Come annunciato nelle scorse settimane, l’Assessore alle Politiche per la salute della Regione Emilia-Romagna, Raffaele Donini, è intervenuto nella seduta di ieri, 7 giugno, della Conferenza territoriale sociale e sanitaria della Provincia di Modena, per confrontarsi coi Sindaci del territorio sul piano di riorganizzazione del sistema di emergenza-urgenza avviato a livello regionale, anche in risposta al contesto di forte criticità, estesa su tutto il territorio nazionale, provocato dalla carenza di personale.

In apertura il presidente della Ctss Gian Carlo Muzzarelli ha evidenziato il quadro di difficoltà in cui versa il sistema sanitario nazionale. “La presenza dell’Assessore ci consente di esprimere la nostra preoccupazione rispetto all’operato del governo sul riconoscimento dei costi covid ed energetici – ha osservato -; abbiamo bisogno di rispondere alla crisi, di ribadire che il sistema non può basarsi sull’eroismo dei medici, anche a fronte di situazioni di aggressività e violenza in aumento, e la Ctss rinnova oggi il ringraziamento a tutti gli operatori sanitari modenesi. Ma occorre affrontare il problema del disinvestimento sulla sanità pubblica a vantaggio di quella privata. Cogliamo dunque l’occasione della presenza dell’Assessore per chiedere conferma, al pari dell’impegno sulla riorganizzazione dell’Emergenza-urgenza, dell’impegno sull’intero piano investimenti e sui finanziamenti promessi per rafforzare il sistema sanitario modenese”.

Dopo la conferma, da parte della Regione, dei fondi promessi e dell’impegno a livello nazionale “perché si continui a garantire un sistema sanitario pubblico universalistico che non è più al centro dell’agenda del paese”, l’Assessore Donini, insieme al direttore generale dell’assessorato Luca Baldino e ai dirigenti Fabia Franchi e Antonio Pastori, ha illustrato il piano sull’Emergenza-urgenza. A partire dai dati. Mancano in tutta Italia circa 4.000 medici specialisti in emergenza-urgenza, su un organico di oltre 11mila: a fronte dei circa 5.600 pensionamenti previsti vi è infatti una stima di nuovi specialisti di circa 1.500 unità. Riorganizzare il sistema è dunque l’unica strada per garantire ai cittadini l’assistenza nel minor tempo possibile e nella migliore struttura, e allo stesso tempo occorre garantire ai professionisti che lavorano in questi contesti condizioni di lavoro sostenibili. Per questo motivo è stato avviato un confronto con gli stessi medici di emergenza-urgenza e con la medicina generale – come testimonia l’accordo firmato ieri – al fine di costruire un sistema sempre più integrato e in grado di offrire ai cittadini le risposte più adeguate, anche con soluzioni innovative.

Donini ha presentato ai sindaci della Ctss i dettagli di una riorganizzazione che punta alla razionalizzazione degli accessi al Pronto soccorso: nel 2022, infatti, su 1 milione e 747.269 accessi nei Ps della Regione, due terzi riguardavano codici bianchi o verdi che solo in 1 caso su 20 hanno comportato il ricovero. Inoltre, nel 76% dei casi l’accesso non è stato mediato dalla chiamata al 118, vi è infatti la tendenza a recarsi autonomamente in Ps e non sempre in quello più appropriato per il tipo di bisogno. Se si aggiunge che l’80% degli accessi ha riguardato le 18-20 strutture ospedaliere più grandi – ha osservato Donini riferendosi ai cosiddetti Dea (Dipartimenti di emergenza-urgenza e accettazione) – ecco allora che si dovrà intervenire sia sulle modalità di accesso, differenziando tra le emergenze tempo-dipendenti e le urgenze rappresentate dai casi di minore gravità, sia su una riorganizzazione delle strutture di assistenza sul territorio. “L’accordo siglato ieri con la Federazione dei Medici di Medicina Generale – ha precisato Donini – è il primo passo per mettere a terra la riforma, poiché gran parte di quelle richieste potrebbero essere prese in carico sul territorio”. Non solo dai MMG negli ambulatori già esistenti ma dai medici di continuità assistenziale, dotati di adeguate tecnologia e con una specifica formazione, come previsto nell’accordo.

Il nuovo modello, messo a punto dal Coordinamento regionale per l’emergenza-urgenza ospedaliera e territoriale, prevede di ridurre la pressione sui Pronto soccorso incentivando i cittadini che presentano urgenze a bassa complessità (codici bianchi e verdi) – attraverso un primo contatto telefonico qualificato con gli operatori della sanità – verso i nuovi Cau, Centri di Assistenza e Urgenza che saranno distribuiti sul territorio, in prossimità dei Dea ma anche nelle Case della Comunità e strutture che già oggi svolgono un primo intervento a carico delle Cure primarie. In alternativa, i cittadini riceveranno aiuto direttamente al proprio domicilio dalle équipe medico-infermieristiche.

Sul solco della riforma regionale, l’Azienda USL di Modena ha avviato un percorso di analisi e riorganizzazione dei propri servizi, potenziando in primo luogo la possibilità di accesso telefonico alla Continuità assistenziale attiva tutte le notti e dalle 8 alle 20 nei giorni prefestivi e festivi: sarà infatti istituito a partire da luglio un nuovo numero unico provinciale per una prima risposta al cittadino da parte della Guardia Medica che, valutando il paziente, potrà anche indirizzarlo verso una visita ambulatoriale o domiciliare. Si tratta di un primo passo verso il lancio del numero unico per i servizi di urgenza (116117) che si affiancherà ai percorsi di emergenza attivabili col numero 118. Su quest’ultimo, si sta lavorando a una campagna di comunicazione per ridurre le autopresentazioni in Ps, soprattutto in presenza di segnali di patologie tempo-dipendenti, in linea con l’obiettivo regionale di arrivare a mediare la quasi totalità degli accessi tramite il 118 e consentire così una presa in carico precoce e la corretta distribuzione dei pazienti.

Nel dibattito successivo gli interventi di Sindaci, Rappresentanti sindacali e dei cittadini e Ordini professionali hanno evidenziato le difficoltà esistenti nei singoli territori rispetto alla sanità pubblica, sia in ordine all’emergenza-urgenza che ad altri contesti quali, ad esempio, l’accesso alle prestazioni di specialistica o le carenze di personale nei servizi sanitari. Si è ribadita da più parti la necessità di dare tempo e risorse alla realizzazione della riforma, anche per individuare le indispensabili forze professionali per realizzarla, e i luoghi più confacenti alle esigenze dei diversi territori. Allo stesso modo occorre accompagnare i cittadini in percorsi efficaci di prevenzione e nella comprensione delle caratteristiche del futuro sistema dell’emergenza e dell’urgenza, per orientarli verso un accesso sempre più appropriato al loro bisogno di salute.

Con la conclusione della seduta si avvia dunque, da parte delle Aziende sanitarie, la revisione a livello provinciale del sistema dell’Emergenza-urgenza, che sarà oggetto di ulteriori incontri di Ctss, mentre nelle prossime settimane si darà corso alla nuova organizzazione della Continuità assistenziale già presentata ai Sindaci: “Oggi abbiamo preso atto del percorso di confronto e gli obiettivi regionali per la riorganizzazione dell’Emergenza-urgenza e non esprimiamo pareri fino a quando in Ctss sarà verificato il piano operativo provinciale che assicuri servizi su tutto il territorio provinciale idonei a garantire qualità e velocità” ha dichiarato Gian Carlo Muzzarelli. È stato infine votato all’unanimità l’ordine del giorno proposto dal Presidente che impegna la Ctss, congiuntamente alla Regione, sul riassetto e rilancio della sanità pubblica, potenziando gli interventi di prevenzione, della ricerca in stretto rapporto con l’Università, la rete ospedaliera provinciale, la rete socio-sanitaria provinciale, ed infine la rete tecnologica provinciale.