professor Stefano Luminari

Passa per la terapia genica con le CAR – T, che istruiscono i linfociti T e altre cellule del sistema immunitario ad attaccare in maniera mirata le cellule tumorali, il possibile ampliamento delle opzioni di cura per i pazienti con linfomi maligni, nello specifico il linfoma a grandi cellule B recidivante refrattario, quello follicolare recidivante e refrattario e a cellule mantellari. Grazie a questa innovativa terapia, pazienti ritenuti incurabili perché refrattari ai farmaci convenzionali potrebbero ritrovare la speranza e sconfiggere la loro malattia.

La comunità scientifica ne ha discusso di recente in tre momenti chiave: la conferenza biennale sui linfomi maligni a Lugano, il Congresso annuale dell’Associazione europea di Ematologia e il Meeting annuale della Società Americana di Oncologia Clinica di Chicago, con studi che hanno supportato l’utilizzo di questa terapia, approvata in Italia per il linfoma a cellule B refrattario e recidivante in terza linea, come seconda linea di terapia.

Oltre allo studio di fase II Alycante, che ha valutato l’uso di Axicabtagene ciloleucel in 62 pazienti con linfoma a grandi cellule B recidivante e refrattario dopo una precedente linea di terapia che non erano in grado di sottoporsi a chemio ad alte dosi e a trapianto autologo di cellule staminali, gli occhi sono stati puntati sullo studio multicentrico globale di fase III Zuma-7, che valuta la sicurezza e l’efficacia di Axicabtagene ciloleucel rispetto all’attuale standard di cura per la terapia di seconda linea in pazienti adulti con linfoma a grandi cellule B recidivante o refrattario entro 12 mesi dalla terapia di prima linea. I dati, pubblicati sul New England Journal of Medicine, indicano una sopravvivenza complessiva più lunga a un follow-up di 47,2 mesi rispetto allo standard di cura come trattamento iniziale. Axicabtagene ciloleucel è il primo trattamento in quasi 30 anni a dimostrare un significativo miglioramento della sopravvivenza.

“I risultati – rileva il professor Stefano Luminari, ematologo in forza al Core dell’Ausl IRCCS di Reggio Emilia – hanno mostrato alti tassi di risposta e una remissione duratura in questo tipo di pazienti difficili da trattare. A Reggio Emilia è stato recentemente approvato l’utilizzo della terapia con CAR – T nell’ambito di uno studio clinico che si propone di confrontare la terapia CAR – T con il trattamento standard, basato sull’uso di immunochemioterapia, per i pazienti con linfoma follicolare in recidiva. Si tratta di uno studio condotto a livello internazionale che vede il coinvolgimento di 8 centri ematologici in Italia, tra cui l’Ematologia di Reggio Emilia. L’attivazione di questo progetto nella nostra azienda rappresenta un importante riconoscimento della professionalità e delle capacita organizzative e fornisce ai nostri pazienti l’accesso ai trattamenti più innovativi e promettenti oggi disponibili”.