Modificare il nostro sistema di sviluppo sperando non sia troppo tardi per farlo; l’impatto del cambiamento climatico e l’importanza di tutelare la nostra risorsa più importante: l’acqua. Sono soltanto alcuni degli argomenti che saranno affrontati in due incontri con esperti, dal titolo “Dialoghi sull’ambiente: cambiamenti climatici e nuovi approcci”, che avranno al centro l’ambiente e le sfide che abbiamo davanti per invertire una tendenza che sta portando al disastro.

La volontà di porre l’attenzione su queste tematiche è partita dal comune che, per metterla in pratica si è avvalsa dell’Università Verde di Reggio e della collaborazione degli Amici del Cea.

I due incontri si svolgeranno nella sede del Ceas di via Chierici 2 a Borzano, alle ore 20.30 e saranno a ingresso libero.

“Pur sapendo di essere una piccola comunità abbiamo scelto di interrogarci su tematiche che impattano sulla vita di tutti – spiega l’assessore all’Ambiente Daniele Menozzi – Assieme all’Università Verde di Reggio e agli Amici del Cea ragioneremo sulla crisi climatica partendo da due tematiche quali agricoltura resiliente e rigenerativa e sulle risorse idriche. L’intento è capire, grazie a esperti del settore, come ognuno di noi può agire un cambiamento”.

 

Il primo sarà giovedì 18 maggio, si intitolerà “Agricoltura resiliente e rigenerativa: una sfida al cambiamento climatico” e avrà come relatore il professor Giovanni Dinelli.

L’agricoltura rigenerativa non solo cura gli aspetti della fertilità del terreno, la gestione sensata dei patogeni e la corretta fruizione della biodiversità, ma si pone come obiettivo anche quello di rigenerare le conoscenze e i saperi della popolazione in generale e in particolare degli agricoltori.  È una metodologia che ripristina la salute del suolo e protegge l’acqua e la biodiversità, riducendo l’erosione dei suoli, azzera l’uso dei prodotti chimici, integrando colture, alberi e bestiame in una armoniosa gestione della nuova fattoria. L’agricoltura rigenerativa è una pratica che può aiutare a spostare l’agricoltura dall’essere un motore di degrado a un fattore risolutivo, verso il ripristino del territorio. Un territorio agricolo rigenerato, così come vuole l’Agroecologia, concorre a diminuire gli impatti dei cambiamenti climatici, diminuendo gli sbalzi termici ed assorbendo maggiori quantità di gas climalteranti.

L’agricoltura Rigenerativa concorre a tutti gli effetti a sostenere un percorso obbligato verso città resilienti, capaci di limitare il consumo di suolo nelle aree periurbane. Quando parliamo di agricoltura rigenerativa ci riferiamo ad una serie di tecniche di coltivazione che permettono di beneficiare delle proprietà della terra, senza doverla sfruttare o impoverire.

Si tratta di un approccio olistico e integrato che applica simultaneamente concetti e principi ecologici (AGRO-ECOLOGIA) e sociali alla progettazione e alla gestione dell’agricoltura sostenibile e dei sistemi alimentari. Cerca di ottimizzare le interazioni tra le piante, gli animali, gli esseri umani e l’ambiente, affrontando anche la necessità di sistemi alimentari socialmente equi all’interno dei quali le persone possano esercitare la scelta su ciò che mangiano e su come e dove viene coltivato un determinato prodotto agricolo.

 

Il secondo incontro sarà mercoledì 31 maggio e avrà come titolo “Cambiamenti climatici e risorsa acqua”. Il relatore sarà il dottor Vittorio Marletto.

La scienza del clima ci mostra da tempo che l’Italia, inserita nel contesto di un hot spot climatico come il Mediterraneo, risente più di altre zone del mondo dei recenti cambiamenti climatici di origine antropica e dei loro effetti, non solo sul territorio e gli ecosistemi, ma anche sull’uomo e sulla società, relativamente al suo benessere, alla sua sicurezza, alla sua salute e alle sue attività produttive.

Il riscaldamento eccessivo, le fortissime perturbazioni al ciclo dell’acqua e altri fenomeni meteo-climatici impattano su territori fragili e creano danni a vari livelli, influenzando fortemente e negativamente anche le attività economiche e la vita sociale. Stime assodate mostrano come nel futuro l’avanzare del cambiamento climatico ridurrà in modo sensibile lo sviluppo economico e causerà danni rilevanti a città, imprese, produzioni agricole, infrastrutture.

Per un grado di riscaldamento globale in più rispetto al presente, ad esempio, si avranno mediamente su scala globale un aumento del 100% della frequenza di ondate di calore e tra il 30 e il 40% di aumento della frequenza di inondazioni e siccità, con una conseguente diminuzione del benessere e del prodotto interno lordo. Nel Mediterraneo e in Italia, poi, la situazione potrebbe essere anche più critica, in quanto, ad esempio, si hanno già chiare evidenze di aumenti di ondate di calore e siccità, di ritiro dei ghiacciai alpini, di aumento delle ondate di calore marine e, in parte, di aumento degli eventi estremi di precipitazione.