai più e peseranno negli anni”.

Altro che slogan di soddisfazione come espresso da altri sindacati sulla rivalutazione delle pensioni per 200.000 modenesi. “Questa non è altro che una decisione unilaterale del Governo che ha deciso di rivalutare al 100% del 7,3% (inflazione provvisoria) solo le pensioni più basse, cioè quelle sino a 4 volte il trattamento minimo, ovvero sino a 2.101,52 euro lordi” spiega Roberta Lorenzoni dello Spi Cgil. L’Inps ha quindi proceduto a rivalutare queste pensioni dal 1° gennaio 2023, rimandando a marzo la rivalutazione di quelle di importo superiore per le quali sono previsti invece tagli notevoli, con una riduzione della perequazione su tutte le fasce, sino ad arrivare al 32% del 7,3% per le pensioni superiori a 5.238,81 euro lordi. Insomma, tagli notevoli da 307 a 3.369 euro all’anno come dimostra la tabella in allegato con alcuni esempi calcolati su una pensione media lorda mensile per fasce.

“Inoltre, l’aumento del 7,3% non è certo un <regalo>, una <generosa elargizione> del Governo, ma il risultato dell’inflazione galoppante nel 2022 e che viene recuperata solo in parte dal 7,3%” aggiunge Lorenzoni. Un’altra precisazione riguarda anche l’anticipo del 2% di perequazione 2023 prevista dal Decreto Aiuti Bis di Draghi per i mesi di ottobre-novembre-dicembre 2022: anche qui si tratta di un anticipo non strutturale, poiché decadeva il 31.12.22.

“Insomma, non siamo per niente contenti – commenta il segretario dello Spi Cgil Sgarbi – ci stanno scippando le pensioni, ci sottraggono risorse in modo permanente che non si recupereranno più. E poi con le risorse sottratte ai pensionati non è che si sono finanziati interventi a favore degli stessi, come il Governo ha voluto far credere con l’intervento sui trattamenti minimi: queste sono infatti briciole corrisposte solo per il 2023 e il 2024. Le risorse tolte ai pensionati sono andate invece a finanziare misure come la flat tax”.

Lo Spi Cgil si batterà per tornare all’accordo con il Governo Draghi del 2021, ovvero tornare alla rivalutazione dei Governi Prodi e Amato, dopo anni di penalizzazioni, del 100% sulla pensione sino a 2.101,52 euro lordi, del 90% sulla quota di pensione compresa fra 2.101,52 e 2.626,9% e del 75% su quote di pensione superiore a 2.626,9.